Firenze 9 settembre 2008- Dopo un quinquennio di inarrestabile crescita, la demografia imprenditoriale femminile toscana ha fatto segnare nel corso dei primi sei mesi del 2008 un rallentamento. La crescita rallenta, tuttavia, in confronto con la diminuzione registrata nello stesso periodo dalla compagine imprenditoriale non femminile, il dato non può essere letto in maniera negativa.
A fine giugno 2008, le aziende guidate da donne iscritte ai Registri Camerali delle C.C.I.A.A. della Toscana sono 97.047 su 414.909 imprese, incidendo sul complesso del sistema imprenditoriale regione per il 23,4%, ed una crescita tendenziale del +0,1%, contro il -0,9% delle altre imprese.
Soffrono maggiormente le imprese del commercio, che hanno mostrato nel periodo preso in considerazione una inversione di tendenza, vanificando la leggera crescita osservata esattamente un anno fa.
Questo è il quadro che emerge dall'Osservatorio sull'Imprenditoria Femminile, primo semestre 2008, curato da Unioncamere Toscana, in collaborazione con Regione Toscana, su dati forniti da Infocamere relativi al Registro Imprese delle Camere di Commercio.
Nel confronto con le altre regioni benchmark la Toscana evidenzia un performance in termini di crescita imprenditoriale in linea con quella del Veneto, superiore alla Lombardia, e inferiore all'Emilia Romagna, alle Marche, e al Piemonte.
Lo sviluppo delle imprese al femminile della nostra regione è risultato inoltre in linea con quello osservato a livello nazionale (+0,1%).
Secondo le aggregazioni provinciali, solo le imprese femminili dell'interno hanno aumentato la loro consistenza (+0,5%), mentre tutte le altre, comprese anche quelle a minoranza femminile, sono diminuite (-0,3% per le femminili della costa). Aumentano in alcune province della nostra regione (Prato +3,5%, Pisa +1,3%, Livorno +0,6% e Firenze +0,3%) le imprese rosa a fronte di una situazione di stagnazione o addirittura di diminuzione rispetto alla compagine non femminile, in particolare nella provincia di Prato in cui il differenziale rispetto alle altre imprese è risultato particolarmente evidente.
Non mancano poi province caratterizzate da andamenti di segno negativo (Lucca -0,1%, Massa Carrara -0,2%, Siena -0,4%, Pistoia -0,5%), nel caso di Grosseto anche preoccupanti (-3,2%), d'altro lato risulta doveroso segnalare che quest'ultimo dato risulta particolarmente distorto, anche rispetto a quanto avviene mediamente nelle altre province, dal numero di cessazioni di ufficio effettuate dalla relativa Camera di Commercio, che ha trascinato verso il basso la dinamica territoriale sia femminile che non (-3,7% per le imprese non femminili).
Le imprese rosa rappresentano una quota più alta della media toscana (23,4%) nelle province di Grosseto (28,9%), Livorno (27,0%), Massa Carrara (25,2%) e Siena (23,9%).
La variazione più consistente dell'indice è stata osservata nella provincia di Prato (+1,3%), che, pur continuando ad essere una delle province meno femminilizzate (23,3%), è riuscita a fine giugno a sorpassare, rispetto alla graduatoria provinciale del 2003, le province di Pistoia ( 21,8%), Lucca (22,5%) e Pisa (23,0%) e Arezzo (23,1%). Firenze rimane la provincia meno femminilizzata (21,5%).
Si conferma ancora una volta come al momento dell'avvio della propria attività le imprenditrici toscane sempre più frequentemente decidono di dotare la propria impresa di una struttura più complessa e solida.
Infatti non si arresta la crescita delle imprese costituite sotto forma societaria (+0,5%, contro il -1,7% delle non femminili). Questo sviluppo delle forme societarie è esclusivamente determinato dalla forte crescita delle società di capitale (+4,2%, contro una stagnazione delle imprese non femminili +0,4%), mentre le società di persone perdono nel corso di un anno l'1,4% delle imprese. Le ditte individuali, le quali rappresentano il 59,2% del complesso al femmine regionale, sono in leggera flessione (-0,2%, contro lo -0,4% di quelle maschili), mentre le cooperative hanno accresciuto il proprio numero di imprese del +4,8%.
La dinamica per settori mette in evidenza la brusca inversione di tendenza del settore del commercio.
Si presume che la crisi dei consumi che ha caratterizzato in particolar modo i primi sei mesi del 2008 ha prodotto i suoi effetti sulla dinamica imprenditoriale del commercio. Il settore in questione ha pertanto mostrato la peggiore performance in termini assoluti (-380 imprese, -1,4%), vanificando la leggera ripresa osservata nella precedente annualità, fenomeno che non ha comunque riguardato la sola componente femminile, ma tutto il comparto (17.357, -1,1%). Nel dettaglio soffre maggiormente il commercio al dettaglio (-444 imprese -2,2%), contro un aumento del +1,0% nel commercio all'ingrosso (+61 imprese) e del +0,3% del settore delle riparazioni.
Per contro le imprese in rosa hanno toccato punte di crescita nel settore delle costruzioni, aumentate rispetto alla fine del primo semestre del 2007 del +7,4% (+267), e in quello dei servizi alle imprese, che, pur rallentando il ritmo di crescita rispetto alle predenti annualità, ha fatto segnare un +367 attività (+3,0%).
Inverte la tendenza invece lo sviluppo del settore manifatturiero, che dopo un leggero incremento osservato esattamente un anno fa, ha visto diminuire le imprese a maggioranza femminile dello 0,5%.
Più dettagliatamente nel settore manifatturiero diminuiscono per il quinto anno consecutivo le imprese del comparto della moda (-131, -1,9%), frutto di una flessione delle imprese tessili (-152, -6,5%), ininterrottamente in diminuzione dal 2005, e delle imprese della concia (-26, -1,3%), che dopo un biennio di crescita tornano a diminuire, mentre controbilancia la crescita delle imprese del settore delle confezioni (+71, +2,5%). Prosegue, sempre nel manifatturiero, ormai senza soste dal 2004, la crescita nel settore alimentare (+3,3% +52).
In crescita le imprese femminili nel settore degli alberghi e della ristorazione (+87, +1,1%), mentre non si arresta l'emorragia imprenditoriale nel settore dell'agricoltura (-189 imprese, cioè -1,3%), dinamica che non coinvolge la sola compagne femminili (per le non femminili -923, -2,0%). L'andamento su base annua osservato alla fine del primo semestre del 2008 delle persone iscritte al Registro Imprese si allinea a quello delle imprese registrate. Si assiste quindi ad una generalizzata diminuzione del numero di imprenditori sia femmine che maschi (rispettivamente -0,8% -1.550, -1,3% -6.781).
In riguardo al ruolo imprenditoriale l'unica carica, femminile e non, che ha mostrato una dinamica di segno positivo è stata quella di Amministratrice (+0,6% contro un -0,2% dei colleghi maschi).
Diminuiscono invece le consistenze delle altre tipologie di cariche. In particolare diminuiscono sensibilmente le Socie (-3,0%), dato questo che se confrontato con il trend positivo del numero di imprese costituite sotto forma societaria osservato in precedenza, lascia pensare, da una parte, ad una rimodulazione della formula imprenditoriale di società al femminile già esistenti, attraverso cioè una trasformazione della veste giuridica imprenditoriale (in considerazione anche della forte crescita delle società di capitale contro una diminuzione delle società di persone) accompagnata da una revisione delle rispettive compagini societarie, e dall'altra, a nuove costituzioni societarie caratterizzate da un contenuto numero di imprenditrici.
Crescono le imprenditrici straniere: +8,3% quelle comunitarie, soprattutto provenienti dalla Romania (+26,0%, +208), le extra-comuntarie, grazie alle presenze cinesi (+13,1%, +378), marocchine (+17,3%, +48), e albanesi (+16,2%, +47),.
Continuano invece a diminuire le imprenditrici italiane (-1,2%, -2.189) con una flessione più marcata per le toscane (-1,4%, -1.978) rispetto alle connazionali non residenti nella nostra regione (-0,6%, -211).