«Si calcola che nella nostra regione ci siano alcune decine di migliaia di disabili che restano tutta la vita in attesa di un lavoro». L’allarme è stato lanciato stamani dal presidente regionale Fand Virgilio Moreno Rafanelli in occasione del convegno all’Istituto degli Innocenti ‘Applicazione della legge 68/99 in Toscana: analisi e prospettive’. Un’occasione per fare il punto sull’applicazione in Toscana di una legge che ha tra i suoi obiettivi «la promozione dell'inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato».
All’incontro, oltre a Rafanelli, hanno partecipato, tra gli altri, gli assessori regionali Gianni Salvadori e Gianfranco Simoncini, il presidente Fand provinciale Antonio Quatraro e il presidente regionale Anmic Domenico Ceccotti. Il cammino per l’integrazione dei disabili in Toscana registra un graduale aumento del numero di coloro che riescono a inserirsi nel mondo del lavoro, con tutto quel che comporta in termini di formazione, adeguamento delle sedi, raccordo con il sistema dell’istruzione e dell’orientamento.
«Nel 2007 - spiega l'assessore Gianfranco Simoncini - i disabili iscritti al collocamento, in Toscana, erano complessivamente 37.418, a fronte dei 34.700 dell'anno precedente. I nuovi iscritti sono passati da 5.468 a 6.171, mentre gli avviamenti registrano un leggero calo, passando da 2.581 a 1.822. Sono numeri che vogliamo far crescere ancora, richiamando le imprese a una responsabilità sociale che ancora, troppo spesso, eludono». La Toscana è stata fra le prime regioni italiane ad applicare la legge che ha sostituito ai vecchi meccanismi la formula più flessibile del collocamento mirato.
«Molto lavoro resta però ancora da fare – sospira Rafanelli -. A volte sono le stesse pubbliche amministrazioni a non rispettare la legge 68/99. E questo è inaccettabile». Ma a preoccupare Rafanelli è anche l’attuali crisi. «Siamo preoccupati per tutti quei disabili che saranno emarginati dal lavoro», sottolinea il presidente Fand.
«La legge – aggiunge Quatraro, - parte da un principio sacrosanto, ovvero ‘l’uomo giusto al posto giusto’. Purtroppo però non è sempre facile raccordare la formazione professionale col mercato del lavoro.
Spesso alcuni datori di lavoro pongono aspettative troppo elevate per occupare un disabile. Mi viene in mente una richiesta di qualche tempo fa per impiegare un disabile come facchino. Ebbene, lo cercavano di bell’aspetto, che sapesse le lingue e che non avesse difficoltà a muoversi». «Ci sono comunque anche tanti casi positivi di aziende che impiegano i disabili anche se, spesso, questi ultimi non vengono valorizzati – conclude Quatraro -. Gli handicap più invalidanti dal punto di vista dell’occupazione sono la menomazione psichica e la grave menomazione fisica.
In Toscana, purtroppo, non in tutte le aziende si riesce ad applicare la legge».