200 lavoratori del gruppo Menarini hanno manifestato a Firenze in occasione dello sciopero di 8 ore, per il riconoscimento del premio di partecipazione non corrisposto e avere certezze sul futuro e sul piano industriale. Le organizzazioni sindacali denunciano anche la rottura delle trattative con l’azienda e un comportamento padronale che si oppone al contratto integrativo e a ogni relazione sindacale. Inoltre negli ultimi 2 anni sono state licenziate 350 persone, soprattutto informatori scientifici, la Menarini lamenta il calo del fatturato a livello nazionale, ma i sindacati contestano tale affermazione segnalando che il gruppo è in crescita.
La preoccupazione è che l’azienda non intenda investire in Italia, soprattutto nella ricerca dove è in atto una riduzione dei ricercatori, molti dei quali sono transitati a compiti di tipo amministrativo.
La Enseco srl, una società di ingegneria meccanica e di servizi tecnici per le industrie metalmeccaniche tra cui il Pignone, viene messa in liquidazione e rischia la chiusura con il consueto licenziamento dei 47 dipendenti. La Commprove Tecnologies, che opera nella telefonia mobile e produce sistemi hardware e software per la gestione delle reti, mette in mobilità 17 dei 68 dipendenti.
Si tratta, nei due casi, di lavoratori ad alta specializzazione (ingegneri e periti) che lavorano in un settore a forte componente tecnologica, ma ciò evidentemente non li mette al riparo dal rischio di perdere il posto di lavoro. Inoltre ambedue le aziende hanno sede in un territorio, quello del Comune di Scandicci, già fortemente penalizzato da precedenti crisi aziendali.
La vertenza che oppone i lavoratori della Finifast Two (15, tutte donne), azienda che gestisce la ristorazione all’interno del centro commerciale Carrefour, è tuttora aperta per il mancato riconoscimento degli accordi integrativi, nonché per l’incertezza delle prospettive e i rischi per l’occupazione.
Alla Betamotor di Rignano sull’Arno, azienda specializzata nella costruzione di moto fuoristrada, 40 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione per una settimana a gennaio e un’altra a febbraio, al di là del breve periodo, provvedimenti del genere potranno essere adottati anche nei prossimi mesi, motivo questo che desta preoccupazione se non dovesse verificarsi una ripresa del mercato.
Il rientro al lavoro dei 442 dipendenti della Pirelli di Figline Valdarno dopo il periodo di cassa integrazione lascia intatte le forti preoccupazioni dei lavoratori per le sorti dello stabilimento, nonostante le assicurazioni fornite dalla dirigenza aziendale all’Assessore regionale Simoncini.
La produzione di cordicella metallica per pneumatici è fissata per il 2009 in un quantitativo decisamente inferiore a quello – già poco elevato – del 2008, inoltre rimane sospesa la sorte dei 22 lavoratori a tempo determinato i cui contratti scadono a primavera.
Alla Rasseno di Montespertoli (località l’Anselmo), storica azienda del cotto, 40 lavoratori sono stati posti in cassa integrazione fin dal novembre scorso o lo rimarranno fino al 21 febbraio p.v., alla messa in cassa integrazione si accompagna l’incertezza sul futuro dell’azienda.