Numerosi sono i motivi di interesse del secondo concerto della stagione sinfonica al Teatro Comunale, in cartellone venerdì 28 gennaio, con inizio alle ore 20.30, e sabato 29 alle 19, senza la consueta pomeridiana domenicale.
Innanzitutto il ritorno sul podio dell’Orchestra del Maggio Musicale del russo KIRILL PETRENKO, già applaudito dal pubblico fiorentino e attualmente Direttore principale della Komische Oper di Berlino, teatro all’avanguardia sul versante della sperimentazione nel teatro di regia.
Quindi il debutto di due giovani ma già affermati musicisti tedeschi.
Il primo, ventiseienne, è il violoncellista JOHANNES MOSER, figlio e nipote d’arte (la zia è il celebre soprano Edda Moser), vincitore nel 2002 del Concorso Ciajkovskij di Mosca e indicato come uno dei maggiori talenti emergenti nel mondo del concertismo (si è già esibito insieme a un grande direttore come Valery Gergiev e ha in programma concerti con Pierre Boulez, Riccardo Muti, Zubin Mehta e Lorin Maazel). La seconda è il soprano BIRGID STEINBERGER, cantante di casa nei teatri di Vienna, Berlino e Monaco di Baviera, dove ha partecipato alla recita del Pipistrello diretta da Zubin Mehta che il 31 dicembre 1999 ha salutato l’arrivo del nuovo secolo.
Nella prima parte della serata, Moser presenterà, per la prima volta al Teatro Comunale, il Concerto in mi minore op.
85 per violoncello e orchestra del compositore inglese tardoromantico Edward Elgar, noto per le sue pompose Marce sinfoniche “di circostanza”. Il Concerto venne scritto nel 1919, in un solitario cottage nei boschi del Sussex, sull’onda emotiva degli orrori vissuti dal musicista durante la prima guerra mondiale.
Tutta la seconda parte del concerto è occupata dalla Sinfonia n. 4 di Gustav Mahler, l’ultimo dei grandi lavori ispirati e influenzati dal ciclo dei poemi popolari tedeschi “Il corno magico del fanciullo”.
Anche Mahler, come Elgar, ricorse all’ispirazione della Natura, ritirandosi tra il 1899 e il 1901 sulle Alpi salisburghesi. Questa straordinaria partitura - nota come “La vita celestiale”, dal soavissimo canto intonato nel movimento conclusivo dal soprano solista che, con voce infantile, descrive la bellezza del Paradiso - fu accolta negativamente dal pubblico e dai recensori alle due prime esecuzioni ma è oggi uno dei capolavori più amati di Mahler che, per quasi un’ora ininterrotta di musica, elabora un percorso che prende spunto dalla lettura di Nietzsche per concludere con trasparenti visioni celesti.