"Ci auguriamo che ci sia una revisione della norma che possa fare sì che anche i bambini delle scuole materne possano usufruire di quel diritto allo studio garantito dalla normativa nazionale e internazionale, come la ‘Convenzione di New York sui diritti del fanciullo’ del 1989". E’ quanto ha dichiarato l’assessore all’educazione in una comunicazione, questo pomeriggio in Consiglio comunale sulla pronuncia della Corte di Cassazione di giovedì scorso secondo la quale gli immigrati irregolari, con figli minori che studiano in Italia, non possono chiedere di restare nel nostro Paese sostenendo che la loro espulsione provocherebbe un trauma "sentimentale" e un calo nel rendimento scolastico dei bambini.
Secondo l’orientamento della suprema corte l’esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori. L’assessore all’educazione ha anche spiegato al Consiglio i perché della scelta di permettere l’iscrizione alla scuola materna anche i figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. "Il testo unico dell’immigrazione – ha ricordato l’assessore - prevede che i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.
Il diritto allo studio, quindi, viene considerato uno dei temi fondanti del nostro contesto sociale, una questione dalla quale non si può prescindere". "A Firenze, come in altre città italiane – ha sottolineato - questa norma è stata interpretata in modo estensivo, cioè si considera scuola dell'obbligo anche la materna. Diritto allo studio, quindi, per tutti i bambini. Si tratta di una scelta equilibrata e di buon senso. Non possiamo poi dimenticare che molte delle persone entrate in Italia in modi diversi e che non dovrebbero essere qui, hanno fatto un passo verso una vita regolare.
E che tra questi cittadini ce ne sono alcuni che ormai da anni hanno fatto domanda per mettersi in regola ma che ad oggi non hanno ancora avuto risposta. Per molto famiglie, altrimenti, la situazione diventerebbe drammatica per avere un figlio che frequenta la scuola dell’obbligo e uno la materna". "Per questo motivo – ha concluso l’assessore all’educazione – l’esigenza di garantire la sicurezza delle frontiere non può anteporsi al diritto allo studio dei bambini. In questa direzione sarebbe utile una ulteriore riflessione normativa in modo le decisioni vengano prese non solo sulla base del buon senso, come viene fatto ora a Firenze, Milano, Roma e in altre grandi città.
Peraltro non c’è una situazione consolidata neanche dal punto di vista della giurisprudenza: la recente pronuncia della Corte di Cassazione ne smentisce una recente, del 19 gennaio scorso che aveva dato il via libera alla permanenza in Italia di un padre benché irregolare. Nella decisione dell’11 marzo scorso i giudici della Cassazione hanno preso atto del dettato della sentenza del 19 gennaio ritenendo, comunque, di non aderirvi e di non rimettere la questione alle Sezioni Unite". (fn)