Firenze, 19 Marzo 2008- I risultati della ricerca biotecnologica possono dare origine a brevetti trasferibili all'industria e quindi a prodotti d'impatto sulla salute dell'uomo. Di questo si parlerà domani giovedì 20 marzo nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio nel corso del convegno, organizzato dall'assessorato alle politiche sociosanitarie, dalla Società della Salute e dall'Università di Firenze, dal titolo "Dalla morte della cellula alla vita dell'uomo". Obiettivo dell'incontro mettere in luce il valore della ricerca di base non solo come incremento di conoscenze ma anche come impatto sociale per la salute dell'uomo.
E quindi anche per far comprendere ai singoli cittadini e agli enti o altre realtà economiche l'importanza di finanziare la ricerca non soltanto per i benefici per la salute ma anche per le ricadute in termini di nuovi prodotti da immettere sul mercato. Ma il convegno si rivolge anche agli studenti delle scuole superiori e quelli dell'Università perché intuiscano come il fascino della ricerca scientifica possa validamente integrarsi con il suo impatto economico e sociale. Dopo l'intervento di apertura affidato all'assessore alle politiche sociosanitarie del Comune di Firenze, sarà la volta di Gianfranco Gensini pro-rettore per i rapporti con il Sistema Sanitario dell'Università di Firenze, di Germano Carganico direttore Generale della Toscana Life Sciences Foundation.
L'intervento principale del convegno sarà quello di Sergio Capaccioli professore del dipartimento di patologia e oncologia sperimentali dell'Università di Firenze e di due dei suoi collaboratori (Martino Donnini e Laura Papucci) che illustreranno gli esiti delle loro ultime ricerche. Seguirà l'intervento del Giuseppe Carella, docente di Oftalmologia nell'Ospedale/Università San Raffaele di Milano, e del professor Lucio Luzzatto, oncologo di fama internazionale e Direttore Scientifico dell'Istituto Toscano Tumori.
Craig Venter, il celebre biologo statunitense noto per aver annunciato nel 2000 il completamento del sequenziamento del genoma umano, sarà a Siena giovedì 27 marzo, alle ore 12, per tenere un seminario dal titolo “Genomic Research from Human to the Environment”, presso la sede di Novartis Vaccines.
L’incontro, che si terrà in lingua inglese, sarà aperto al pubblico. La collaborazione tra il Centro di Ricerche di Siena e il padre dell'analisi del genoma umano è nota da tempo. Circa dieci anni or sono, infatti, Venter aiutò Rino Rappuoli ed i suoi ricercatori a decifrare il codice genetico del meningococco B, consentendo così di mappare i geni del batterio. Tra questi, sono state poi selezionate le basi utili per sviluppare, testare e cominciare la produzione del primo vaccino contro la meningite di tipo B, che renderà possibile prevenire efficacemente una malattia partendo da una ricerca in cui è stato decisivo lo studio dell'informazione genetica.
"E' stata la prima volta nella storia dei vaccini - dice Rino Rappuoli, responsabile globale della ricerca vaccini di Novartis - nella quale non si è partiti dall'analisi del microrganismo, ma dalle informazioni contenute in un computer". Da quella prima collaborazione è nato un approccio completamente nuovo, noto come "reverse vaccinology", o vaccinazione a ritroso, una tecnica innovativa per lo sviluppo di nuovi vaccini tramite il sequenziamento del genoma dei patogeni, messa a punto da Rappuoli verso la fine degli anni ’90: “L’approccio basato sul genoma, iniziato con la collaborazione con Craig Venter, ha permesso lo sviluppo di vaccini impossibili da sviluppare con le tecnologie precedenti ed è diventato oggi lo standard di riferimento dello sviluppo di vaccini.
Un altro importante vantaggio di questa tecnologia riguarda la velocità di esecuzione: ci può volere quasi un decennio per individuare gli antigeni appropriati per un vaccino utilizzando la metodologia tradizionale; con la reverse vaccinology si impiega all’incirca un terzo del tempo per passare dalla fase di sequenziamento del genoma all’isolamento di una manciata di antigeni validi. Per non parlare del fatto che i risultati ottenuti sono di gran lunga migliori – la reverse vaccinology produce più antigeni validi per lo sviluppo del vaccino di quelli prodotti utilizzando la metodologia tradizionale”.
Conclude Rappuoli: “Adesso il vaccino contro la meningite di tipo B, originato dalla collaborazione con Craig Venter, è in fase 2; siamo fiduciosi che la sperimentazione clinica possa concludersi nei prossimi due anni, dopodiché occorrerà un altro anno per la registrazione.
Nel 2011 il vaccino potrebbe dunque essere disponibile, fornendo così un’arma importante contro questa malattia, potenzialmente devastante, che costituisce un problema costante per la sanità pubblica dei Paesi sviluppati, sia per la severità che essa può assumere (in Italia la letalità è del 14%) sia per l’impatto emotivo che essa ha sulla popolazione”.