Rapimento giornalista italiana in Iraq: le reazioni a Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 febbraio 2005 19:17
Rapimento giornalista italiana in Iraq: le reazioni a Firenze

Sgomento alla notizia del rapimento della Giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena in Iraq. Giuliana è persona da sempre impegnata sul terreno della difesa della pace, dei diritti umani e dell'emancipazione e dignità della donna. Ha conoscenze di prim'ordine delle realtà islamiche, alle quali ha saputo offrire preziosi spunti di riflessione critica. Testimonianze (del cui Consiglio di redazione Giuliana fa parte) e il Cospe (di cui Giuliana è socia onoraria), da sempre si avvalgono della sua competenza e della sua generosa disponibilità.

Questo il testo dell'intervento dei consiglieri dei gruppi consiliari di Rifondazione Comunista, DS, Comunisti Italiani , "Democrazia è Libertà La Margherita - Uniti nell'Ulivo"; Verdi; SDI; "Unaltracittà/unaltromondo":
«Esprimiamo solidarietà e preoccupazione per il rapimento della giornalista del Manifesto Serena Sgrena, avvenuto nella capitale irakena Baghdad.

La notizia dell'assalto alla vettura su cui Serena viaggiava con un suo collaboratore, del quale ancora non si conosce il nome, da parte di un gruppo armato denuncia, ancora una volta, il deterioramento delle condizioni sociali e di sicurezza in cui si trova l'Iraq dall'inizio del conflitto. Anche le elezioni del 30 gennaio scorso, di notevole importanza vista la grande partecipazione degli sciiti e dei curdi, non possono, da sole, rappresentare una svolta decisiva che diventa sempre più necessaria e urgente Infatti il clima di guerra che permane in tutto il paese, Baghdad compresa, impedisce qualsiasi tipo di attività anche la più civile e distante dalle azioni belliche come la raccolta di testimonianze a cui si apprestava Serena al momento del rapimento.

Appare sempre più evidente che la guerra ancora in atto in Iraq sia stato un tragico errore a cui ha contribuito anche il governo italiano che continua colpevolmente a negare che la missione "Antica Babilonia" non sia una missione di peace-keeping, ma una vera e propria guerra. Ci schieriamo dalla parte della Costituzione che ripudia la guerra e al fianco di Romano Prodi nel chiedere il ritiro immediato delle truppe di occupazione e la ripresa del dialogo e della diplomazia internazionale, senza le quali nessuna pace e democrazia sarà mai possibile in Iraq».

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