Il day after, leggendo i titoli dei quotidiani nazionali, è di quelli difficili da scordare.
“Doping, la confessione di Basso” per il Corriere della Sera. “Confessa Ivan Basso primo pentito del doping” scrive la Stampa. “Doping, confessione shock di Basso” titola il Messaggero. E ancora: “Bravo Basso, ma tutto lo sport è un doping” (Libero), “Svolta doping: Basso confessa” (Corriere dello Sport-Stadio), “Doping, la confessione di Basso: mi pento, voglio uno sport pulito” (Repubblica), “Doping Basso confessa” (Gazzetta dello Sport), “Doping, Basso confessa” (Tuttosport).
E lui, il ciclista campione del mondo ai Mondiali Under 23 del 1998, giunto secondo al Tour de France 2005 (sorpassato solo dallo statunitense Armstrong) e maglia rosa al Giro d’Italia 2006, oggi, il giorno dopo la sua audizione presso la Procura Antidoping del Coni, affiancato dal legale Massimo Martelli, ha tenuto una conferenza stampa per chiarire e meglio spiegare il suo gesto.
“Non ho mai assunto sostanze dopanti - ha precisato Basso - e non ho mai fatto emotrasfusione.
Ho ammesso il tentativo di doping in vista del Tour e sono pronto a scontare la mia pena. Ho sempre vinto in modo pulito e ho intenzione di tornare a fare il lavoro che amo, cioè correre in bicicletta, dopo aver scontato la mia squalifica”.
“Sono stato accusato non di doping consumato, ma solo di tentativo di doping, - ha quindi specificato, ribadendo di avere ammesso solo ciò che gli veniva contestato -. E dopo un anno di grandissimo travaglio umano, più forte della gloria e dei soldi, ho preso la decisione di ammettere le mie responsabilità”.
Le reazioni
“La collaborazione di Ivan Basso è un fatto importantissimo.
Ci auguriamo che diventi il testimonial della guerra al doping”, si è affrettato a commentare il numero uno del Coni, Gianni Petrucci, nel primo pomeriggio di oggi.
“Non un pentito, né il cinico calcolatore degli sconti di pena. Ivan Basso è semplicemente un uomo che ha sentito il peso della responsabilità e quello della sua coscienza di sportivo. Ora è il momento non solo di non lasciarlo solo, come ha detto il presidente della Federciclismo, Renato Di Rocco, ma di prenderne idealmente il testimone, come cittadini, sportivi, istituzioni, in una ideale staffetta verso un mondo dello sport pulito e inattaccabile.
Per questo nel suo gesto ci vedo qualcosa che va al di là del ciclismo, per combattere una piaga, quella del doping, che non è per niente estranea ad altri sport, rimasti fuori dai riflettori dei media. Basso può essere un ariete formidabile per aprire altri vasi di Pandora e provare a fare pulizia una volta per tutte. Anche noi, come istituzioni e come sportivi, dobbiamo dare una mano e impegnarci con tutte le nostre forze”. Questo il pensiero di Riccardo Nencini, presidente del consiglio regionale toscano e del comitato toscano della Federazione Ciclistica Italiana, affidato ad una nota scritta.
E sul tema della presenza della piaga doping pure negli altri sport si è soffermato anche Claudio Chiappucci ex grande delle ‘due ruote’: “La piaga del doping non è estranea ad altri sport dove però i casi vengono affrontati con meno clamore e spesso archiviati rapidamente”.
Un vento nuovo
“L’Ufficio di Procura Antidoping ha nuovamente ascoltato oggi, su sua spontanea presentazione, l’atleta Michele Scarponi, il quale ha ammesso le proprie responsabilità relative all’Operation Puerto e ha fornito la massima collaborazione per chiarire i fatti relativi al suo coinvolgimento”.
Cosi una nota apparsa oggi sul sito del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, il Coni.
La speranza è che da ieri, un vento nuovo, soffi sullo sport.