Si terrà nel mese di maggio a Pistoia la festa dell'Elfi, la ricorrenza consueta della piccola comunità alternativa che risiede sull'Appennino tosco-emiliano. Come ogni maggio, a primavera inoltrata, molti di loro scendono in città per illustrare la loro arte, il cammino intrapreso oramai da anni, misurando lo stile loro di vita con quello dei cittadini. Agricoltura, pastorizia, umiltà sono per queste persone la vita di tutti i giorni. Tre elementi che fanno della festa un'attrattiva soprattutto per i bambini e per tutti coloro che vogliono concedersi momenti di svago.
L'Elfi, infatti, porteranno dalla loro valle a Pistoia gli animali delle proprie stalle, gli arnesi consueti con i quali lavorano i campi, i loro figli vestiti con abiti ottocenteschi. Da più di un decennio oramai l'Elfi vivono in pieno ritmo la vita dei campi, il contatto con la natura, nella ferrea convinzione di dissociarsi nei confronti d'ogni forma di civiltà urbana e globale. Come un flash back continuo, sulle montagne, in una valle nascosta che timida s'affaccia sul confine tosco-emiliano, queste persone hanno costruito una propria civica convivenza.
Una loro società il cui binomio è lo stretto rapporto tra l'uomo e l'universo. Con la pazienza hanno costruito case di legno, baite, stalle, rimesso in sesto strade e sentieri sconnessi, progettato uno stile di vita oramai perduto nel contesto civile. In questa valle sembra che abbiano ritrovato se stessi, l'armonia mistica che unisce l'uomo a Dio, si siano imposti una particolare autonomia alternativa ed ecologica rispetto alla vita dei loro simili. Questa comunità sembra, infatti, non riconoscersi alcun tipo di gerarchia, di potere legislativo o politico, ideologico o di qualunque natura, tranne che un'esile ordine che le consente di vivere pacificamente.
Del tutto autonomi si alimentano con i prodotti frutto della fatica quotidiana, bevendo il latte del proprio gregge e acqua della fonte. Un sistema idraulico di in canalizzazione porta acqua nelle baite, geometrici cortili si aprono a ventaglio davanti alle case e alle scuole, dove i bambini studiano l'armonia della campagna, apprendono la scrittura, imparano a leggere. Insomma, si tratta di una civiltà parallela rispetto a quell'urbana, del tutto autonoma, che a tratti ricorda un mondo perduto.
Non amano, infatti, essere visitati turisticamente, ma prediligono l'accoglienza di coloro che li vanno a trovare in nome dell'amicizia e del rispetto. Negli ultimi anni, soprattutto a causa di stranieri presenti nella comunità, si sono costituiti associazione, grazie alla quale il loro fenomeno è stato riconosciuto ufficialmente nel tentativo di razionalizzare l'evento. Un tentativo che ha permesso di riconoscere questa realtà, per molti sconosciuta e controversa, in modo oggettivo, di comprenderla capendo le ragioni e le radici culturali che l'hanno germinata.
La natura dell'evento, di là di ogni spiegazione logico - politica o ideologica che sia, è di certo di origine letteraria. L'Elfo come mito leggendario popola la nostra narrativa dalla grande stagione romantica, dall'ottocento quando l'Italia stava per essere accecata dal bagliore del risorgimento. Furono gli scrittori di quel tempo, in parte studiosi dell'egelismo e del gotico, ad animare i versi e le prose, i prosceni e i melodrammi, di queste presenze. In quel tempo, grazie a figure come Giovanni Rasori, Giovanni Berchet, Pompeo Ferrario, Michele Leoni, che tradusse Shakespeare, il gotico approdò in Italia dando vita ad un primo tentativo di globalizzazione culturale.
Da allora storia e leggenda si sono mescolate, dando vita ad un legame inossidabile che da due secoli è oggetto di studi e dibattiti, sino ad arrivare alla trilogia del Signore degli Anelli, cui la comunità elfica pistoiese sembra ispirarsi. Insomma, per saperne di più non ci resta che aspettare maggio, quando dagli Appennini, da sempre fonte d'ispirazione, scenderanno con i carri l'Elfi ad animare Pistoia con la loro festa. Celebrazione magica e accogliente in odore di un'epifania continua.
Iuri Lombardi