Sabato prossimo aprirà in Toscana il primo Polo europeo per le imprese che partecipano al progetto dell’Economia di comunione. Inizialmente ospiterà 15 aziende italiane – di cui 6 toscane - di vari settori: tessile, artigianale, del ferro, del mobile, impiantistico e alimentare, oltre che studi professionali di consulenza. L’economia di comunione prevede che i profitti dell’azienda vengano ripartiti in parti uguali: il 33% servirà per aiutare gli indigenti (attraverso un fondo di solidarietà con il quale 15mila famiglie nel mondo vengono aiutate ad uscire dalla povertà); un altro 33% sarà utilizzato per far crescere l’azienda; ciò che resta sarà destinato per sviluppare una nuova cultura imprenditoriale all’interno del mondo economico.
È un progetto che, quando fu formulato nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari, poteva apparire utopico. Ma l’esistenza, oggi, di 750 aziende e di una rete mondiale di Poli imprenditoriali in costante crescita, dimostra che l’idea funziona, e che c’è lo spazio per la pratica di alternative concrete. Per la Toscana la nascita di una esperienza simile è una doppia buona notizia: in tempi come questi l’apertura di un polo di imprese che creerà altri 100 nuovi posti di lavoro è già di per sé una cosa positiva.
Ma soprattutto le caratteristiche e l’idealità che animano il polo Bonfanti sono per noi la prova che è possibile coniugare dinamismo e competitività con i valori etici e la solidarietà.
Sabato prossimo aprirà in Toscana il primo Polo europeo per le imprese che partecipano al progetto dell’Economia di comunione. Inizialmente ospiterà 15 aziende italiane – di cui 6 toscane - di vari settori: tessile, artigianale, del ferro, del mobile, impiantistico e alimentare, oltre che studi professionali di consulenza.
L’economia di comunione prevede che i profitti dell’azienda vengano ripartiti in parti uguali: il 33% servirà per aiutare gli indigenti (attraverso un fondo di solidarietà con il quale 15mila famiglie nel mondo vengono aiutate ad uscire dalla povertà); un altro 33% sarà utilizzato per far crescere l’azienda; ciò che resta sarà destinato per sviluppare una nuova cultura imprenditoriale all’interno del mondo economico. È un progetto che, quando fu formulato nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei focolari, poteva apparire utopico.
Ma l’esistenza, oggi, di 750 aziende e di una rete mondiale di Poli imprenditoriali in costante crescita, dimostra che l’idea funziona, e che c’è lo spazio per la pratica di alternative concrete. Per la Toscana la nascita di una esperienza simile è una doppia buona notizia: in tempi come questi l’apertura di un polo di imprese che creerà altri 100 nuovi posti di lavoro è già di per sé una cosa positiva. Ma soprattutto le caratteristiche e l’idealità che animano il polo Bonfanti sono per noi la prova che è possibile coniugare dinamismo e competitività con i valori etici e la solidarietà.