Firenze- L'indagine ipotizza la frode commerciale del prestigioso Brunello di Montalcino: è condotta dalla procura di Siena e riguarda la violazione del disciplinare. Tredici aziende sotto inchiesta, sequestro delle pregiate bottiglie dell'annata 2003 e, in almeno un caso, anche dei vitigni.
IL presidente della commissione regionale Agricoltura rileva che, pur prefigurandosi l’accadimento di una cosa vietata dal disciplinare del vino Brunello, occorre comunque non confondere questa vicenda con quella che riguarda la purtroppo non insolita adulterazione dei vini.
Il presidente della commissione ricorda che il disciplinare del Brunello non contempla che nel processo di vinificazione si possano aggiungere altri tipi di vitigno, cosa che invece sarebbe accaduta nella vinificazione svolta da alcune cantine, forse per leggerezza o forse, sempre secondo il presidente, perché i produttori sono stati spinti da richieste di qualche mercato particolare. Ma al contempo il presidente della commissione Agricoltura fa notare pure che se alcuni produttori, nell’intento di soddisfare i gusti dei consumatori, probabilmente non hanno rispettato le norme creando un prodotto diverso da quello previsto, hanno comunque creato un prodotto sempre fatto di uva e tutto ciò è ben diverso da quanto hanno fatto, ad esempio, le venti aziende indagate dalla Procura a livello nazionale, che avrebbero prodotto il vino con il solo 20 per cento di uva e con una serie di prodotti chimici alcuni dei quali addirittura cancerogeni.
Il presidente della commissione si dice preoccupato per il fatto che la lettura esterna di eventi così differenti fra loro possa portare a confondere le cose ed a far pensare che comunque e ovunque si commettano frodi. Nel caso del Brunello, infatti, se quanto denunciato corrisponderà al vero, si potrà dire che non si sono seguite le procedure del disciplinare, ma non che si è adulterato il vino, che è stato prodotto ugualmente di alta qualità. L’auspicio del presidente della commissione Agricoltura, poiché in Toscana vengono prodotti vini di grande qualità conosciuti in tutto il mondo, è che in ogni produzione si rispettino le norme ed i disciplinari che vincolano le produzioni stesse.
Per quanto riguarda il caso specifico, invece, il presidente chiede che vengano verificate tutte le modalità di produzione e ha assicurato che da parte della sua commissione verrà posta alla vicenda la massima attenzione.
Fare chiarezza al più presto per evitare danni d’immagine al territorio. L’indagine della magistratura senese sul Brunello di Montalcino che vede coinvolte alcune aziende agricole rischia di avere ricadute ben più ampie che non soltanto sul vino. Ad iniziare dagli agriturismi senesi.
Questa la preoccupazione di Enrica Bartolini, presidente di Agriturist Siena. «Le strutture agrituristiche – commenta – sono la vetrina del territorio, quindi sono le prime a risentire degli effetti negativi dovuti a perdite di credibilità». Certo è ancora presto, ma proprio per questo «occorre fare chiarezza – continua la presidente - e farla in fretta per non danneggiare chi lavora seriamente e onestamente. È giusto che chi lavora in maniera seria e attenta non subisca effetti». Quello che più teme la presidente Enrica Bartolini è che si generalizzi visto il peso che un vino come il Brunello di Montalcino ha e che quindi l’effetto mediatico possa essere amplificato.
«Fare di tutte le erbe un fascio – spiega – rovina l’immagine di chi la terra la conosce, di chi suda nei campi e lavora in maniera seria. Quello che dobbiamo evitare è dire che se una ha sbagliato allora hanno sbagliato tutte». «La provincia di Siena – dice – presa ad esempio per qualità dei prodotti, per salvaguardia del territorio non può permettersi di veder intaccare la propria immagine da una banale generalizzazione». «Abbiamo fiducia nella magistratura senese – conclude Enrica Bartolini – e nel lavoro d’indagine svolto dalla Guardia di Finanza a cui chiediamo di fare la massima chiarezza e di avere il massimo della trasparenza».