Firenze, 19 gennaio 2009- L’annata agraria 2008 in Toscana si è chiusa confermando tutte le difficoltà del settore e all’insegna di una disarmante continuità. La produzione agricola toscana, in linea con la media nazionale, dovrebbe registrare una situazione di stabilità (più 0,6 per cento in più rispetto al 2007); il valore aggiunto una lieve crescita dell’1,2 per cento; i prezzi all’origine, su base tendenziale, una diminuzione del 6,9 per cento; gli investimenti un calo tra il 2 e il 2,5 per cento; i redditi degli agricoltori una leggera ripresa del 2,1 per cento (che, tuttavia, non compensa il calo del 18,5 registrato negli ultimi otto anni), mentre i costi di produzione dovrebbero avere un’impennata, sempre tendenziale, pari al 6,9 per cento.
In ristagno anche consumi agroalimentari. Il numero degli occupati agricoli dovrebbe ulteriormente ridursi del 2,1 per cento. Le stime della Cia evidenziano, dal punto di vista produttivo, che le coltivazioni agricole dovrebbero avere una crescita pari all’1,3 per cento, con una performance dei cereali (più 12 per cento), un discreto aumento per ortaggi (più 2,8 per cento), le coltivazioni arboree, vite ed olivo, rispettivamente più 7 e più 10 per cento. Per quanto riguarda le produzioni zootecniche, fanno registrare un calo marcato (meno 2,8 per cento) i bovini Nonostante l’aumento di quota, si riducono dell’1,1 per cento le consegne di latte.
E questo si riscontra analizzando i dati di Eurostat, che, nel medio periodo (2000-2008), evidenziano che il reddito per addetto in Italia perde 18,5 punti, contro un incremento di 17,2 punti nella media Ue17 e 3,8 punti nella media Ue15.
Negli ultimi due anni, anche in Toscana il settore agroalimentare abbandona il tradizionale contributo al contenimento dell’inflazione.
I maggiori rincari si sono verificati, su base tendenziale, per gli oli di semi, più 24,1 per cento; per la pasta, più 22,1 per cento; per i cereali e farine, più 20,1 per cento; per il riso, più 11,3 per cento; per gli ortaggi e legumi freschi e conservati, più 10,3 percento.
Uno degli indicatori dello stato di salute del “made in Italy” alimentare è l’andamento delle esportazioni. Da questo punto di vista, il 2008 ha fatto emergere segnali positivi. Nei primi dieci mesi del 2008 le esportazioni hanno fatto registrare nel complesso un aumento un aumento del 4,3 per cento; le importazioni sono cresciute del 5,1 per cento.
Considerando i principali settori, le esportazioni hanno registrato gli incrementi maggiori per i prodotti petroliferi raffinati, per i prodotti dell’agricoltura (più 11,5 per cento) e per i prodotti alimentari (più 11 per cento). Sul versante delle importazioni, i due comparti dell’agroalimentare hanno fatto registrare, rispettivamente, più 7,7 e più 6,8 per cento. Soprattutto per i prodotti dell’agricoltura, il dato dell’export non deriva tanto dall’aumento delle quantità (più 2,1 per cento) quanto dal valore medio unitario (più 11,2 per cento).