Il Consiglio provinciale ha deciso di aggiornare a giovedì 27 luglio la discussione sul documento del Consiglio provinciale di Firenze e del Consiglio Comunale di Firenze contenente il parere sul “Documento di programmazione per il triennio 2006/2008” della Fondazione Palazzo Strozzi. Questo per permettere la discussione di altri importanti atti che dovevano essere trattati dall’assemblea di Palazzo Medici Riccardi nella seduta odierna. La commissione cultura è stata convocata dalla Presidente Gloria Campi per mercoledì 26 luglio ed il documento verrà portato in Consiglio provinciale giovedì 27 luglio, dalle ore 10, con votazione prima del dibattito sul Piano provinciale dei rifiuti – Area metropolitana fiorentina.
Questo il testo dell'intervento di Gabriele Toccafondi, vicecapogruppo di Forza Italia: «Pragmatismo e realismo, condivido pienamente le parole del presidente Lorenzo Bini Smaghi.
Di questo abbiamo bisogno. Non posso che dirmi favorevole ad un soggetto che a livello locale, aggiungendosi e non sostituendosi a vari soggetti privati, sia volano per l'economia cittadina. Se questo soggetto funziona, a trovarne giovamento sarà la città e non solo sotto l'aspetto economico. Ma fino ad oggi niente è funzionato. E di ciò che non ha funzionato chiediamo ancora una volta che qualcuno se ne assuma le responsabilità. Non mi sembra utopia sperare che un ente che funziona in questo campo nella nostra città possa attrarre 300.000 visitatori l'anno considerato che la sola mostra su Botticelli risultò avere 306mila visitatori.
Un risultato che dette fiducia alla città, contribuendo ad un indotto di circa 60milioni di euro, un utile netto per Firenze Mostre per 1,8milioni di euro, un concreto contributo alle attività turistiche, ma anche per settori dell'artigianato poiché collateralmente alla mostra, fu allestito in Palazzo Strozzi un fortunato giftshop di vari manufatti oltre agli oltre 15.000 cataloghi ufficiali della mostra venduti nel boookshop. Questi sono gli esempi che vogliamo (o i 690mila visitatori della mostra del 2000 per Giotto all'Accademia) non quelli di mostre come "Donna Donne" che presentava un deficit già in fase previsionale di 50mila euro, Folon, mostra di punta del 2005, che da maggio a ottobre 2005 registrò 25mila presenze risultando al 71° posto delle mostre più viste in Italia più visitate, una mostra sponsorizzata da privati per circa 360mila euro e alla quale il Comune di Firenze versò un contributo di 15mila euro.
La mostra "Collezioni del '900" nel 2005 visitata da 8.242 persone per un incasso di 16mila euro circa, ed il Comune spese 140mila euro di allestimenti e 59mila euro per la gestione, per un totale di 199mila euro, La mostra "Perù, tremila anni di capolavori", fatta a Firenze culla del Rinascimenti, del 2004 con 50mila visitatori. Ed in ultimo la mostra "capolavori dall'antica Nigeria" del 2005, di cui non conosco ma immagino il risultato finale. Di queste scelte qualcuno ha chiesto scusa? Dei deficit conseguenti qualcuno ha pagato almeno politicamente? Figurarsi che la società che ha gestito questo è stata "trasformata" segno eloquente della decisione di proseguimento non di distacco.
Quindi non posso che dirmi favorevole ad un soggetto che porti benessere, ma chiedo che chi ha gestito anche politicamente questa realtà fino ad oggi si prenda le proprie responsabilità e chi è chiamato a gestire adesso la Fondazione sia chiaro sull'aspetto programmatico e finanziario. Queste 22 pagine non bastano, occorre un piano artistico con dati e date certe e un relativo piano economico e finanziario aziendale. Altrimenti ritorneremo ad una società che doveva portare ricchezza a Firenze e che in quattro anni ne ha chiesti oltre 4milioni di euro».
Questo il testo dell'intervento del consigliere di Forza Italia Enrico Bosi: «Più va avanti la vicenda della costituzione e della piena operatività della Fondazione Palazzo Strozzi e più si ha la sensazione di dover ripercorrere le note vicende di Firenze Mostre, con i suoi deficit da capogiro, improvvisazione organizzativa ed un fumoso progetto culturale. Ma andiamo per ordine.
1) Il documento di programmazione appare più come una carta di intenti e di belle speranze che un fondato documento di pianificazione delle attività e della gestione finanziaria della Fondazione.
2) Non presenta un quadro esaustivo della situazione e delle prospettive economico-finanziarie, con particolare riferimento alla presenza di soci privati (se ne dovrebbero individuare una ventina, oltre ai due istituti di credito già presenti, ma a tutt'oggi la loro ricerca è in corso) e alla misura del loro conferimento, al numero ed alla quantità delle sponsorizzazioni (di cui non si specificano le modalità e le possibilità di acquisizione), alla genericità delle previsioni circa gli introiti delle manifestazioni culturali proposte (si indicano cifre mai raggiunte, stimate in 1/1,5 milioni di biglietti e, addirittura con la sola mostra-evento, tra la primavera e l'estate, si ipotizzano 150-200 mila visitatori, ossia l'obiettivo dell'intera stagione) e, in generale, ai costi di gestione dell'ente.
Paiono inoltre troppo ottimistiche le previsioni date sull'incidenza dell'operato della Fondazione sui flussi turistici. Manca inoltre una concreta analisi del rapporto fra costi e possibili ricavi. 3) manca un piano delle attività culturali in calendario con grosse riserve sulla portata e sul successo delle uniche tre/quattro iniziative indicate: a) la mostra di Cezanne appare come l'editio minor della mostra di grande successo tenutasi a Bergamo nel 2005 che ha raccolto ben 88.000 visitatori (mancano infatti le opere di Renoir e non è dato conoscere se verranno ripresentate le 14 tele già esposte nel capoluogo lombardo: alla domanda posta in Commissione non si è risposto, si è fatto unicamente cenno all'eventuale presenza di opere provenienti dalla Casa Bianca, che poi si rivelano essere appena una, pur di grandissimo pregio).
b) le celebrazioni Galileiane, previste per il 2008-2009, sono ancora in gestazione e appaiono come la riproposizione di uno dei progetti culturali cardine di Firenze 2010, ossia del Piano Strategico di cui si è persa la traccia. Non sono inoltre specificate le sinergie con gli enti statali competenti e con le amministrazioni locali interessate (Pisa e Padova e le rispettive Università) c) anche se non compare nel "Documento di Programmazione" si propone la gestione di tutto il complesso delle attività ed iniziative legate alle celebrazione del 70° del Maggio Musicale Fiorentino, con la creazione di un apposito comitato che si pone come terzo incomodo fra l'Ente Teatro comunale e la Fondazione Palazzo Strozzi.
d) si parla addirittura della riproporre una nuova mostra su Botticelli (vedasi dichiarazioni della vice presidente Acidini dell'11 luglio u.s.), quasi che l'arte fiorentina si esaurisse in quest'unico nome, sperando di bissare il successo della precedente iniziativa. 4) Alla luce delle ben note difficoltà legislative non si parla più della gestione integrata dei musei comunali e provinciali, né della realizzazione e dell'utilizzo della futura sede del Museo di Arte Contemporanea. 5) Tuttora non conosciamo il nome del futuro Direttore dell'ente, ma pare sia già stata anticipata la consistenza dei suoi emolumenti (400mila euro annui, più l'appartamento di servizio).
Il Presidente Bini Smaghi ha solo detto, dietro mia sollecitazione, che sono di meno, senza tuttavia precisare la cifra esatta. 6) manca inoltre un piano per l'ottimizzazione della gestione degli spazi espositivi. 7) Si rileva, infine, che la nuova Fondazione ripropone in buona sostanza lo schema gestionale, con tutte le sue incongruenze e negatività, di Firenze Mostre. 8) All'appello di Nardella e della Campi, a non attribuire carattere politico alla discussione sulla Fondazione, rispondo chiedendo: avete mai chiesto all'opposizione di contribuire fattivamente alla creazione del nuovo soggetto? Direi proprio di no.
Gli appelli bipartisan vengono lanciati dalla maggioranza soltanto quando fa comodo»
"Le nostre riserve su questa Fondazione che dovrà, unico caso in Italia, organizzare e gestire tutta la cultura della città sono già state espresse in occasione del consiglio comunale del 30 Marzo 2006, quando si è discussa la trasformazione di Firenze Mostre s.p.a. in Fondazione Palazzo Strozzi -affermano in un documento comune Ornella De Zordo, Pape Diaw, Anna Nocentini, Leonardo Pieri, Sandro Targetti, Lorenzo Verdi, Andrea Calò, a nome dei gruppi consiliari di Unaltracittà/Unaltromondo e di Rifondazione Comunista del comune di Firenze e di Rifondazione Comunista della provincia di Firenze- Riprendiamo qui solo due punti: il concetto prevalente di cultura legata solo ai grandi eventi ed il ruolo mortificato del pubblico rispetto a quello dei privati.
Ora, la lettura del documento di programmazione per il trienno 2006-2008 della Fondazione Palazzo Strozzi consente alcune riflessioni specifiche.
Il documento sembra disattendere già i propositi e le intenzioni con le quali la Fondazione Cultura era nata solo pochi mesi fa.
Mentre nello statuto della Fondazione si parla di sviluppo del turismo sostenibile nel documento di programmazione si prevedono, per il momento, soltanto grandi esposizioni: questo, da una parte fa sì che non ci si discosti molto da quello che era Firenze Mostre , dall'altra ci sembra che il turismo che le mostre attrarranno resterà un turismo mordi e fuggi, per niente sostenibile, che non prolungherà le permanenze dei turisti in città, ma che finirà per sostituire Palazzo Strozzi ad una delle mete fisse dei turisti a Firenze.
Ci chiediamo anche quale sarà il rapporto della fondazione con i musei: si darà priorità agli allestimenti permanenti o alla conservazione e valorizzazione dei musei esistenti?
Inoltre ci sarebbe bisogno di un investimento costante e continuo nelle persone che lavorano nel settore cultura, perché l'identità culturale di un territorio non può prescindere dall'investimento sui lavoratori, invece il modello che qui ci viene presentato è orientato ad esternalizzazioni e precarizzazione.
Mentre in tutta Italia, dal Piemonte al Lazio fino al Trentino, si discute di distretti culturali, di valorizzazione del territorio e, in città sempre più diffuse che perdono centralità, di recupero dell'identità per realizzare una nuova coesione sociale, tutto quello che ci viene proposto non è altro che una serie di esposizioni slegate dall'identità territoriale.
La cultura può avere una funzione inclusiva, deve essere estesa ai Comuni della Provincia con la possibilità di entrare nella Fondazione per coordinare insieme la promozione culturale dei territori ma soprattutto partecipata e prodotta perché il lavoro di produzione culturale che emerge dal territorio fiorentino sia valorizzato e possa diventare un bene prezioso per il paese".
"Continuano alla cultura le grandi manovre per una riorganizzazione che come al solito o non si farà o servirà solo a soddisfare qualche piccolo appetito -commenta il Coordinamento del Comune di Firenze delle Rappresentanze Sindacali di Base- Da quanti anni aspettiamo il mitico M.A.C.
(Museo d’Arte Contemporanea)? Lo scheletrico edificio nell’area ex-Galileo in zona piazza Dalmazia è lì, visibile a tutti, gigantesco monumento a testimonianza di incapacità e sprechi.
Qualcuno si ricorda del Museo Bardini? Dei prati e del panorama che si gode dal Forte di Belvedere? Dei quadri della raccolta Della Ragione?.
L’elefante che doveva partorire la Fondazione della Cultura (che ha occupato le pagine dei giornali per mesi) alla fine ha partorito il topolino Fondazione Palazzo Strozzi.
Ennesimo riciclaggio del fu Centro Mostre, poi Firenze Mostre s.p.a.; grandi fabbricatori di buchi di bilancio. E infatti l’operazione di ricapitalizzazione portata a termine con la costituzione della Fondazione non è stata altro che l’ennesima copertura dell’immancabile deficit.
Che dire dei musei? Da decenni sul piede di partenza. Sempre ad un passo dall’esternalizzazione. Lavoratori con la valigia pronta. Affiancati spesso da lavoratori dipendenti di aziende di vario tipo, ma sempre amiche.
Poi fai due conti e scopri che questi lavoratori costano al Comune di più degli stessi dipendenti.
Infine, ma chissà cosa altro c’è nel cilindro, si prospetta all’orizzonte accompagnata dal suono di fanfare suonate dai ben pagati consulenti esterni, l’istituzione della biblioteche e degli archivi (e forse dei musei). Dopo venti anni di blocco delle assunzioni, di parcelle carissime per studi e consulenze, di personale prestatoci da aziende private più costoso delle assunzioni dirette, arriva l’ennesimo progetto.
Che non si capisce a cosa serva se non a reclutare forza lavoro a prezzi stracciati e a piazzare un paio di amici alla presidenza o nel consiglio di amministrazione. Quindi ancora lavoro precario e mal pagato a fronte di costi per l’amministrazione la cui convenienza è tutta da dimostrare.
Questi anni sono stati caratterizzati da confusi e maldestri tentativi dell’Amministrazione di esternalizzazioni o privatizzazioni (vere o false) in tutti i settori anche quelli economicamente più appetibili.
Vuoi vedere che gli riusciranno proprio quelle nel settore cultura? Con buona pace, speriamo di no, di tutti gli impegni assunti sul lavoro precario".