Firenze - Quarant’anni fa raccontarono l’alluvione che devastò la Toscana; l’Arno, la Sieve, l’Ombrone che si ribellavano, coprendo buona parte della regione, portando lutti, distruzione, ma anche tanta solidarietà. Sono gli operatori dell’informazione: i giornalisti, i fotoreporter, i cineoperatori grazie ai quali il dramma di Firenze e della Toscana divenne un fatto globale, condiviso da tutti e sfociato nella grande mobilitazione degli Angeli del fango.
Gli inviati e i cronisti che nel 1966 raccontarono la più grande devastazione di Firenze del Dopoguerra sono stati festeggiati ieri mattina nella sala del Gonfalone di Palazzo Panciatichi, dal presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini, dal presidente della commissione regionale Territorio e Ambiente, Erasmo D’Angelis, il presidente della commissione speciale Unione Europea, Angelo Pollina, e il segretario generale del Bacino dell’Arno Giovanni Menduni.
Grande la commozione fra gli oltre cinquanta operatori dell’informazione presenti in rappresentanza della maggiori testate nazionali e regionali, dal Corriere della Sera alla Stampa, dal Giorno al Resto del Carlino, dal Mattino al Giornale di Sicilia, dall’Espresso all’Unità, dalla Nazione al Tirreno, dalla Rai all’Ansa, fino ai fotografi e ai cineoperatori che attraverso le loro immagini hanno reso immortali quei giorni rimasti nella memoria di tutti.
“Quella di oggi – ha ricordato il presidente Riccardo Nencini – è l’ultima iniziativa di un programma molto ampio che il Consiglio regionale ha organizzato per ricordare quanti contribuirono a salvare la città dal fango dell’alluvione.
In passato, molti protagonisti sono stati dimenticati; ci piace pensare, in questo quarantennale, di aver avvicinato ognuno di coloro che furono coinvolti nei drammatici eventi del ‘66. Vorrei però sottolineare quanto importante fu lo sforzo dei fiorentini, dei pisani, dei toscani tutti per uscire dall’emergenza: sono loro i primi protagonisti della rinascita di Firenze e della Toscana; solo dopo arrivarono gli angeli del fango da tutto il mondo”.
“Troppo spesso – ha aggiunto Erasmo D’Angelis - diamo per scontato che gli operatori dell’informazione siano a raccontare emergenze, catastrofi e guerre, rischiando la propria incolumità.
Oggi, abbiamo voluto omaggiare chi 40 anni fa era qui nel fango per descrivere al mondo l’alluvione che devastò buona parte della nostra regione. Qui oggi è riunito tutto quel mondo che ha dato non una, ma due mani alla Toscana; se si è aperta una discussione e si è tentata un’analisi che ha portato a successivi piani di prevenzione per attenuare gli effetti di catastrofi naturali come quelle di querant’anni fa, lo si deve a voi; se sono arrivati aiuti da tutto il mondo, lo si deve a voi.
Perfino l’epiteto “angeli del fango” è un vostro merito: fu coniato dal giornalista e scrittore toscano Giovanni Grazzini sulle colonne del Corriere della Sera e oggi è entrato nella storia”.
Dal canto suo, Giovanni Menduni, segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Arno, ha riconosciuto che “parlare di rischio zero è un’utopia, ma siamo giunti ad una svolta nel capitolo sucurezza: l’obiettivo di poter assicurare alla popolazione danni limitati a fronte di un evento eccezionale è ormai alla nostra portata.
Ci attendono però alcuni anni di duro lavoro”.
Nel corso dell’incontro, non sono naturalmente mancate le “voci contro”; con una punta di polemica, la giornalista Wanda Lattes, parlando soprattutto delle opere d’arte ancora in attesa di restauro, ha sottolineato che “nonostante le rassicurazioni dei soprintendenti non va affatto bene”. Marcello Giannini ha parlato di “silenzio di Stato” per le difficoltà iniziali che le istituzioni ebbero ad accettare e riconoscere ciò che stava accadendo a Firenze su cui, secondo molti, si andavano addensando solo “dei piovaschi”.
Anche Nello Ajello è tornato sulle polemiche ormai quarantennali per stigmatizzare “l’inerzia ufficiale e il ritardo non incolpevole delle istituzioni”.
Un libro sull’alluvione scritto dai suoi protagonisti. Questo è “L’Arno raccontato”, il volume curato dall’Associazione per l’Arno, che verrà presentato domani, venerdì 17, alle ore 12 nell’Auditorium del Consiglio regionale. Interverranno: Erasmo D’Angelis, presidente della commissione regionale Territorio e Ambiente, Vittorio Bugli, presidente della commissione Attività produttive e presidente dell’Associazione per l’Arno, Vittorio Dini membro della giuria del concorso.
Il libro raccoglie venti racconti incentrati sull’alluvione, un’occasione per non perdere la memoria di quell’evento e per farlo entrare nel mito della letteratura.
Questi racconti, ispirati ad accadimenti che sconvolsero Firenze e la Toscana, sono stati selezionati grazie ad un concorso lanciato dall’Associazione. Hanno scritto persone che hanno vissuto l’alluvione o sono state direttamente alluvionate.
Dario Fo e Franca Rame, che hanno firmato con un loro saluto la quarta di copertina, scrivono: “In questo libro è la gente che racconta. Parte della memoria popolare dell’Arno passa così dalla voce alla carta, dove viene protetta e sigillata”.
L’incontro di domani, venerdì, offrirà all’Associazione per l’Arno lo spunto per lanciare il bando del concorso letterario per il prossimo anno.
Il Consigliere provinciale Massimo Lensi (gruppo FI) ha depositato una mozione sulla messa in sicurezza dell’Arno e sui relativi finanziamenti.
Lo scopo è non solo di aprire un serio dibattito in seno al Consiglio Provinciale di Firenze sulla prevenzione dei rischi di alluvioni, frane e altre catastrofi, ma anche quello di impegnare la Giunta Renzi ad attivarsi per ottenere lo stanziamento di maggiori finanziamenti per il fiume Arno nella finanziaria attualmente in discussione in Parlamento. Secondo il consigliere Lensi, i previsti interventi strutturali di difesa idraulica (casse di espansione, argini) sono solo una parte di quanto bisogna fare per attuare una seria politica di prevenzione dal rischio idraulico, insieme alla prevenzione occorre la completa revisione degli strumenti urbanistici.
Rivedere quindi il Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) e le attività istituzionali di pianificazione in materia urbanistica e di governo del territorio è ormai una necessità improrogabile.
E’ stato presentato stamani nella Sala delle Quattro Stagioni di Palazzo Medici Riccardi “L’acqua dell’Arno arrivò fin qui”, Calendario Storico sull’alluvione al levante di Firenze, promosso dalle Pro Loco di Pontassieve e della Valle dell’Arno di Fiesole e realizzato con il patrocinio della Provincia di Firenze.
Alla presentazione è intervenuto il presidente del Consiglio provinciale di Firenze Massimo Mattei con l’assessore comunale all’Ambiente Alessandro Sarti ed i rappresentanti delle Pro Loco promotrici del Calendario, illustrato da fotografie d’epoca che hanno per soggetto “l’alluvione del ’66 a levante di Firenze’ e da vignette e disegni di Massimo Presciutti.
I testi sono Berlinghiero Buonarroti, la grafica dell’ ‘Archivio del Tempo che passa’, la copertina di Gaetano Martella. Le vignette servono, dicono gli autori, “a rimboccarsi le maniche e a non piangersi addosso, proprio come gli stivali e la pala servirono, allora, a coltivare una speranza nel futuro, senza percorrere i vicoli ciechi della disperazione”. “Questo calendario – osserva Massimo Mattei – aiuta ad allargare il nostro sguardo a una Firenze più larga, al suo rapporto con gli altri comuni: ci troviamo così una documentazione iconografica di grande impatto sulle località che da San Francesco, passando per Pontassieve, vedono l’Arno risalire a Remole, Sievi e Compiobbi, quindi alla Nave, Vallina, Anchetta e Girone, per giungere a Firenze attraverso Rovezzano, Bellariva e Gavinana”.
“Un calendario storico – spiega l’assessore comunale all’Ambiente di Pontassieve Alessandro Sarti - che nasce per ricordare per tutto il prossimo anno quella che è stata una delle tragedie che ha segnato la nostra storia recente”.
Un calendario ricco di immagini di repertorio che servirà per parlare anche ai più giovani facendo loro conoscere quella che è stata l’alluvione del ’66. La scelta di utilizzare queste foto “deve anche servire per ricordare a tutti gli enti e organi interessati come sia indispensabile mantenere alta l’attenzione su questo tema. Indispensabile è anche continuare a promuovere progetti per ripensare il fiume come fattore di risorsa e non di rischio soltanto, investendo nei parchi fluviali e nelle attività ludico-culturali che si possono svolgere sulle rive di questo nostro grande fiume”.
Perché potesse essere realizzato il calendario, Adriano Bartolozzi Chiari e Carlo Benvenuti hanno messo a disposizione materiale inedito e di grande interesse estetico e scientifico.