Firenze– Un solo dipendente strutturato, 20 precari, 16 milioni di euro negli ultimi quattro anni. Poche cifre per descrivere uno dei tanti paradossi dell’Università italiana. Siamo sulle colline di Firenze, via Santa Marta, facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Sistemi e Informatica. Nelle stanze del secondo piano c’è il Disit, uno dei fiori all’occhiello dell’ateneo. Il Disit (Distributed System and Internet Technology) è il laboratorio dov’è nato, tra gli altri, il progetto Axmedis, la più avanzata ricerca europea sui media del futuro, oggetto dell’omonimo congresso internazionale, che dal 17 al 19 novembre riunirà a Firenze, Villa Finaly, i maggiori esperti e operatori del settore.
Lo dirige il professor Paolo Nesi che, in quando a capo del progetto, presiede anche il congresso. Nesi è appunto il solo e unico dipendente strutturato del laboratorio. Tutti gli altri componenti della squadra sono precari. Sono una ventina, ingegneri elettronici e informatici, tecnici video e del suono, specialisti dei nuovi media, gli scienziati della civiltà digitale. “Ragazzi formidabili”, dice il professore, “E malgrado ciò nell’università non hanno spazio. Sono l’avanguardia di un settore in forte espansione, bloccati dalle dinamiche ottuse di un mondo che non li fa crescere.
Dunque, prima o poi se ne andranno all’estero anche loro”. Di avere i numeri lo hanno dimostrato sul campo, con i 16 milioni di euro che il laboratorio ha ottenuto dal 2004 per gestirli in iniziative di ricerca internazionali. Disit è inoltre capofila di Axmedis, uno dei progetti chiave ai quali l’Europa si affida per sfidare Usa e Giappone sul terreno strategico delle tecnologie dell’informazione. Il consorzio Axmedis, inizialmente di 12 membri, oggi ne conta 45, tra cui i maggiori gruppi e centri di ricerca: dalla Rai alla BBC fino alle università di Catalogna, Leeds e Reading.
Sei sono toscani: Oltre a Disit, Pisa Ricerche, Exitech e GiuntiLabs di Firenze, la livornese Rigel, l’Elsag a Grosseto. “Axmedis”, ricorda Nesi, “è un progetto molto sofisticato nato per realizzare soluzioni standard automatizzate capaci di distribuire i contenuti digitali sui più diversi media attraverso i più diversi canali. Immagini, suoni, testi interattivi che possano viaggiare indifferentemente dal cellulare al computer alla tv al web. Contenuti intelligenti da usare in ambito culturale, educazionale, ma anche nella vita di tutti i giorni”.
L’attività di Disit inizia nel ’94. Primo progetto: contare le persone in discesa o salita dai bus. Lo fecero con successo grazie a un algoritmi innovativo Da allora il gruppo ha prodotto ricerche su ricerche, anche con una quantità di applicazioni industriali: sistemi di controllo qualità della produzione, di ottimizzazione delle isole robotizzate, di ingegneria del software, soluzioni per la musica e le grandi orchestre (il leggio elettronico), dimostrando così come l'informatica poteva entrare nel teatro.
In seguito il laboratorio si è specializzato in sistemi di distribuzione e multimedia. Originando, tra l’altro, il progetto europeo Wedelmusic per la gestione degli archivi musicali, al quale hanno partecipato Teatro della Scala, Ricordi, Sugar e molte altre grandi sigle. Il modello innovativo di rappresentazione della musica sviluppato nella circostanza ha dato vita a una rete internazionale di centri di ricerca coordinata da Nesi, la Interactive Music Network, un lavoro da cui è poi nato anche il celebre standard internazionale MP3.
Questi e altri studi sono stati il punto di partenza per l’ideazione di un nuovo, grande, strategico progetto di ricerca. Axmedis, appunto. Così importante per l’Europa e per l’Italia, che la nostra università ha deciso di presidiarlo in forze. Già: un assunto e venti precari.