FIRENZE, 29 settembre 08- E’ diminuito il prezzo del petrolio, ma non quello delle materie prime da costruzione. E le imprese che lavorano per committenti pubblici, ma non solo, si trovano strozzate fra i costi dei materiali lievitati, il prezzo dei lavori bloccato e spesso, l’estremo ritardo dei pagamenti. Associazione Nazionale Costruttori Edili di Firenze e Cgil, Cisl e Uil insieme lanciano un allarme: per molte imprese fiorentine si preannunciano mesi difficili. “Lo squilibrio economico determinato dalla crescita dei costi diretti e di quelli indiretti mette in gravi difficoltà le imprese del nostro territorio – sottolinea Riccardo Spagnoli, presidente di Ance Firenze –.
Oggi è economicamente meno dannoso lasciare un cantiere chiuso che lavorare. Abbiamo bisogno, quindi, di riposte in tempi brevi. Le imprese che lavorano con gli enti locali si trovano infatti, strette tra l’incudine degli accresciuti prezzi di mercato delle materie prime e il martello dei ‘prezzi chiusi’ di aggiudicazione delle gare, già penalizzanti perchè calcolati sulla base di prezzari di riferimento vecchi, quando va bene, di almeno tre anni. E come se non bastasse tutto ciò, ad aggravare ulteriormente la situazione, si aggiunge il ritardo dei pagamenti degli enti pubblici che costringono le imprese a una pericolosa sovraesposizione debitoria”.
Nell’area fiorentina, nonostante l’occupazione in edilizia abbia registrato nel 2006-2007 un incremento degli addetti rispetto al 2005/2006, si registra un calo nel medio periodo in quanto i valori occupazionali odierni sono comunque inferiori a quelli del 2004. Sarebbero già molte le imprese edili a rischio riduzione del personale a seguito delle difficili condizioni economiche determinate dall’impennata dei prezzi. Inoltre, ad oggi manca ancora l’importante strumento del prezziario regionale che dovrebbe costringere gli enti pubblici ad un aggiornamento semestrale o al massimo annuale dei prezzi di riferimento, che per alcuni enti locali sono fermi a prima del 2005.
Fillea CGIL Filca CISL e Feneal UIL esprimono in questo quadro la loro preoccupazione circa la continuità e la tenuta occupazionale del settore che si trova a dover fronteggiare un forte rincaro di materie prime importanti come energia e ferro anche per effetto di tempi di cantierizzazione che distano mediamente 2 anni dall’assegnazione delle gare. Eseguire lavori sottocosto a causa dei rincari e della crisi economica in atto può significare anche un pericoloso abbassamento degli standards di qualità del lavoro in termini di diritti e tutele, di sicurezza e contrattazione.
Questa situazione potrebbe compromettere le realtà di impresa più strutturate e favorire gli operatori che, risparmiando sui costi di manodopera e sicurezza, si collocano fuori dal sistema delle regole. Anche per questo è necessario che i Ministeri interessati avviino un confronto con le parti sociali per monitorare il fenomeno e adottino provvedimenti tecnici utili ad evitare la recessione di un settore che ha garantito negli ultimi anni occupazione e crescita economica. Auspichiamo inoltre una rapida conclusione dell’iter della Legge Regionale, che ha di recente visto l’approvazione del regolamento del quale condividiamo l’impostazione, anche sulle questioni legate al prezziario.
I cali di prezzo di alcune materie prime, come il petrolio ad esempio, avvenuti nello scorso mese di agosto, non hanno portato effetto sui materiali da costruzione che in alcuni casi hanno registrato ulteriori aumenti. Il bitume, impiegato nei rifacimenti dei manti stradali e nelle impermeabilizzazioni dei tetti e impalcati, è un esempio: oggi, in un lavoro di asfaltatura del manto stradale, l’incidenza economica del bitume ha raggiunto il 50%, addirittura il 60% se si tratta di membrane per l’impermeabilizzazione di tetti.
In un lavoro di asfaltatura, per ogni 100mila euro di importo lavori, la materia prima Bitume, necessaria per confezionare il conglomerato bituminoso, costa all’impresa anche fino a 50mila a 60 mila euro. A questo, si aggiunge inoltre, il costo dei carburanti (benzina e gasolio) – costo indiretto ma pesante per le imprese edili abituate a spostare sul territorio uomini e mezzi – e i costi energetici (gas ed elettricità). La situazione rischia di aggravarsi ancora di più nel breve periodo, sia per le imprese edili che lavorano con il pubblico che per quelle che lavorano nel settore privato.