Legambiente Toscana presenta i dati regionali sull’inquinamento atmosferico
"Vendesi aria pulita!"con questo slogan alcuni attivisti, alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza, dotati di mascherina e con in mano cartelloni e striscioni hanno dato vita ad un blitz antismog. L’iniziativa, organizzata da Legambiente, in occasione della giornata nazionale di Mal'Aria, si è svolta stamane inviale Giovine Italia (davanti all'Archivio di Stato di Firenze). Un'azione simbolica contro le polveri sottili e l'inquinamento atmosferico che è consistito nell'esporre una serie di barattoli di vetro in stile retrò con in vendita l'aria pulita per pochi dei primi del 1900 ed altri barattoli con dentro fumo nero a rappresentare l'aria sporca per tutti e attualmente inquinata.
“I dati del dossier mostrano un lieve miglioramento in Toscana rispetto allo scorso anno, quando, dalla stessa classifica di Legambiente diversi capoluoghi erano largamente sopra il limite consentito dalla legge sia per il PM10 che per il PM2,5 oltreche per l’Ozono troposferico (O3) e il Biossido di Azoto (NO2). In quest'ultimo Firenze vantava nel 2013 addirittura il primato nazionale. Ci viene da pensare che questo miglioramento è da attribuirsi con tutta probabilità alle particolarissime condizioni climatiche del 2014 (l’anno più caldo della storia della meteorologia, con picchi di piovosità assolutamente abnormi nei due mesi che dovrebbero invece rappresentare la quintessenza dell’inverno e dell’estate: gennaio e luglio).
Non vogliamo sminuire l’impegno degli enti locali, ma di fronte ad una situazione climatica così eccezionale, è difficile pensare a meriti particolari del sistema della PA nel porre in essere contromisure concrete contro lo smog. In ogni caso, non è certo il momento di cullarsi sugli allori e anzi dobbiamo pretendere di più. Sulle politiche di sistema contro l’inquinamento, sulla mobilità sostenibile, sugli stili di vita di tutti noi – dichiaraFausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana.
A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM10 e il PM2,5. Il particolato atmosferico è da molti anni ormai considerato tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, per via delle sue “capacità” di essere facilmente inalato dall’apparato respiratorio e per le alte concentrazioni che si registrano specialmente in ambiente urbano. Nonostante il complessivo miglioramento ed i valori sotto la norma anche il 2015 si è comunque aperto con diverse città toscane all'insegna dello smog.
Secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d'occhio” (dati disponibili e diffusi sui siti delle Arpa Regionali) tra i capoluoghi di provincia monitorati prendendo come riferimento la centralina peggiore(ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno) nessuna città toscana ha superato il bonus di 35 giorni previsto dalla legge (cit. DL 155/2010: limite giornaliero di protezione per la salute umana del PM10 di 50 µg/m3) ma restano comunque alti i livelli di PM10nell'aria.
Il quadro della situazione mostra dati preoccupanti in città come Lucca (centralina Micheletto) con 34 eArezzo (centralina Repubblica) con 31 giorni di sforamento. Appena sotto la soglia ma comunque non meno allarmanti i numeri di Prato nelle due centraline di via Roma con 30 e di via Ferrucci con 28 giorni di superamento. Miglioramenti anche per le centraline di Firenze Gramsci (19) e Ponte alle Mosse (11) che, nella classifica nazionale di Mal'Aria dello scorso anno era la località toscana che aveva registrato la quantità di giorni più alta per il superamento del limite consentito dalla legge.
Pisa Borghetto invece chiude l'anno varcando la soglia dei 18 giorni sforati. (Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpat).
Ma se guardiamo i numeri registrati sulla qualità dell'aria nelle città toscane nei primi giorni dell'anno la situazione risulta essere particolarmente critica. Prendendo come riferimento le centraline peggiori nelle aree urbane notiamo che la centralina di Lucca Micheletto ha varcato la soglia dei 10 giorni di superamento prima della fine del mese di gennaio mentre nella piana lucchese la centralina di Lucca Capannori ha sforato 14 volte. Dal sito ARPAT emerge che nei primi giorni del 2015 e precisamente aggiornati al 28 gennaio sono già numerose le giornate di superamento in quasi tutte le centraline delle città capoluogo toscane.
Nella centralina di Firenze (Gramsci) si sono già registrati 6 giorni di superamento, a Prato (via Roma) 9 giorni di sforamento e 7 nella centralina di Prato (Ferrucci), 7 a Pisa (Borghetto), 5 a Pisa (Passi), e ben 11 giorni di sforamento nella centralina di Pistoia Montale.
Per quanto riguarda i dati del particolato fine (PM2,5) a livello normativo, con l’entrata in vigore del D.Lgs. 155/2010, che recepisce la Direttiva Europea 2008/50/CE, erano stati fissati dei limiti di anno in anno sempre più stringenti, indicanti una media annuale da non superare, che poneva come valore ultimo 25 μg/m3, entrato in vigore dal 1 gennaio 2015. Per il 2013 (l’ultimo anno di cui è possibile avere dati ufficiali come media annuale) vigeva il margine di tolleranza stabilito in 26 μg/m3 come media annuale da non superare e nella nostra classifica abbiamo adottato questo valore come riferimento.
Va evidenziato come il valore limite di legge di 25 μg/mc previsto dalla normativa europea sia ampiamente superiore a quanto previsto invece dalle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità che, considerato il PM2,5 come il particolato atmosferico maggiormente rischioso per la salute dell’uomo, fissa a 10 μg/mc la media annuale da non superare. Se prendessimo il valore dell’OMS come valore di riferimento, la classifica dei capoluoghi toscani vede Prato (via Roma) con una media di 20 μg/m3 e Firenze con 19 μg/m3 .
Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni
La concentrazione nell’aria di biossido di azoto (NO2), gas particolarmente irritante per gli occhi e l'apparato respiratorio,costituisce, insieme al particolato fine e all’ozono, uno tra i maggiori problemi rilevati. Le emissioni di biossido di azoto derivanti dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico, nel corso degli ultimi anni, non hanno subito la riduzione che ha invece caratterizzato altre emissioni inquinanti.
La media dei valori medi annuali, registrati dalle centraline urbane sul territorio comunale dimostrano come ci sia stata un notevole miglioramento in positivo per Firenze che negli anni passati vantava il primato nazionale in negativo invece quest'anno scende nella classica al 14° posto con 41,8 µg/m3 (nel 2012 era al 1°nella classifica con 59,7 µg/m3 ), superando di poco il limite indicato dalla legge con un valore medio di 40 μg/m3.
Le altre città toscane, per la maggior parte, si trovano a metà classifica. (Fonte: Legambiente, rapporto Ecosistema Urbano XXI edizione 2013, Comuni, Dati 2013).
A preoccupare maggiormente nei mesi estivi, ci sono i livelli di ozono un composto la cui presenza nelle porzioni più basse (la troposfera) non è di origine naturale e risulta essere dannosa per la salute dell’uomo. I limiti previsti dalla normativa (D.Lgs. 155 del 2010) per le emissioni di ozono troposferico (O3) che consentono un massimo di 25 giorni di superamento della soglia giornaliera pari a 120 µg/m3 mediata su otto ore consecutive.
In Toscana, i limiti, sono stati superati da città come Lucca (23°nella classifica nazionale) con 50 giorni di superamento, Livorno (43°) con 35, Pisa (45°) eFirenze (46°) con rispettivamente 32 e 31 giorni di sforamento. Grosseto (49°) con 29 giorni. Migliora nella classifica, rispetto allo scorso anno, Arezzo che non supera i giorni consentiti per legge. (Fonte: Legambiente, rapporto Ecosistema Urbano, Comuni, dati 2013).
In Europa il nostro paese vanta il triste primato delle morti premature dovute ad inquinamento da ozono (“Rapporto sulla Qualità dell’aria 2014” redatto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente): circa 3.400 vittime all’anno (dato relativo al 2011), mentre per quanto riguarda le morti premature dovute alle polveri sottili (Pm2,5), nello stesso anno ci siamo attestati al secondo posto con circa 64.000 vittime, dietro solo alla Germania. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione Europea l’inquinamento atmosferico in Europa ha causato oltre 400 mila morti premature con costi ingentissimi per i vari sistemi sanitari che oscillano tra i 330 e i 940 miliardi di euro all’anno.
Ad ulteriore conferma dell’impatto sanitario arriva anche la decisione dello IARC (l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro) di inserire l’esposizione all’inquinamento dell’aria, e in particolare ad elevati livelli di particolato atmosferico, come cancerogeno di gruppo 1. “A livello europeo sarà determinante l’approvazione del pacchetto europeo sulla qualità dell’aria presentato a fine 2013, che rischiava di essere cancellato dalle priorità del parlamento, ma che, grazie anche all’azione congiunta di tante associazioni, comitati e cittadini, è tornato al centro della discussione.
Uno strumento che, seppur migliorabile in alcuni aspetti, come specificano le proposte ripo rtate nel presente dossier, porterebbe a livello europeo alla riduzione di 58mila morti premature ed a benefici economici stimabili in 40 – 140 miliardi di euro per anno”.
Ma non è il solo tipo di inquinamento che preoccupa i Paesi europei, come evidenziano le stime del recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, “Noise in Europe 2014” infatti, quasi il 20% della popolazione dell’Unione europea (oltre 125 milioni di persone) è sottoposta a livelli di inquinamento acustico considerati inaccettabili, per lo più derivanti dal traffico. L’Italia su questo fronte è ancora in grande ritardo, come dimostra anche in questo caso l’apertura di una procedura di infrazione specifica avviata nell’aprile del 2013 ed in fase di messa in mora: l’inadempienza riguarda l’incompletezza dei dati forniti sulla mappatura del territorio, dei piani di azione per la riduzione dell'inquinamento da rumore e l’inadeguatezza della comunicazione ai cittadini, previsti dalla normativa.