Firenze– I programmi della maggior parte delle TV generaliste sono rivolti a un pubblico non più giovane e questo allontana le nuove generazioni. Anche molte web tv rischiano di nascere morte almeno dal punto di vista del mercato della pubblicità. Quanto alle infrastrutture stiamo rimanendo indietro. Occorrono interventi urgentissimi per fare l’Italia digitale, serve una rete telematica moderna che ridia efficienza al paese, una sfida epocale come nel dopoguerra la ricostruzione di ferrovie e autostrade, servono accordi per aiutare i produttori di contenuti nel passaggio alla gestione digitale dei diritti.
Con questo appello si è chiusa stamani a Firenze la tre giorni del congresso europeo Axmedis centrato sull’omonimo progetto della Commissione Europea al quale si sono coalizzati oltre 40 grandi gruppi, università e imprese, con l’obiettivo di sfruttare al meglio le potenzialità dei nuovi media per produrre e distribuire contenuti di qualità. Al di là dei problemi strettamente tecnologici, il dibattito cui hanno partecipato 300 esperti internazionali, ha preso di mira anche i problemi del sistema Italia digitale e quelli tecnologici.
A cominciare dall’offerta della tv tradizionale sempre più anchilosata e povera di contenuti e sempre più contestata. Dei problemi della Rai e delle nuove azioni ha fatto cenno, tra gli altri, lo stesso direttore di Rai Net Giampaolo Rossi, partecipando a un workshop del network internazionale Comunicare Digitale coordinato dal presidente Andrea Michelozzi. Mentre la parlamentare Pdl Deborah Bergamini ha richiamato la politica all’urgenza di un dibattito nazionale sulla banda larga e larghissima.
“Il paese perde competitività”, ha detto, “Eppure ci sono non pochi studi a dimostrare che il Pil potrebbe crescere fino a mezzo punto all’anno se fosse legato opportunamente allo sviluppo delle reti della comunicazione digitale. Serve un piano strategico di investimento nelle infrastrutture virtuali per garantire il traffico di conoscenza, informazioni e servizi, alle imprese, ma anche alla scuola, alla sanità, alla pubblica amministrazione". Lo stesso presidente di Axmedis, il professor Paolo Nesi, direttore del Disit, laboratorio del Dipartimento di Sistemi e Informatica, dell’Università di Firenze che ha ideato ed è leader del progetto, ha denunciato l’equivoco sulle web tv: “Attenti a non farle nascere morte”, ha detto, “perché possono sopravvivere solo se si basano su un modello di business e su tecnologie in grado di realizzarli in modo efficace per arrivare a garantire autonomia”.
La pubblicità ripaga solo i grandi numeri, e non tutti possono essere YouTube. Al congresso hanno partecipato la Fondazione Rinascimento Digitale, AxMediaTech, l’università della Catalogna e quelle inglesi di Leeds e di Reading, la BBC, l’Accademia di Santa Cecilia, Pisa Ricerche, Giunti Labs, Tiscali e Telecom, la Discoteca di Stato, l’INA, il CNR e numerosi altri centri di ricerca, istituzioni, imprese.