Ha voluto attendere la fine delle esequie delle prime 22 vittime della strage ferroviaria di Viareggio, l’associazione fiorentina Idra, per ricordare al primo ministro Silvio Berlusconi che il sistema ferroviario italiano presenta gravi falle anche e proprio nella sua “punta di diamante”, il tunnel TAV fra Bologna e Firenze. Oggi, il giorno dopo l’ennesima morte bianca di un lavoratore, questa volta in un cantiere TAV di Parma, Idra rende pubblica quella lettera. “Desideriamo farLe pervenire in via formale alcune osservazioni sul tema della sicurezza sulla rete ferroviaria nazionale - scrive il portavoce di Idra al premier in una lettera raccomandata partita l’8 luglio da Firenze per Palazzo Chigi - e una segnalazione specifica, che deriviamo dalla nostra esperienza più che decennale di cittadini impegnati nel monitoraggio del trasporto su ferro”.
Dopo aver deplorato il rimpallo di responsabilità cui si è dovuto assistere ancora una volto dopo la tragedia di Viareggio, Idra scrive: “Vorremmo qui proporLe con ogni possibile sentimento di urgenza un’ulteriore tematica che in questi giorni nessun esponente politico, nessun organo di informazione di massa, sembra avere evidenziato, suscettibile di presentare però risvolti assai drammatici in futuro. Anche l’Alta Velocità è, in una delle sue tratte più pubblicizzate come modello di progettazione e di realizzazione d’avanguardia, tutt’altro che immune dal virus dell’inaffidabilità in fatto di sicurezza”.
Nella tratta AV in galleria Bologna-Firenze, che ha dissanguato l’erario e svuotato le falde nei suoi 13 anni di gestazione (dovevano essere la metà), tuttora incompiuta, risulta essere presente infatti una gravissima lacuna progettuale. “60 km di tunnel TAV sotto l’Appennino sono stati costruiti senza una galleria parallela per il soccorso e l’evacuazione”, sottolinea Idra, “nonostante che la galleria ferroviaria che collega le due città abbia le caratteristiche di un mono-tubo, e sia dunque destinata a ospitare convogli che si incrocerebbero nel medesimo ambiente ad alte velocità e con elevata frequenza”. Il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze, che insieme a quello di Bologna non è stato coinvolto nella progettazione di quei 60 km di tunnel benché lo richiedesse una legge dello Stato, la 191 del 1974, in un Parere emesso il 23.7.’98 scrive nero su bianco - a proposito della configurazione dell'opera allora in costruzione - che "si nutrono seri dubbi sulla rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso". In caso di incidente, secondo i costruttori della linea “è previsto che l’esodo deve avvenire....
è un autosoccorso... cioè i passeggeri devono poter scendere e raggiungere i punti di uscita autonomamente”, come ha dichiarato recentemente l’ing. Alessandro Focaracci in occasione di una inchiesta televisiva sulle Ferrovie dello Stato. "Nel caso di gallerie con finestre intermedie - si legge infatti nel parere del Comando fiorentino dei Vigili del Fuoco - non è possibile avvicinare i mezzi di soccorso, inviati in appoggio al mezzo intermodale, in zone prossime all'incidente. Tali mezzi infatti potranno raggiungere il punto di innesto delle finestre con la galleria di linea, ad una distanza dal luogo dell'incidente, nella peggiore delle ipotesi, di circa 3,5 km"! “Ci sembra inderogabile e urgente – così Idra esorta il premier - che vengano assunti provvedimenti adeguati, atti a colmare i vuoti di responsabilità che abbiamo ritenuto doveroso segnalarLe.
Abbiamo appena pianto i caduti di Viareggio. Abbiamo appena iniziato a valutare gli ingenti danni economici che sono derivati, nell’ordine di decine di milioni di euro, da quella che allo stesso premier è apparsa essere – secondo quanto riporta la stampa - una falla non tollerabile nelle regole che disciplinano la movimentazione dei vagoni cisterna. Non vorremmo dover piangere, a causa di carenze nella sicurezza palesi e conclamate come quelle descritte per la tratta appenninica TAV, un numero di vittime assai superiore, e conseguenze erariali ancor più devastanti, qualora dovesse verificarsi – nelle condizioni in cui le FS annunciano di voler inaugurare il prossimo dicembre l’esercizio della tratta scavata sotto l’Appennino tosco-emiliano – un qualsiasi incidente dovuto a deragliamento, collisione o attentato.
Insistere nella rimozione istituzionale di un tale rischio di strage annunciata, che abbiamo più volte segnalato in passato alle autorità competenti, ci sembrerebbe inaccettabile. Siamo a Sua disposizione per ogni necessaria documentazione o approfondimento”.