«Ci vorrebbe un Bersani anche in Palazzo Vecchio. Perché è il momento di pensare alla liberalizzazione del trasporto urbano e alla privatizzazione di Ataf spa». Lo ha detto il capogruppo di Forza Italia Paolo Amato secondo il quale «sui problemi e sul futuro dell'azienda si rende necessario un consiglio comunale straordinario». «Ataf - ha aggiunto Amato - assomiglia sempre più ad un'Alitalia in miniatura: una società in continua crisi, che scarica il costo sociale del disservizio pubblico sugli utenti ed il costo economico della gestione sui contribuenti.
Già lo scorso anno, proprio a settembre, Forza Italia chiese al Comune di aprire una riflessione sul ruolo e il futuro della società, valutando anche l'ipotesi di vendita ad operatori privati internazionali. Non è stato fatto nulla. Per cui l'alternativa è semplice: o Ataf riesce ad imboccare la strada del rigore gestionale sul modello di Milano, che da cinque anni ha il bilancio in attivo; o conviene vendere ai privati liberalizzando il settore dei trasporti. Il resto sono chiacchiere». «Agli inizi di settembre - ha ricordato il capogruppo di Forza Italia - abbiamo presentato una interrogazione sull'aumento delle tariffe, che penalizza le fasce più deboli come gli over 65 e i pensionati al minimo Inps.
Pochi giorni dopo siamo venuti a sapere che il consiglio di amministrazione di Ataf ha assegnato un premio di produzione ai dirigenti. Tale concomitanza evidenzia tre ordini di problemi. Nel merito diciamo che si tratta di un atto inopportuno e scandaloso. Da un punto di vista etico, invece, non si capisce perché di debba garantire un premio di produzione a manager già ben pagati per fare quanto prevede il loro contratto di lavoro. La presidente Tesi lo ha motivato con il raggiungimento degli obiettivi, tra cui la riduzione del deficit.
Ma ciò è stato possibile grazie all'abbattimento del capitale sociale e non certo per merito dei manager. Tanto più che il Comune si è dovuto impegnare a conferire ad Ataf il deposito dei viale dei Mille, valutato 23 milioni di euro». «Questa vicenda ripropone un problema di sistema - ha rilevato Amato - dal 2002 al 2005 l'azienda ha perso quasi 30 milioni di euro. La perdita nel 2004 è stata di 9,996 milioni euro, nel 2003 è stata di 5 milioni e 400.000 euro contro una previsione di 3 milioni e 800.000 euro.
Nel 2002 il deficit è stato di oltre 2 milioni di euro. Nel 2004 i dipendenti 1421, l'anno dopo 1443 tra cui cinque dirigenti, 21 quadri, 81 impiegati. Sono state perse 7mila corse, è diminuita la velocità media del servizio, sono aumentati quanti non pagano il biglietto. Poi c'è una serie di sprechi come il prestito di un 1milione e 820mila euro a tasso zero alla società che gestirà la tramvia, 2milioni di euro per installare televisori a bordo dei bus.
Secondo l'azienda le consulenze sono diminuite del 23% ma restano complessivamente rilevanti e soventi incomprensibili come 150mila euro alla Earchimede consulting spa, una società partecipata anche dalla Fingruppo Hopa del finanziere bresciano Emilio Gnutti e dalla Unipol per la redazione del piano strategico». «L'assessore alle partecipate Tea Albini - ha proseguito Amato - ha spiegato che la decisione di assegnare il premio ai dirigenti è stata presa all'unanimità dal consiglio di amministrazione lo scorso 19 luglio e che il Comune lo ha saputo solo dopo e che comunque Palazzo Vecchio ha criticato questa scelta.
L'assessore, pur riconoscendo piena autonomia gestionale all'azienda, ha detto che questi non erano i tempi adatti. C'è qualcosa che non torna: il Comune possiede l'82% di azioni di Ataf e nomina suoi rappresentati nel cda e ci viene a dire che ha saputo solo dopo del premio di produzione che, con qualche imbarazzo, critica. Allora l'amministrazione comunale deve chiedere le dimissioni dei suoi rappresentanti perché non è stata informata. Proprio questa vicenda evidenzia i limiti del sistema delle partecipate: un sistema che, seppur costituito da società per azioni di diritto privato, è in realtà in mano pubblica.
Abbiamo generato dei mostri che per lavorare hanno bisogno dei soldi dei contribuenti ma che poi, in nome dell'autonomia sancita dal diritto privato, non rispondono al Comune che pure le finanzia. E si creano così dei potentati autonomi: quando il presidente di Confindustria Montezemolo definì "socialismo municipale" questo sistema delle ex municipalizzate diventate società per azioni ha centrato il problema: come le società pubbliche del sistema socialista sovietico non fornivano servizi utili agli utenti, scaricavano costi sulla collettività e creavano potentati, qui abbiamo la stesa cosa.
O il Comune ha una capacità di indirizzo sull'attività delle sue partecipate o non è in grado di controllare il sistema. Ora il problema riguarda un aspetto secondario, un premio di produzione a cinque dirigenti, ma cosa accadrà quando si tratterà di prendere decisioni strategiche? E cosa risponderà il Comune alla nostra interrogazione sull'aumento delle tariffe del servizio Ataf? Che anche in quel caso ha saputo della decisione a cose fatte? Credo che la Giunta Domenici debba darsi una mossa.
Sull'Ataf come su tutti gli altri problemi irrisolti di Firenze».