“Vivo male questo momento, mi accorgo di aver passato 30 anni della mia vita in un mondo che non mi appartiene”. Così Giancarlo Antognoni ha commentato l’ultimo scandalo che sta facendo tremare il calcio italiano. “Io mi sono sempre comportato bene. E oggi ne ricavo i frutti” ha detto l’ex campione della Fiorentina e della Nazionale riferendosi al premio ricevuto dalle mani del presidente della Provincia Matteo Renzi.
Giancarlo Antognoni ha infatti ricevuto questo pomeriggio a Palazzo Medici Riccardi il riconoscimento del “Genio Fiorentino”.
“Non c’è bisogno di spiegare perché viene consegnato questo premio a Giancarlo – ha detto ai giornalisti presenti il Presidente della Provincia - se c’è un giocatore che ha rappresentato il Genio del calcio questo è proprio Antognoni”, il ragazzo ‘che giocava guardando le stelle”.
Sulla coppa consegnata all’ex campione Viola dal presidente Renzi campeggiava in bell’evidenza la targhetta “Genio del Pallone”.
“Forse non sono stato un genio, i geni sono altri come Maradona o Ronaldinho – ha commentato Antognoni – penso solo di essere stato un calciatore che ha dato qualcosa a Firenze.
Se a 52 anni si ricordano ancora di me, qualcosa vorrà dire”.
Infine Antognoni ha voluto esprimere la sua gratitudine al Presidente Matteo Renzi per il premio che gli è stato conferito, ringraziando al contempo la città in cui è arrivato quando aveva 18 anni e dalla quale non si è più separato: “Questo premio che mi viene consegnato, significa che all’epoca ho scelto bene”, conclude l’ex campione.
Giancarlo Antognoni è nato il primo aprile 1954 a Marsciano, piccolo paese in provincia di Perugia.
Una realtà semplice quella in cui ha mosso i primi passi, con il padre agricoltore, come il nonno, e la madre che in casa accudiva lui e suo fratello Viscardo. Intorno a lui, la campagna umbra e una vita scandita dagli orari scolastici. Dopo la scuola, però, subito a correre su un campetto in terra battuta, finché non faceva buio: è lì che è iniziata la sua storia, la carriera di un ragazzino gracile, ma che col pallone faceva quello che voleva. Parlare della Fiorentina degli anni ’70 ed ’80 è parlare, inevitabilmente, anche di Antognoni perché il legame che si è instaurato tra il Capitano e la città è unico e indissolubile, un legame basato sull’amore per la maglia, sulla voglia di riemergere anche dopo le sconfitte, sul lottare spesso contro un destino avverso e implacabile.
Tutto questo ha fatto sì che l’amore di Firenze per Antognoni, o “Antonio” come era stato ribattezzato dai fiorentini, diventasse qualcosa di molto profondo e non un semplice e doveroso tributo al campione e alle sue gesta calcistiche. Idolo senza scudetto (solo la Coppa Italia del 1975 nel suo palmares), campione del mondo in Spagna ‘82 senza aver giocato la finale. Antognoni è la prova vivente che non bastano i titoli vinti a creare un campione: ci vuole cuore, onestà, rispetto. Tutte doti che il Capitano ha sempre dimostrato e per le quali la gente di Firenze continuerà ad amarlo.