Capolona (AR), 14 dicembre 2007 - Si e’ tenuto oggi a Capolona, in provincia di Arezzo, il secondo convegno toscano sui piccoli comuni, dedicato a gestioni associate e unioni di comuni. I sindaci di Capolona e Subbiano, Brogi e Maggini, si sono detti soddisfatti di ospitare un evento così rilevante per la nostra regione: “Da quattro anni abbiamo avviato un percorso di gestione associata, con anche il comune di Castiglion Fibocchi, ed e’ per questo importante che l’Anci abbia accolto il nostro invito per confrontarci con le altre esperienze degli altri piccoli comuni e capire quali possono essere gli sviluppi futuri.”
Tiziano Lanzini, Coordinatore della Consulta Piccoli Comuni di Anci Toscana e Sindaco di Londa, riprendendo il dibattito toscano degli ultimi giorni, e’ intervenuto auspicando lo sviluppo di un nuovo modello istituzionale: “Ritengo che le istituzioni non debbano essere immutabili e restando nell’attuale situazione i Piccoli Comuni, in particolar modo quelli toscani, non potranno che andare in maggiore difficoltà.
Non sono peró del parere che il rimedio sia la loro fusione, che anzi avrebbe degli effetti tragici sul futuro dei cittadini. Nella nostra regione il peggior nemico dei Piccoli Comuni – ha ricordato Lanzini evidenziando come la Toscana, con i suoi 80 km2 di superficie per comune é ben al di sopra della media nazionale di 37 km2 - e’ il loro vasto territorio, ed accorpare i comuni non significherebbe altro che accorpare i territori, rendendo ancora più marginale chi lo è già e proprio per questo sta soffrendo.”
“Conviene davvero - si chiede il Sindaco di Londa - arrivare per primi in una corsa a tagliare gli enti che non tiene conto dei bisogni di cittadini già penalizzati rispetto a quelli dei grandi centri?” “C’è l’esigenza – ha detto il presidente di Anci Toscana, Paolo Fontanelli – di parlare di una semplificazione che funzioni e valorizzi il sistema delle Autonomie.
In Toscana abbiamo una forte esperienza e attenzione in questo senso, ma anche da noi e’ molto avvertita, per un contesto generale in cui, dopo la riforma del titolo V, é necessario operare un riordino istituzionale. Questo però non può essere fatto con la Finanziaria, come proposto dal Governo, ma attraverso l’elaborazione di un nuovo Codice.” “Non si può mantenere lo status quo – ha messo in guardia il Sindaco di Pisa – perchè altrimenti il paese va a fondo.” E rispetto ai temi indicati dal convegno ha invitato la Regione Toscana a “…rimboccarsi insieme le maniche, per non annodarsi in un conflitto fra i diversi livelli istituzionali, e affrontare una discussione seria sulle divisioni di funzioni per un modello istituzionale ottimale.
Perchè il vero problema non riguarda il numero degli enti, ma il modo in cui i comuni si organizzano per poter continuare ad esercitare il governo del territorio e garantire i servizi in un contesto sempre più critico di tagli alle risorse.” Secondo Amalfitano, Coordinatore nazionale ANCI Consulta Piccoli Comuni, nel suo intervento ha invitato a lavorare insieme in vista del bene dei cittadini: “L’ANCI non e’ contro le Comunità Montane in assoluto, ma non le difende ad oltranza perchè non funzionano in maniera corretta su tutto il territorio nazionale.
Dobbiamo porci il problema di costruire un modello di aggregazione non calato dall’alto, ma che funzioni su base volontaria, e in questo le unioni di comuni si sono dimostrate finora la soluzione ideale. Dobbiamo lavorare – ha detto Amalfitano – per sviluppare migliori servizi per i cittadini, questa e’ l’unica cosa che ci interessa, e per questo non ha nessuna importanza l’etichetta, il nome, che si dà a un modello di aggregazione e di gestione della cosa pubblica che riesca a rispondere a questo interesse.”
“Per i piccoli comuni, per garantire in quantità e qualità i servizi ai propri cittadini, la via delle gestioni associate è strategica ed obbligata – ha detto Mauro Guerra, coordinatore ANCI Unioni di Comuni e sindaco di Tremezzo - Nello stesso tempo occorre garantire una semplificazione e un riordino dei livelli istituzionali che operano sul territorio.
Crediamo – ha continuato Guerra - che le unioni dei comuni possano essere, e in parte già lo sono, un modello utile a livello nazionale, non di un altro ente aggiuntivo, ma di uno strumento nelle mani dell’autonomia dei comuni per riorganizzarsi e garantire ai propri cittadini, attraverso un unico livello amministrativo sovracomunale, migliori servizi e maggiore capacità di governo dei territori delle comunità.”