Incisioni risalenti al XVI secolo che citano il Cardinale Roberto Pucci. Date che forse sono da ricondurre a eventi significativi, o che più semplicemente sono rimaste come testimonianza della visita di qualche viandante. Sono numerose le scritte e le incisioni che – come relitti minori di un passato ancora in parte da decifrare – sono riemerse dalle ultime operazioni di restauro degli affreschi di Benozzo Gozzoli in vista dell’inaugurazione del nuovo Museo, in programma a Castelfiorentino il 30 gennaio 2009.
Il committente del restauro, Fabrizio Iacopini, sta effettuando insieme al suo staff (in tutto 5 professionisti) gli ultimi ritocchi che consentiranno finalmente agli affreschi di essere ammirati nel loro integrale splendore, e non ha mancato di segnalare che molte di queste scritte sollevano diversi interrogativi da chiarire, tanto da meritare un “convegno interamente dedicato a loro”.
Se, dunque, dovremo attendere ancora per fare luce sui misteri che si celano dietro queste incisioni, l’ultimo intervento di restauro effettuato sul Tabernacolo di Madonna della Tosse e sul Tabernacolo della Visitazione ha già offerto alcune risposte importanti relative alle modalità e ai tempi di realizzazione degli affreschi (le giornate per ogni scena, a cui vanno aggiunte quelle per le finiture a secco), consentendo di ricostruire in maniera più dettagliata le tecniche pittoriche utilizzate dal celebre artista fiorentino.
“Entrambi i tabernacoli – si legge nella relazione conclusiva dello Iacopini – vennero dipinti nella piena maturità stilistica di Benozzo Gozzoli, quando il pittore poteva ormai disporre di un bagaglio di conoscenze tecniche che andavano oltre quelle acquisite e tramandate dalle botteghe di pittura fiorentina.
I risultati del restauro e le prime conclusioni delle indagini chimiche compiute consentono di affermare che la tecnica pittorica è estremamente raffinata: per ottenere particolari valenze cromatiche e lumeggiature Benozzo non esitava a mescolare la più pura tecnica ad affresco con tempere, finiture particolari e dorature”.
Interessanti – a giudizio dello Jacopini – sono anche i ritratti, ovvero personaggi realmente esistiti che spesso raffigurano i committenti (nel tabernacolo della Madonna della Tosse famoso è quello di Messer Grazia da Castelnuovo d’Elsa), ma che ne presentano anche altri non meglio identificati, probabilmente figure della nobiltà della valdelsa fiorentina.
La ricomposizione degli affreschi di Benozzo Gozzoli nel nuovo Museo è avvenuta riproducendo fedelmente la collocazione nei siti originari, da dove furono staccati in epoche diverse (nel 1965 e nel 1970) per preservarne l’integrità, in parte compromessa dalle intemperie.
Così sia il Tabernacolo di Madonna della Tosse che il Tabernacolo della Visitazione hanno trovato una sistemazione del tutto identica alla precedente, e possono essere così ammirati per la prima volta con le medesime prospettive e gli effetti illusionistici che si presentavano al viandante oltre cinque secoli fa.
“La sensazione che si prova a rivedere questi affreschi – sottolinea il Sindaco, Laura Cantini – è quella di vederli in un’ottica completamente nuova, poiché è solo grazie a questa nuova collocazione che possiamo coglierne il significato originario, ed immaginare – grazie ad esempio alla struttura trapezoidale realizzata per accogliere il tabernacolo di Madonna della Tosse – come si presentava esattamente l’affresco al visitatore che si trovava magari a scendere dall’antico borgo di Castelnuovo d’Elsa.
Il nuovo Museo che sarà inaugurato alla fine di gennaio a Castelfiorentino è appunto questo: una nuova casa in grado di valorizzare appieno gli affreschi realizzati da Benozzo Gozzoli in Valdelsa, inserendoli nel più ampio contesto dei tesori che ci ha lasciato a livello regionale e nazionale”.