Ieri pomeriggio per la rassegna promossa dalla Biblioteca “Indro Montanelli”, presentazione al pubblico del testo vincitore del premio letterario “Firenze per le culture di pace” 2007, trofeo dedicato alla memoria di Tiziano Terzani. L’opera narra le vicissitudini di un sopravvissuto alle orrende stragi cambogiane compiute dal regime dei khmer rossi, un genocidio di proporzioni mostruose. La stesura di queste pagine, dure ed efficaci nel loro linguaggio portato all’essenziale, nasce dall’incontro di Bovannrith Tho Nguon, lo scampato al massacro e adesso medico a Biella, con lo scrittore Diego Siracusa.
Quest’ultimo, proprio grazie ad un’operazione quasi terapeutica, è riuscito a far riaffiorare i ricordi traumatici di Bovannrith, allo scopo di ottenere una testimonianza della tragedia che sperimentò in prima persona, fatti accaduti a cavallo tra il 1975 e il 1979. L’autore, parlando della realizzazione di questo progetto letterario, confessa di aver dovuto scavare a fatica attraverso un muro fatto di silenzio e rimozione, barriera che Bovannrith aveva eretto a sua difesa. Anche l’ex deportato, presente in sala, ci fa partecipi del dolore che ha caratterizzato il ripercorrere quella particolare porzione di vita.
Grazie però al suo coraggio e alla volontà di fornire un documento utile in special modo alle generazioni future, è riuscito insieme a Siragusa ad esternare fatti in parte sepolti nella propria memoria.
Durante la discussione toccante e al tempo stesso ricca di informazioni storico-sociali (significativo anche il contributo del docente di teologia Don Severinio), c’è stata la possibilità di visionare il trailer del documentario di prossima uscita, improntato sul ritorno del nostro esule dopo ben 25 anni, nella sua terra natia.
Non senza commozione, il protagonista ci spiega i suoi contradditori sentimenti al momento del tanto atteso rientro in Cambogia, una terra che lo lascia perplesso per via della povertà dilagante, condizione in cui oggi la nazione vessa. Il fulcro del viaggio e conseguentemente del documento filmico, firmato dal regista fiorentino Giovanni Donfrancesco, è la speranza remota da parte di Bovannrith, di ritrovare il fratellino minore perso ne 1977, uno dei pochi familiari che forse potrebbe essersi salvato dalle epurazioni di massa.
La conclusione dell’incontro però, porta ad un messaggio positivo: <
Infatti, nonostante egli abbia assistito ad eventi strazianti come omicidi di massa, torture e deportazioni disumane, conserva ancora la speranza in un futuro migliore, lui che dal niente è riuscito a ricostruirsi una famiglia, supportato da valori come l’amicizia. Importante per questo, a suo e a nostro dire, la pratica del ricordare, e anche se ciò può far soffrire è un impegno che ha lo straordinario potere di arricchirci e arricchire chi verrà.
Cercate L’Angkar, il terrore dei khmer rossi raccontato da un sopravissuto cambogiano di Diego Siragusa e Bovannrith Tho Nguon, 2004 Il Grandevetro/Jaca Book.
Alessio Nencioni