“La soppressione degli Ato confermata dalla conversione in legge del DL enti locali impone una rivisitazione delle modalità di gestione della risorse idrica. L’acqua è bene collettivo destinato ad assumere un'importanza sempre più rilevante nei rapporti territoriali, ed è ormai una risorsa strategica vitale, che non possiamo permetterci di affidare alle distorsioni del mercato. I Comuni, in particolare quelli montani ove sono in gran parte localizzate le risorse idriche, costituiscono il punto di riferimento fondamentale per gli interessi legittimi delle popolazioni amministrate e detengono pertanto responsabilità e competenze primarie, non delegabili, in materia di utilizzo e gestione di queste risorse.
Dobbiamo tutelare il diritto dei Comuni a partecipare alla definizione delle regole per gli affidamenti gestionali e per l’individuazione dei meccanismi di controllo, della domanda di servizio, per la determinazione dei livelli di imposizione tariffaria e delle modalità di produzione del servizio idrico integrato nonché gli aspetti relativi al controllo operativo e tecnico sull’erogazione del servizio. Le funzioni che fino a questo momento erano gestite dalle autorità di ambito territoriale devono adesso essere attribuite al soggetto istituzionale associativo esponenziale dei Comuni montani così come sorto dal processo di riordino regionale delle Comunità Montane, al fine di rispettare i principi di adeguatezza, differenziazione e sussidiarietà”. Così il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi commenta uno degli aspetti principali del testo dl enti locali, che riguarda la soppressione delle autorità d'ambito territoriale, convertito oggi in via definitiva in legge. E Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, si associa alle dichiarazioni di Borghi, ricordando che la gerstione delle risorse idriche deve essere allineata alle esigenze delle popolazioni, anche le più deboli, e non può essere delegata all’imprenditoria privata.