Commedia divertente di Hermann Broch, con tratti da vaudeville, La spregiudicata storia del barone Laborde è stata scritta nel 1934, rappresentata per la prima volta nel 1981, ma sembra a tutti gli effetti perfettamente calata nella nostra quotidianità.
Vi si racconta la carriera di un affascinante imbroglione, millantatore e mitomane, che facendo leva sul proprio fascino personale e sull'abilità nel raccontare bugie, riesce a muoversi abilmente tra i membri del jet-set industriale.
Contemporaneo di Arthur Schnitzler, come lui viennese e come lui di origine ebraica, Broch fuggì negli Stati Uniti per sottrarsi alle persecuzioni antisemite.
Per Ronconi, il suo testo rappresenta «lo specchio rovesciato di Professor Bernhardi.
Broch scatta la fotografia di un secolo in crisi, in cui la morale si è definitivamente sfaldata». Il tema della “bolla” speculativa, di un'economia intesa come esclusiva ricerca dell'utile personale, spesso a discapito del benessere sociale, rimanda alla riflessione che Giorgio Ruffolo proponeva con Lo specchio del diavolo. Il tratto saliente del testo di Broch è, spiega ancora Ronconi, «la leggerezza, che fa pensare al cinema di Ernst Lubitsch e delle sue commedie brillanti e intelligentemente divertenti».