Pasolini trent'anni dopo: presentazione il 16 ottobre (ore 12) alla Stazione Leopolda per il Festival del Libro di Pisa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 ottobre 2005 18:10
Pasolini trent'anni dopo: presentazione il 16 ottobre (ore 12) alla Stazione Leopolda per il Festival del Libro di Pisa

"Oggi Pasolini c’è sempre, quasi più che se fosse vivo". Perché, a trent'anni dal suo assassinio, quest'uomo controverso, quest'intellettuale scomodo, quest'artista versatile e prolifico, continua a far parlare di sé e a interrogare il nostro presente? Le risposte a questa domanda sono numerose e diverse. Francesca Romana Merli nel suo Lo specchio a colori. Pasolini trent'anni dopo (ZONA - pp. 176, euro 16,50 - collana "900 storie" diretta da Carlo D'Amicis) non prova nemmeno a sciogliere il quesito, semmai vi aggiunge altri motivi di urgenza e interesse.

Perché il suo ritratto, umano e artistico, di Pasolini reca un segno intimo molto forte, di un legame evidente tra lei e l'oggetto dei suoi studi e della sua passione: svelato con umiltà e pudore laddove compenetra fattori umani, lampante nel rigore conoscitivo, più che analitico, della vasta produzione di Pasolini. Lei aveva solo quattordici anni quando lui è morto, il 2 novembre 1975, lasciandole in traccia preziose letture di formazione.

PASOLINI E' MORTO PER NIENTE?
Francesca Romana Merli riprende oggi quella traccia per una personale indagine attorno a Pasolini, che inizia proprio dalla morte e dalla questione più bruciante e irrisolta di quella vicenda: chi e perché uccise Pier Paolo Pasolini? Attraverso la chiara e circostanziata ricostruzione del processo, del clima in cui si svolsero, al vaglio dei pareri storici più influenti, Francesca Romana Merli cerca indizi di verità, non solo nella cronaca giudiziaria ma nella natura stessa dell'uomo e dell'artista - ripetutamente perseguitato a motivo delle sue opinioni o della sua sessualità - apertamente avversando morbosità ipocrisie e illazioni con cui si è cercato di scandagliarne la figura in senso strumentale.

E - da donna che proviene, per discendenza ed esperienza, dal mondo del cinema e del teatro - Francesca Romana Merli tenta un parallelo arduo ma possibile tra il caso Pasolini e il caso Kennedy prendendo a spunto due film: Pasolini un delitto italiano di Marco Tullio Giordana e JFK di Oliver Stone. Forse che "Pasolini è morto per nessuna ragione. È morto per niente"? Quel niente che altrimenti si chiama ragion di stato?

LA PRODUZIONE ARTISTICA
Francesca Romana Merli scende poi nel profondo della scrittura e delle immagini di Pasolini.

E' il viaggio iniziatico della sua adolescenza, che procede, per alcuni versi: ma gli accresciuti strumenti critici e di conoscenza le permettono di entrare in ogni singola "stanza" pasoliniana con metodo e familiarità. I romanzi, le poesie, i film, i temi, la lingua e i linguaggi, sono riletti e rivisti puntualmente alla luce di un presente che è figlio di un andamento storico, sia dal punto di vista culturale che civile. Ricco è il sistema dei rimandi, non solo bibliografici ma quasi esistenziali, alla poetica pasoliniana: perché "Era quello il suo stile, dalla vita alla poesia e alla scrittura e ritorno".

La "disperata passione di essere nel mondo" che ha mosso e pervaso tutta la produzione artistica di Pasolini diviene il terreno sul quale Francesca Romana Merli si misura in scioltezza e competenza col corpus pasoliniano. Il risultato è una ricerca approfondita e rigorosa, una scrittura docile e esatta, attorno all'intellettuale italiano che più di ogni altro ha vissuto con insofferenza e libertà il rapporto con il potere, e che di quel rapporto è stato vittima, a prescindere dalle stesse verità sulla sua morte.



"Credo che non sia necessario - scrive la Merli - condividere tutto quello che ha scritto, o pensare che abbia detto in realtà cose diverse, o cercare di trovare nel mondo di oggi la prova che aveva ragione anche quando aveva torto". Eppure lo sguardo mobile, inquieto e innocente di Pier Paolo Pasolini sull'Italia del suo tempo ci segue ancora, "quasi più che se fosse vivo". Quasi fosse lo specchio a colori di una realtà opaca e sfuggente che, in trent'anni e più, è cambiata senza mai cambiare.

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