(26 maggio 2005) - "Clementina libera!": è il grido che sale da Firenze e si unisce alle voci di quanti, in queste ore, sono in attesa per Clementina Cantoni, la cooperante italiana di Care International sequestrata in Afghanistan. "Clementina libera!" è uno striscione, con il suo volto, che verrà posto, nelle prossime ore, sulla facciata restaurata di Palazzo Medici Riccardi. "A Kabul - spiega il Presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, all'origine dell'iniziativa - anche oggi hanno manifestato oltre 500 vedove afghane che ne chiedono il rilascio: vogliamo con questo segno fare crescere anche da qui la pressione pubblica per far liberare Clementina, che si è rivelata decisiva anche per le due Simone in Iraq.
Non possiamo stare fermi, tutti dobbiamo mobilitarci per questa donna che si fatta amare dai bambini e dalle donne dell'Afghanistan. E' importante che non cada il silenzio su questa vicenda", che sembra essere meno seguita rispetto ad altre. Palazzo Medici Riccardi, la "casa dei Medici" non può che "ospitare questo grido di dolore verso una giovane donna come la Cantoni", aggiunge Renzi. Il Presidente della Provincia, 30 anni, che proviene dal volontariato cattolico e in passato ha svolto servizi in Bosnia e Croazia durante la ricostruzione di quelle terre martoriate, "è vicino al coraggio di chi si spende per la pace e la ricostruzione dei popoli".
Lunedì 30 maggio alle ore 18, di fronte alla Prefettura, via Cavour 2, presidio per la liberazione di Clementina Cantoni.
Il comitato fiorentino Fermiamo la Guerra lo promuove aderendo all'appello nazionale.
Clementina Cantoni, una giovane cooperante italiana che collabora con Care International è stata rapita la sera del 16 maggio nel centro di Kabul.
Clementina era a Kabul da tre anni, attiva in un progetto a favore delle vedove, migliaia in Afghanistan, un paese attraversato da 25 anni di guerra e in cui per questi lunghi anni l’occupazione è stata garantita quasi esclusivamente dall’economia di guerra, dove il tasso di analfabetismo raggiunge l’87%, dove le donne sono ancora pesantemente discriminate e non godono di alcuna sicurezza né garanzia.
Il Presidente del Consiglio provinciale Pietro Roselli, in apertura di seduta, ha lanciato un forte appello per la liberazione della connazionale in Afghanistan, annunciando un telegramma di solidarietà alla famiglia.
“Dal rapimento di Clementina Cantoni sono passati 10 giorni. Ci troviamo, ancora una volta, in questo Consiglio, a parlare di una volontaria che ha messo a disposizione le proprie virtù per il bene di un paese straniero. Oggi a noi interessa solo che Clementina stia bene e che venga liberata al più presto. Sappiamo che a Kabul, anche oggi hanno manifestano oltre 500 vedove afghane che ne chiedono il rilascio. Ma non basta. Come Consiglio provinciale esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla famiglia di Clementina Cantoni e all’organizzazione “Care” di cui fa parte, fiduciosi che si possa arrivare ad una lieta conclusione di tutta la vicenda”.