Firenze – A conclusione delle manifestazioni per il VI centenario della nascita, Firenze dedica a Leon Battista Alberti (1404 – 1472) una mostra di altissimo profilo con lo scopo di portare anche all’attenzione del grande pubblico le più recenti e talvolta sorprendenti acquisizioni circa l’opera enciclopedica e spettacolare di uno dei suoi figli più straordinari: il sommo architetto, il letterato prodigioso, il teorico dell’arte acutissimo, ma anche l’urbanista, il matematico, il pittore, l’archeologo, il fisico, il chimico, il musicista, in una parola l’uomo che prima di Leonardo incarnò gli ideali universali dell’Umanesimo rinascimentale, l’intelligenza pronta ad addentrarsi nei campi più diversi, il prodotto emblematico di una ascesa culturale capace di formulare sintesi inedite di razionalità e bellezza, di dettare le regole di una nuova estetica, di forgiare la sensibilità di un’epoca.
Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la mostra si svolgerà a Palazzo Strozzi (11 Marzo – 23 Luglio 2006) ed ha appunto come titolo L’uomo del Rinascimento.
Leon Battista Alberti e le Arti a Firenze tra Ragione e Bellezza. Il progetto è stato presentato oggi da Edoardo Speranza, presidente dell’Ente Cassa di Risparmio che lo ha promosso e prodotto, e dai curatori Cristina Acidini (soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure) e Gabriele Morolli (ordinario di Storia dell’Architettura presso l’Ateneo fiorentino), alla presenza del sindaco Leonardo Domenici.
Ha partecipato alla conferenza stampa Giorgio Bonsanti, presidente di Firenze Mostre che cura realizzazione e organizzazione con l’apporto prezioso della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino e delle altre Soprintendenze territoriali, dell’Opificio delle Pietre Dure, del Comune di Firenze e del Comitato Nazionale per le Celebrazioni Albertiane.
Main sponsor il Gruppo Banca CR Firenze. Il catalogo è di Maschietto Editore/Mandragora.
Oltre 160 le opere esposte, in parte di Alberti, in massima parte dei grandi artisti sui quali si è esercitato l’ascendente delle sue teorie: Donatello, Ghiberti, Beato Angelico, Bernardo Rossellino Andrea del Castagno, lo Scheggia, Filippo Lippi, Filarete, Verrocchio, Botticelli, Fra Carnevale, Andrea Sansovino e tanti altri, oltre a un sorprendente Neri di Bicci, fin qui trascurato e riproposto in mostra come fedele interprete del nuovo spirito del tempo.
In totale sono 34 dipinti, 22 disegni, 30 sculture o rilievi, 4 elementi architettonici, 11 gessi, 21 manufatti di arti minori (tessuti, modellini, oreficerie, etc.), 6 medaglie, 20 manoscritti di cui alcuni miniati, 5 lettere, 13 volumi a stampa.
Tra i pezzi più pregiati e famosi alcuni straordinari Donatello: la Madonna con Bambino (Piot) eccezionalmente prestata dal Louvre, il Banchetto di Erode dal Musée des Beaux Arts di Lille, la Madonna col Bambino e Angeli del Victoria and Albert Museum. E ancora: la spalliera con la Presa di Troia del Maestro di Apollo e Dafne prestata in via altrettanto eccezionale dalla New York University, la placchetta ritenuta Autoritratto di profilo di Alberti dalla National Gallery di Washington, la Calunnia di Botticelli dagli Uffizi, l’Armadio degli Argenti di Beato Angelico dal Museo di San Marco, La città ideale da Urbino.
Un apporto particolarmente importante alla mostra è dato da un gruppo di documenti inediti provenienti dagli archivi familiari.
Molti documenti consentono di ricostruire il sofferto rapporto che Alberti ebbe con la famiglia, alla quale era attaccatissimo, purtroppo non ricambiato a causa della sua nascita, legittimata dal padre Lorenzo ma mai accettata come tale dai parenti. In particolare fa la sua comparsa per la prima volta un albero genealogico, appena scoperto, con 144 nomi di antenati, scritto su pergamena di suo pugno.
La mostra è progettata con criteri di decisa impronta comunicativa ed educativa.
E’ un viaggio, con Alberti come guida, alla scoperta di una Firenze rinascimentale da rileggere e da reinterpretare: e non solo nel segno del tanto più noto Brunelleschi, ma anche alla luce della presenza di Alberti, che ha lasciato opere di parole e di pietre.
Il percorso espositivo è diviso in sette sezioni: la vita, gli anni fiorentini, la committenza Rucellai, la città di Alberti, il trattato di architettura, la città ideale, la scienza. Nel labirintico snodarsi di segni eleganti e di materie preziose, emerge la forza del pensiero albertiano: non necessariamente e non sempre razionale e solare, ma dedito a volte a spunti oscuri e misteriosi, bordeggiando quel confine d’ombra interiore oggi chiamato depressione.
Sono toccati i motivi importanti della sua vita (la nascita in esilio a Genova, gli studi itineranti, il desiderio spesso frustrato di farsi accettare dai parenti e da Firenze, la scelta della carriera ecclesiastica nella segreteria pontificia, nonché le sue opere teoriche e i loro riflessi sulle arti. Senza i suoi trattati (Della Pittura - De Pictura, De Statua, De Re Aedificatoria) il corso delle arti del secondo Quattrocento, e dunque del Rinascimento fiorentino e italiano, sarebbe stato diverso.
La mostra si proietta anche all’esterno di Palazzo Strozzi in forma di itinerario albertiano, segnalando le opere progettate da Alberti architetto e i luoghi ove si avverte il suo suggerimento intellettuale.
Tra le prime e principali quelle che riflettono la committenza di Giovanni Rucellai, il nobile mercante che gli dette piena fiducia e ingresso nei cantieri familiari: Palazzo Rucellai, la facciata di Santa Maria Novella, il tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio, fino alla Pieve di San Martino a Gangalandi, di cui Alberti era rettore. Tra i secondi la Cappella del Crocifisso in San Miniato, il tempietto della SS. Annunziata, il portico della Cappella dei Pazzi e il chiostro grande nel convento di Santa Croce, l’incrostazione marmorea del tamburo della cupola di Santa Maria del Fiore, il chiostro di San Lorenzo.
Un percorso che, passando per Impruneta, Pescia, Piombino, e Pienza, abbraccia luoghi ed esperienze d’eccellenza della Toscana rinascimentale.