Firenze– Un atlante del paesaggio con 38 schede, dalla Lunigiana alla Valdorcia passando per Garfagnana, Casentino, Valdinievole, Valdarno, Valdichiana, Versilia, Maremma, Val di Cornia, Argentario, Chianti, Crete senesi, Amiata: è questa la Toscana disegnata dal Piano paesaggistico regionale, presentato oggi a Palazzo Panciatichi in un seminario organizzato dalla commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Erasmo D’Angelis. “Un piano che esprime la migliore cultura di governo del territorio del nostro Paese, e non sono parole di rito – commenta D’Angelis (PD) – La tutela del paesaggio è la nostra priorità, e queste norme sono l’evoluzione di un quadro di riferimento che qui da noi è stato più robusto che altrove”.
Il Piano del paesaggio integra e completa il PIT (Piano di indirizzo territoriale), e sarà a breve discusso prima in commissione e quindi in Aula. Per ognuna delle 38 schede vengono delineati caratteri strutturali, valori e obiettivi di qualità paesaggistica, fino alla formulazione delle azioni prioritarie per il conseguimento degli obiettivi di qualità e all’attribuzione di ruoli a Province e Comuni. “Oggi rendiamo più efficace la nostra normativa incardinando gli strumenti urbanistici locali su posizioni più chiare e in linea con le finalità di coerenza e sostenibilità e garantendo procedimenti più snelli, aumentando gli anticorpi contro il consumo delle risorse ambientali, contenendo quelle fortissime pressioni speculative di chi guarda alla Toscana solo come a un territorio da conquistare o da lottizzare”.
“Noi non siamo signornò, né vogliamo stare fermi – spiega D’Angelis – ma una cosa chiara il Piano paesaggistico la dice: qui non c’è un metro quadrato di spazio disponibile per abusi, illegalità, edilizia selvaggia e fuori da ogni regola”. D’Angelis, che ha svolto la relazione introduttiva al seminario, ha ripercorso la storia del territorio toscano, ricordando l’evoluzione millenaria del paesaggio e la nascita delle prime regole per la conservazione e la tutela dell’ambiente, a partire dal lontano 1206 quando a Siena la Signoria impose l’obbligo di “sorveglianza, conservazione e rimboschimento” di Pian del Lago, istituendo anche gli “ufficiali di sorveglianza dei boschi”.
“Ma a differenza che nel passato – aggiunge Andrea Agresti (An-PdL), vicepresidente della commissione - è oggi che la tutela del paesaggio si impone come una necessità, perché ai giorni nostri tutto si è velocizzato e i mutamenti territoriali non sempre garantiscono la tutela del paesaggio”. “Il territorio toscano è fra i più belli d’Italia – continua Agresti - Il nostro paesaggio ha subito metamorfosi lente ma continue grazie al lavoro dell’uomo. Dobbiamo molto alle generazioni passate, che hanno saputo adattare il paesaggio alle necessità delle attività umane, senza stravolgerlo.
Viene da qui il nostro comune impegno a tutelare un patrimonio che è frutto del lavoro umano, e che ha reso la Toscana famosa in tutto il mondo”.
“Siamo davanti a un passaggio che porta a compimento il PIT (Piano di indirizzo territoriale) dandogli una valenza oltre che politico-istituzionale anche culturale – afferma Severino Saccardi (Pd), consigliere regionale membro della commissione Attività culturali e turismo, che ha introdotto e coordinato la prima parte del seminario – Il paesaggio va visto come elemento da custodire, sì, ma anche come dimensione soggetta a una metamorfosi continua, che va gestita: da questo punto di vista il Piano contribuisce a dare un quadro di riferimento che allo stesso tempo tutela e promuove lo sviluppo, la qualità della vita, il vivere civile, il senso dell’etica e dell’estetica che fa del paesaggio toscano una realtà del tutto peculiare”.
Sono stati Riccardo Baracco e Marco Gamberini, della Direzione generale Politiche territoriali e ambientali della Regione, ad illustrare nel dettaglio gli aspetti normativi e le caratteristiche delle schede dei 38 paesaggi toscani. Al seminario sono intervenuti quindi Mario Lolli Ghetti (Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana – Ministero per i Beni e le attività culturali), Felicia Bottino (Università IUAV di Benezia) e Luciano Piazza (INU Toscana). A seguire si è svolto un dibattito coordinato da Andrea Agresti e intorodotto da Massimo Morisi, Garante regionale della comunicazione nel governo del territorio.
Numerosi i presenti al seminario tra i quali anche altri consiglieri regionali, membri della commissione Territorio e ambiente. “Le odierne vicende hanno restituito grande attualità al tema della disciplina del paesaggio, un argomento spesso marginale e specialistico – ha commentato l’assessore regionale al Territorio, Riccardo Conti – Volutamente il Piano ribadisce il ruolo del paesaggio come leva essenziale per le politiche orientate alla competitività del territorio, come fattore qualificante rispetto alla capacità di attrrarre investimenti da parte di imprese portatrici di reddito, e non di rendita.
Il piano infatti non è solo uno strumento che mantiene un grande patrimonio collettivo: è anche uno strumento di semplificazione, resa possibile proprio grazie al quadro di certezze di cui oggi siamo dotati”.
(ab)