Con un esposto alla Procura della Repubblica, consegnato giovedì 14 dicembre, diverse associazioni hanno posto all’attenzione della Magistratura un aspetto della Variante che è apparso sin dall’inizio assai controvertibile: ossia l’acquisto di terreni agricoli fatto dalla impresa LAIKA nel 2002 in comune di San Casciano, sulla base (come dice Laika nei suoi verbali) di “soluzioni edificative .... sottoposte al vaglio preventivo delle autorità locali ”, ossia sulla base di rapporti con le amministrazioni pubbliche del tutte informali, fuori da ogni controllo pubblico e precedenti ad ogni iniziativa istituzionale formale di avvio della variante (è del marzo 2003 la prima delibera di Consiglio che prospetta questa scelta di Ponterotto).
Dal momento dell’acquisto terreni in poi l’iter della variante è divenuto sempre più una strada obbligata, e tutti i passaggi istituzionali sono stati attivati NON PER VERIFICARE LA SOSTENIBILITA’ DI UN INTERVENTO ma per LEGITTIMARE A POSTERIORI la scelta di localizzazione fatta dall’impresa: le procedure di Valutazione Strategica (VIST), gli atti delle procedure, l’accordo di programma con la Provincia per variare finanche il PTC, la fase delle osservazioni, sono state tutte tappe di un percorso obbligato nel quale l’amministrazione non ha MAI contemplato l’OPZIONE ZERO, ossia la possibilità di trovare un’alternativa a quella localizzazione.
"Riteniamo inoltre che si debbano richiamare le amministrazioni comunali al loro ruolo di pianificazione nel nome della salvaguardia dell’interesse pubblico -affermano le associazioni ricorrenti, LEGAMBIENTE “Il Passignano”, WWF delegazione Firenze, Italia Nostra, Comitato per l’Ambiente di San Casciano, AMAT Montespertoli, Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico ONLUS- comprendendo nell’interesse pubblico la difesa del paesaggio e la tutela dell’ambiente.
Cedere il territorio ad investitori privati il cui interesse risiede nel vendere i vecchi capannoni, per cementificare sempre maggiore territorio, costituisce la peggiore scelta operabile per le generazioni future: questo modo di fare urbanistica penalizza tutte le attività economiche legate al NOSTRO patrimonio storico e ambientale, oltre a deturparne la bellezza e l’integrità".