Un progetto che nasce per il mercato internazionale - come spiega Francesco Renga in conferenza al Mandela Forum di Firenze - e solo dopo lanciato anche per l'Italia. In "OrchestraeVoce" Francesco non canta con un'orchestra, ma usa la sua voce come un'orchestra. "I brani - racconta Renga - sono parte della mia vita, della mia crescita e corrispondono a momenti particolari che ritrovo nell'insegnamento musicale degli anni dal '65 al '75 e che a 42 anni con due figli e tanta strada fatta, mi trovo a riscoprire, a rivivere con la sola forza della voce, la forma espressiva migliore" Tra i momenti vissuti dal cantautore ci sono immagini dell'infanzia; lui seduto sul sedile posteriore di una Lancia Fulvia verde bottiglia, da un mangianastri la voce di Del Monaco, ma anche Francesco ragazzo che si finge malato per saltare la scuola ed a casa ascoltare sua madre tra Aznavour e Patty Pravo, fino a "Pugni chiusi" dove la voce si mette al servizio della grande musica con Demetrio Stratos nume tutelare. Una vita di cambiamenti: "Chi mi ha visto con i capelli lunghi girare con un furgone assieme ad altri ragazzi - spiega Francesco - a ritrovarmi adesso potrebbe avere un sussulto, in realtà si tratta di una evoluzione, di un processo non cercato, quasi subito.
Non rinnego nulla del passato - sottolinea - ed oggi, uomo, resta in me lo spirito, quella parte oscura di me, ribelle istintiva spontanea che accompagna chi, come me, non ha mai cercato di essere chi non è realmente. Mi capita di rivedermi a volte su You Tube - racconta - nei vecchi filmati con i Timoria e mi faccio sorridere, mi viene la pelle d'oca a pensarci ora" Tornando al Tour fortemente voluto da Renga e proposto con 'incoscienza' al produttore Celso Valli (Universal Music): "Il progetto è coraggioso - ancora Renga - ma la forza è nella scrittura di queste canzoni, che io credo siano nate prima della strumentazione, conservano una primitività musicale che permette di reinterpretarle, di ascoltarle nella loro purezza senza perdere nulla di ciò che è stato, anzi ritrovandone le radici sociali e culturali in cui sono nate ed hanno preso forma" Un Renga sorridente anche quando parla della sua famiglia, dei problemi comuni vissuti con la consapevolezza di una coppia che non vuol mostrare la serenità artificiale del "Mulino Bianco", ma che affronta le problematiche quotidiane con il bagaglio della propria esperienza maturata in un mondo patinato, quello dello spettacolo, ma costruita a prescindere dal successo ed anzi affrontata con molta naturalezza: "A domanda rispondo, non ce la faccio proprio a trattenermi o mascherarmi". L'Orchestra, la Ensemble Symphony Orchestra (nata dall'Orchestra sinfonica di Massa Carrara), è composta da 40 elementi, giovani pronti a mettersi in gioco; "Cercavo proprio questo - spiega l'artista - volevo un gruppo che si presentasse come una band itinerante, con semplicità ma anche grande professionalità.
Poi gli ho vestiti bene...tton - dice sorridendo - e vi assicuro che l'effetto scenico è molto accattivante" Non manca un riferimento all'attuale momento attraversato dalla discografia italiana stretta tra i Reality Show ed un Sanremo all'insegna del Talent TV: "Il messaggio - commenta Renga - che rischia di passare è sbagliato, si tratta di televisione prima che di musica, sono programmi, serate, non è una scuola, non si arriva ad assomigliare ai grandi della musica passando da quella porta.
Si arriva prima, certo - evidenzia - però si tratta di un successo stagionale che può abbandonarti e lasciarti solo in una strada che hai conosciuto per metà, la metà più facile, forse, che può lasciarti spiazzato" "Nel mio futuro c'è ancora la voglia di sperimentare e buttarmi in progetti nuovi senza paura - conclude - soprattutto ho voglia di dedicare maggiore tempo al seguito, a tutto ciò che viene dopo l'incisione, lo sviluppo del progetto, seguire quei passaggi che fino ad ora mi sono forse mancati e che invece vorrei vivere pienamente...
magari finirò a fare il contadino (ride, ndr) mi piacerebbe" Una serata in Teatro, a Firenze, per una riscoperta musicale coraggiosa da parte di una voce straordinaria nel panorama cantautorale italiano, in vista di un nuovo album di inediti che dovrebbe uscire entro il 2010. "Pugni chiusi, non ho più speranza, in me c'è la notte più nera..." scriveva Ricky Gianko ed era il 1967, erano gli anni di un grande cambiamento, una fucina di esperienze, la ricerca di una libertà che Francesco Renga porta nuovamente su un palco, come un quadro d'autore senza cornice, in un periodo storico in cui guardare al passato potrebbe aiutare a capire meglio il futuro. di Antonio Lenoci in foto, tratta dal Sito ufficiale dell'artista, Francesco Renga