Autocertificazioni al posto del certificato medico a pagamento da produrre ogni cinque anni per la conferma del permesso auto per disabili per gli aventi effettivamente diritto. L’ipotesi, allo studio della Regione Toscana, emerge dalla risposta che l’Assessorato al Diritto alla salute ha reso in questi giorni ad un’interrogazione presentata dalla consigliera regionale del PD Caterina Bini. Nella sua iniziativa l’esponente del Pd chiedeva infatti di “valutare la possibilità di introdurre la gratuità dei certificati medici che gli invalidi ed i disabili devono produrre ogni cinque anni per confermare il diritto al permesso per circolazione e sosta agevolata, secondo quanto previsto dal Codice della Strada.
Un onere economico per molti non indifferente. Per tutti un aggravio burocratico ulteriore ai non pochi che leggi e prassi caricano sui soggetti svantaggiati”. “Questo tipo di certificazione – spiega Bini– non è prevista fra quelli da rendere gratuitamente nell’ambito dei LEA, i livelli essenziali di assistenza definiti dallo Stato nel 2001. Proprio per questo la mia richiesta era orientata a introdurne la gratuità attraverso il meccanismo dei livelli essenziali aggiuntivi che ciascuna Regione può garantire ai propri cittadini con risorse proprie”.
Nella risposta l’assessorato ha assunto l’impegno a sollecitare, nel processo di riforma in corso dei LEA, l’inserimento della gratuità di questi certificati, ma soprattutto ha comunicato di aver dato mandato agli uffici competenti del legislativo di studiare l’ipotesi suddetta della sostituzione di questo adempimento periodico con l’autocertificazione. “L’ipotesi prospettata dalla Giunta – conclude Bini – rappresenterebbe la soluzione migliore al problema. Accanto infatti al necessario, doveroso lavoro di smascheramento degli utilizzi impropri dei permessi, l’amministrazione pubblica deve però garantire agli aventi diritto effettivi il massimo delle agevolazioni e della semplificazione”.
Centocinquanta persone indagate dalla Procura della Repubblica per utilizzo abusivo di permesso per invalidi con denunce per reati che vanno dalla truffa aggravata alla sostituzione di persona fino alla falsificazione di atto.
E in alcuni casi è scattata anche la denuncia per i titolari di permesso invalidi per favoreggiamento o concorso. E' questo il primo risultato di un'indagine iniziata dalla Polizia Municipale nel 2007 e condotta, dall'estate, dai sostituti procuratori Gianni Tei e Fedele Laterza. L'assessore alla sicurezza e vivibilità urbana ha sottolineato come la sensazione diffusa di un utilizzo a volte improprio dei permessi invalido se non di veri e propri abusi trova con questa indagine alcune conferme.
L'assessore ha quindi annunciato che i controlli e le indagini continueranno anche a tutela di chi utilizza i permessi invalidi in modo corretto. Tornando all'inchiesta che va avanti da sei mesi, il Reparto Investigativo della Polizia Municipale, composto da un gruppo di una decina di agenti formati ad hoc, ha sviluppato due filoni di indagine. Il primo riconducibile all'uso di permessi rilasciati a persone ricoverate in modo pressoché permanente in case di cura; il secondo relativo all'uso di contrassegni invalidi su veicoli non al servizio dell'intestatario del permesso ma per scopi direttamente riconducibili al conducente del mezzo.
Nelle indagini, partite in seguito a una serie di violazioni rilevate da agenti del distaccamento centrale della Polizia Municipale, sono state utilizzate sono state sviluppate con l'ausilio delle più moderne tecnologie a disposizione. Per esempio sono stati incrociati i dati rilevati dalle porte telematiche, che registrano tutti i passaggi dei veicoli che accedono alla ztl, con i dati dei gestori della telefonia mobile (per verificare dove si trovasse l'intestatario nel momento dell'utilizzo del permesso), degli istituti bancari, delle case di cura e di riposo.
Sulla base di questa prima verifica l'autorità giudiziaria ha emesso alcuni decreti di perquisizione e di ispezione domiciliare: per 15 persone è quindi scattato il sequestro dei permessi e relativi telepass indebitamente usati, e ancora della fotocopie di permessi vari e in alcuni casi anche dei veicoli utilizzati per commettere le infrazioni e dei telefoni cellulari. Nell'occasione è stata anche presa visione di documenti rivelatesi poi determinanti per le successive indagini. Tutti i permessi sequestrati non sono mai stati richiesti, a conferma del fatto che non erano al servizio degli invalidi.
I reati ipotizzati a carico degli indagati dalla magistratura inquirente e confermati dai primi pronunciamenti del giudice per le indagini preliminari sono di truffa aggravata a danno della Pubblica Amministrazione (che prevede la reclusione fino a 5 anni e la multa fino a 1.549 euro) e di sostituzione di persona (che invece prevede la reclusione fino a un anno). Ma non è finita qui. In alcuni casi sono infatti emerse responsabilità anche da parte dei titolari dei permessi e pertanto per loro è scattata la denuncia per favoreggiamento o per concorso nel reato.
Pesanti le conseguenze per gli indagati anche dal punto di vista finanziario. L'Amministrazione comunale si costituirà infatti parte civile e richiederà il risarcimento dei danni relativo al mancato introito delle sanzioni previste per chi accede alla ztl senza autorizzazione (attualmente pari a 70 euro) per tutti i passaggi registrati dalle porte telematiche relativi a permessi risultati poi essere usati su veicoli non al servizio di persone invalide. Il Comune procederà inoltre a notificare le infrazioni per gli ingressi illegali degli ultimi mesi.
Senza dimenticare la richiesta di un risarcimento per danno all'immagine del Comune e per le giornate di lavoro degli agenti della Polizia Municipale mirate alla ricerca degli abusi.