Firenze- La rete trasfusionale toscana ha bisogno di sangue. Si registra infatti a livello regionale e più complessivamente su tutto il territorio nazionale un momento di difficoltà, dovuto ad alcuni fattori: la concentrazione delle donazioni nei giorni immediatamente successivi al terremoto d'Abruzzo, il susseguirsi di festività che hanno rallentato l'afflusso.
L'assessorato regionale per il diritto alla salute, insieme alle associazioni, invita dunque i donatori a compiere un ulteriore sforzo per colmare la carenze e consentire il reintegro delle scorte necessarie a garantire il regolare proseguimento delle forniture alle strutture sanitarie.
Proprio oggi l'assessore regionale per il diritto alla salute e le associazioni dei donatori hanno siglato un accordo regionale, le cui più importanti novità riguardano la gestione delle unit&agra ve; di raccolta, l'assicurazione per i donatori e i termini di pagamento (30 giorni) da parte delle Aziende sanitarie.
Sono inoltre adeguate le tariffe di rimborso, che subiscono complessivamente un incremento del 6.6%, comprensivo di adeguamento Istat.
Il volontariato e la Regione sono mobilitati per cercare di ricostituire le scorte e mantenere l’autosufficienza per il sangue e gli emoderivati. Mobilitato il gruppo donatori delle Pubbliche assistenze toscane. E’ il referente regionale a lanciare l’appello a tutti i volontari: «Recatevi presso i centri trasfusionali e donate per garantire il fabbisogno in Toscana».
In provincia di Firenze i centri trasfusionali si trovano praticamente presso tutti i presidi ospedalieri: Careggi, Meyer, Torregalli, Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri, Figline Valdarno. Ma le associazioni si stanno mobilitando con raccolte straordinarie. La prima sarà domani mattina presso la Croce Azzurra di Pontassieve. Il mondo del volontariato guarda anche con una certa preoccupazione il fatto che non sia stato ancora modificata la norma contenuta nel decreto ‘anti-assenteismo’ introdotto dal ministro Brunetta in base alla quale chi dona sangue in un giorno lavorativo avrà sì la giornata libera, ma in busta paga per quel giorno verrà a mancare la cosiddetta retribuzione aggiuntiva, quella legata alla contrattazione integrativa (fino al 30% del totale) che comprende anche la donazione.
Nonostante la promessa di cambiare quella specifica norma, nulla sarebbe stato ancora fatto. Il rischio è che i donatori che lavorano nel pubblico si presentino solo nei giorni festivi oppure non si presentino, con un conseguente calo della disponibilità di sangue ed emoderivati. Era dal 1990 che una legge italiana prevedeva per i donatori che lavorano, nel pubblico o nel privato, il giorno di permesso pagato al 100%; la paga piena, veniva erogata grazie al contributo dell'Inps. E che ora praticamente marca una distinzione tra impiegati nel pubblico e lavoratori privati.
Un fatto che potrebbe mettere a rischio il delicato equilibrio dell’autosufficienza delle scorte ematiche. Un equilibrio che vede da una parte l’impegno civico e la sensibilità dei volontari, dall’altra la sfida che proviene dal mondo medico e dalla crescente necessità di sangue per attività cliniche sempre più diffuse e complesse.