Il primo shop permanente a Palazzo Strozzi, un luogo che ancora mancava e che diventerà una realtà culturale dinamica e stimolante, fruibile tutto il giorno, crocevia delle tante iniziative e attività che animano costantemente il Palazzo.
Un elegante ambiente firmato dall’architetto Claudio Nardi, caratterizzato da toni di bianco e nero, tra suggestive commistioni di luci, suoni e profumi per accogliere le migliori espressioni contemporanee, dall’artigianato alla piccola serialità, l’editoria specializzata, design, accessori e gioielleria.
L’intento del direttore, Sandra Rosi, è quello di garantire la qualità e unicità degli articoli grazie a una costante ricerca e apertura alla creatività, organizzando anche periodiche selezioni di oggetti, appositamente studiati, in tema con le tante attività e collaborazioni della Fondazione.
Uno shop dedicato a un pubblico sensibile e curioso, interessato all’unicità degli articoli proposti, all’interno di una cornice che ben completa la visita del Palazzo.
Dunque la casa editrice Mandragora conferma con Agora|z a Palazzo Strozzi la volontà di crescere mantenendo i caratteri che la contraddistinguono: eleganza e accuratezza, dalla realizzazione dei volumi alla gestione dei punti vendita.
IL PROGETTO Continua la collaborazione con lo studio Nardi di Firenze inaugurata nel giugno 2008 con l’apertura del bookshop Mandragora presso il Centro Arte e Cultura dell’Opera di Santa Maria del Fiore (piazza San Giovanni 7, Firenze).
Si trovano iscritte nella storia antica e contemporanea del Palazzo le ragioni del progetto, caratterizzato da un cromatismo minimale e ricco al tempo stesso, tutto giocato sulle sfumature dei grigi e dei neri e sulle trasparenze, in contrasto con volumi di un bianco puro o di una luminosità intensa.
Le pareti perimetrali sono rivestite, a tutta altezza (350 cm) con riproduzioni delle decorazioni di facciata del Palazzo di Bianca Cappello, una rilettura appena trasfigurata delle ricche facciate dipinte della Firenze del tardo ’500.
Le pareti sono “intarsiate” invece che dalle finestre, come nell’originale, da luminose e semplicissime teche di corian bianco e vetro, che appena si protendono dal fondo decorato verso l’osservatore.
Al centro della sala un grandissimo tavolo quadrato (250x250) fa da perno spaziale ed espositivo allo spazio e su di esso si proietta, come un grande cappello, un volume di identiche dimensioni, sospeso, luminosissimo, al tempo stesso “insegna” e confine, dal centro del quale si emanano nell’ambiente luci, suoni, profumi.