Dal 2010-2011, nelle prime classi di elementari, medie e superiori, si sperimenterà il tetto del 30% di presenza di alunni stranieri. Anche a Firenze è arrivata ieri da Roma una nota per l'applicazione del tetto del 30% di presenze di alunni non italiani nelle classi prime di elementari. «Il provvedimento potrebbe avere profili di incostituzionalità». E’ quanto ha dichiarato l’assessore alla pubblica istruzione Rosa Maria Di Giorgi a proposito della misura predisposta dal Ministro Gelmini per introdurre un tetto del 30% per gli alunni immigrati.
«L’intervento del Ministro, così come sottolineato da un illustre costituzionalista come il professor Stefano Merlini – ha sottolineato l’assessore che è anche responsabile Anci Toscana per la scuola – violerebbe anzitutto gli articoli 2 e 3 della Costituzione perché è una norma discriminante. In altre parole si cerca di rispondere ad una giusta preoccupazione, che è quella di non creare ‘classi-ghetto, con una lesione del principio di eguaglianza. «Ma non basta – ha proseguito Rosa Maria Di Giorgi – la scelta del Ministro Gelmini sembra andare contro il principio dell´autonomia della scuola e della libertà d´insegnamento, garantita dall’articolo 33.
Lo Stato ha il potere di dettare norme generali sull´istruzione, ma deve rispettare l´autonomia degli istituti. Spetta a questi ultimi, quindi, stabilire in che modo realizzare le finalità educative richieste dal Ministero». «Le scuole di Firenze e della nostra regione – ha aggiunto l’assessore alla pubblica istruzione - da molti anni gestiscono con successo la presenza di bambini stranieri all’interno delle classi con competenza e attenzione da parte degli insegnanti, supportati in questo dagli enti locali che intervengono all’interno delle scuole e sulle famiglie per favorire l’integrazione linguistica».
«E su questo patrimonio di esperienze e professionalità che dobbiamo puntare – ha concluso l’assessore Di Giorgi - ed è compito di una società civile allestire tutti gli strumenti per includere piuttosto che discriminare. Ancora una volta rischiamo di far sì che l’Italia venga additata dall’Unione europea per provvedimenti che ledono i diritti della persone e il principio di eguaglianza riconosciuto da tutte le normativa europee e, in primis, dalla nostra Costituzione». «L'assessore Di Giorgi merita un’insufficienza perché non ha studiato la nota del Ministro Gelmini.
Dovrebbe leggere con più attenzione i provvedimenti e le note prima di criticarle, eviterebbe così brutte figure e risparmierebbe un sacco di tempo, perso a sollevare critiche e problemi a cui il testo del Ministero già risponde, evidenziando alcuni passaggi perfino in grassetto». Lo ha detto il consigliere Emanuele Roselli (PdL) a proposito della nota inviata dal Ministero dell'Istruzione a tutte le scuole secondo la quale dal prossimo anno scolastico scatterà il tetto del 30% per gli alunni stranieri nelle classi.
«Quanto predisposto dal governo in materia di integrazione degli studenti stranieri è dettato dal puro buon senso – ha rilevato l’esponente del centrodestra – è nell'evidenza delle cose e alla base di ogni principio pedagogico e didattico, riconoscere che l'apprendimento di una lingua straniera è favorito dalla convivenza con le persone, o i bambini, che già parlano quella lingua. Prevedere un tetto massimo del 30% di bambini che non conoscono bene l'italiano sta evidentemente in questa logica.
Ancora una volta il centrosinistra preferisce la contrapposizione ideologica al buon senso». “Sono favorevole – asserisce l’eurodeputato Claudio Morganti – al tetto massimo del 30% di alunni stranieri per classe voluto dal ministro Gelmini. È indispensabile che ci sia un tetto massimo per avere una perfetta integrazione. Non ci devono essere classi completamente composte da alunni stranieri perché altrimenti non ci sarebbe integrazione con gli alunni italiani. Sono favorevole – prosegue il segretario nazionale della Lega Nord –, ma solo se quel 30% conosce già la lingua italiana.
Senza tale conoscenza, infatti, non ci sarebbe integrazione e gli alunni stranieri si sentirebbero, perciò, come dei pesci fuor d’acqua. E gli italiani, invece, correrebbero il rischio di rimanere indietro col programma didattico. Perciò – conclude Morganti – rispolvererei anche la proposta fatta dall’onorevole Cota sul preinsegnamento della lingua italiana agli alunni stranieri prima di inserirli nelle classi, così che italiani e stranieri siano sullo stesso livello”.