Serata conclusiva del Festival con il concerto degli Alta Madera, gruppo dal “latin sound acustico”, cartterizzato dall’assistenza di percussioni. Gran finale con l’esuberante e coinvolgente gruppo di Daniele Sepe, il poliedrico sassofonista partenopeo che unisce alle sue radici latine e mediterranee sonorità celtiche, balcaniche, creatività e fantasia, energia e voglia di ballare!
…attraversando l'aria, scivolando nel legno e rimbalzando nella pietra, suoni come pensieri, che gradualmente si trasformano in eleganti combinazioni digitali.
Fraseggi e ritmi che fanno volteggiare lo spirito, armonie vicine e lontane, delicate e robuste come le radici del castagno. Nobile legno che suona, alta-madera che canta. Tre amici musicisti che si esaltano ma non si turbano davanti ad un tango rioplatense o ad una rumba caraibica, né davanti ad un bolero suadente né alle prese col joropo incalzante. Il chorinho brasiliano entra ed esce dal corpo, che lo accoglie con l'allegria che si merita. Udite gente! Ascoltate la rinascita continua che ci regala la musica del mondo, l'arte del sentire con il cuore, il dono del lasciarsi andare, amore e grazia senza prezzo, per l'allegoria infinita della nostra vita di tutti i giorni.
(Daniel Rojas Chaigneau).
Il "viaggio" musicale di Alta Madera parte dalla tradizione della musica cubana, passa dal Brasile, l’Argentina e il Venezuela fino a raggiungere le sue origini ispaniche. Il forte impatto acustico ed il linguaggio jazzistico della musica degli Alta Madera porta in una direzione che forse potremmo definire "latin jazz acustico" o “world latin jazz”. L'elemento che caratterizza il suono di Alta Madera è sicuramente l'assenza delle percussioni, tipiche del "latin sound", sostituite da arrangiamenti strumentali attraverso i quali si espone l'idea ritmica.
Questo viaggio percorre prevalentemente musiche originali, filtrate dal carattere artistico dei tre musicisti; in particolare la musica cubana, terra del violinista Rubèn Chaviano, ma anche dall'esperienza degli altri musicisti Mino Cavallo e Filippo Pedol, che nonostante la diversa provenienza geografica, sono accomunati da lungo tempo da una ricerca stilistica: la musica latina.
Il successo nazionale ed internazionale di Daniele Sepe inizia a partire dal 1994 quando incide "Vite Perdite".
In quegli anni collabora alla realizzazione di colonne sonore per i seguenti registi: Martone "L'amore molesto", Ferrario "Figli di Annibale", Battiato "Cronaca di un amore violato", Pannone "Lettere dall’America"- "Sirena Operaia", Vacis - Baricco "Totem" Caria "Diciassette" e "Carogne", Cappuccio - Nunziata - Gaudioso "Il Caricatore" e "La vita è una sola", Squitieri "Blues Metropolitano". Nel 1998 è premiato al "Tenco" per "Lavorare stanca" (miglior album in dialetto) riceve la nomination per il PIM (Premio italiano della musica) e vince il premio qualità del ministero per una colonna sonora.
È invitato alle più prestigiose rassegne di World-Music europee: "Womad" Bruxelles, "La fete de la musique" Parigi, "Les Allumées" Nantes, "Beethoven Kunstenhalle" Berlino, "Opera Festival" Wexford, "Ritmos" Porto etc. Nel 2002 realizza la colonna sonora di "Amnesia" di Gabriele Salvatores presentato a Cannes. Pubblica "Jurnateri", sempre per "Il Manifesto". Il cd include il video di "Un Altra via d'uscita" che vince Castelli Animati. Pubblica il cd antologico "Senza Filtro" con Felmay, vince lo "Choc de la musique" in Francia e va nelle classifiche delle Words Charts Europee.
Pubblica "Anime Candide/Canzoni d' amore e di guerra" per il manifesto. E' invitato allo "Strictly World Music Festival" edizione 2003 a Marsiglia.