di Oscar Bartoli, giornalista toscano in USA
Quando uno e' in la' con gli anni e ne ha viste e vissute di tutti i colori, il cinismo raffredda le emozioni. Ma ieri sera, quando alle 23:01 CNN ha dato su un tabellone elettronico la notizia che il presidente eletto degli Stati Uniti era il senatore Barack Obama, ho sentito un groppo in gola e gli occhi mi si sono inumiditi.
E ringrazio Dio.
Quando il presidente eletto ha preso la parola a Chicago di fronte ad una moltitudine infinita di persone accorse a salutarlo, di fronte agli occhi del mondo ed ha promunciato il suo discorso di accettazione, mentre la televisione mostrava le lacrime delle tante ragazze bianche e nere, quelle del reverendo Jackson che ha combattuto una vita per affrancare il suo popolo nero, quando la folla ha sincopato il suo "Yes we can" col quale il nuovo presidente ha ricordato che nei momenti topici della sua bicentenaria esistenza l'America si e' risollevata e ce l'ha fatta tante volte, anche a chi scrive sono venute le lacrime agli occhi.
E per questo Buon Dio ti ringrazio perche' hai scalfito la mia corteccia di arida superficialita'. Una nazione di 300 milioni di abitanti, toccata da due oceani, un continente immenso che ad attraversarlo in aereo ci si impiega quasi quanto andare a Londra, una congerie di razze, culture, confessioni, incomprensioni secolari, di buonissimi e cattivissimi, ha dimostrato in poche ore che cosa significa vivere in una democrazia.Non sara' il migliore dei mondi possibili, ma, ragazzi: che soddisfazione sentirsi americani.
Forse un po' 'stupidotti', non 'articolati' e sofisticati come tanti europei snob, ma genuini e determinati nelle nostre scelte che sono poi quelle che riescono a cambiare il mondo. E quando le cose non funzionano capaci di dare una decisa sterzata al sistema per ricominciare da capo buttando al macero tutta la zavorra e il marciume accumulato. E istintivamente, mentre il presidente Obama proseguiva nel suo splendido discorso, mi sono tornate alla memoria quelle immagini del cimitero di Colleville sur Mer, in Normandia, dove sono sepolti migliaia di ragazzi americani che sono venuti ad immolarsi per la mia liberta' di italiano e quella dei miei figli.
(E parlo impugnando il mio passaporto del Bel Paese). E a quegli americani 'stupidotti' che andavano a farsi ammazzare su spiagge lontane ed a questi americani 'stupidotti' che sono riusciti ad eleggere un presidente nero va tutto il mio affetto e la mia riconoscenza. (E parlo con il mio passaporto USA).