Il 5 Agosto 1944, nel popoloso quartiere di Castello, i tedeschi in ritirata uccisero per rappresaglia 12 cittadini inermi. Una lapide di marmo, sulla facciata dell'Istituto Farmaceutico Militare in via Reginaldo Giuliani 201, riporta i loro nomi: Francesco Granili, Michele Lepri, Tullio Tiezzi, Mario Lippi, Ugo Bracciotti, Aldo Bartoli, Vittorio Nardi, Attilio Uvali, Francesco Jacomelli, Giorgio Biondo, Silvano Fiorini, Beppino Marzola. Il sessantesimo anniversario dell'eccidio sarà commemorato dopodomani.
Il raduno è fissato alle 17.30 in piazza del Sodo da dove partirà un corteo fino all'Istituto Farmaceutico Militare. Alle 18 è prevista una messa officiata dal cappellano militare e al termine sarà deposta una corona in memoria dei caduti. Il Comune di Firenze, col gonfalone, sarà rappresentato dall'assessore Simone Siliani che terrà la commemorazione, assieme alla presidente del Quartiere 5 Stefania Collesei. Alle 19.15 una rappresentazione scenica, liberamente tratta dal libro (edito dalla presidenza del Consiglio comunale) "La strage di Castello" a cura dell'Associazione Culturale Teatri d'Imbarco.
Con questa rappresentazione prosegue l'impegno del Quartiere 5 della ricostruzione della memoria. E' giusto ricordare che recentemente un altro lavoro ha portato a far luce sulle vicende che portarono all'uccisione di Maria Penna Caraviello e Mary Cox, fatte prigioniere dalla polizia repubblichina e uccise all'alba del 21 giugno 1944. Il volume contiene il rapporto dei servizi segreti inglesi sulla strage. Il rapporto è stato scoperto nel 1998 da Stuard Hood, professore e giornalista inglese ed ex partigiano della brigata Lanciotto che l'ha spedito in Italia ad Alvaro Biagiotti, suo compagno nella Resistenza.
L'anziano ricercatore campigiano si era rivolto ad Hood chiedendogli di verificare se negli archivi del Public Record Office di Londra esistesse qualche documentazione su un eccidio nazista avvenuto nell'agosto del 1944 a S. Piero a Ponti. Lo storico inglese rispose che non aveva trovato niente in proposito ma inviò comunque un fascicolo su un'altra strage, quella di Castello appunto, che era stata documentata da un'indagine della 78a sezione del SIB (Special Investigation Branch) nella primavera del 1945 e condotta dal Sergente T.W.
Smedley. Il rapporto è molto accurato e preciso. L'episodio è ricostruito nei suoi antefatti e nel suo epilogo tramite testimonianze precise e concordanti che accreditano una versione agghiacciante: l'uccisione di 12 uomini, infatti sembra sia stata determinata dalla menzogna di un soldato tedesco che dopo essere stato ferito, probabilmente da un suo commilitone, nel corso di una colluttazione conseguente ad un tentativo di stupro verso una donna, riferì di aver subito un attacco da parte di un gruppo di partigiani.
Di qui, l'irruzione improvvisa di un gruppo di soldati tedeschi negli scantinati dell'Istituto Farmaceutico Militare ove erano raccolte due o trecento persone lì convenute per sfuggire ai bombardamenti, il prelievo casuale e brutale di dieci uomini, l'assassinio con un colpo in bocca di un giovane che cercava di ostacolare questo prelievo, la fucilazione immediata nel cortile dell'Istituto.
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Fra il 3 e il 4 agosto 1944 un gruppo di SS catturò e trucidò nei pressi di Rignano la moglie e le figlie del cugino di Albert Einstein, Robert.
Il barbaro eccidio verrà ricordato domani, mercoledì 4 agosto, nel suo sessantesimo anniversario, con una cerimonia nel cimitero di Badiuzza, nella campagna rignanese, dove sono sepolte Cesarina, Luce e Cici Einstein e dove è stata eretta una stele.
Saranno presenti, insieme all’assessore alla cultura del Comune di Rignano Lucia Bencistà, il presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi e Mario Fineschi, in rappresentanza della comunità ebraica fiorentina.
L'ingegner Robert Einstein, cugino di Albert, assieme alla moglie Cesarina Mazzetti, di 58 anni, ed alle figlie Luce, di 27 anni, e Cici, di 18, aveva abbandonato la Germania per sfuggire alle persecuzioni razziali e risiedeva in località "Le Corti", nella tenuta "Il Focardo".
Gli Einstein erano ebrei e le due figlie, dopo l’emanazione delle leggi razziali erano state escluse dall'Università e dalla scuola.
Gran parte della villa era stata requisita dal comando germanico e c'era sempre un via vai di ufficiali nazisti, che-però non molestavano né minacciavano gli Einstein.
Ai primi di agosto del 1944 avvenne la ritirata delle forze del Terzo Reich, pressate dalle armate alleate.
L'ingegner. Einstein, per sfuggire a possibili pericoli e per le insistenze del fattore e dei contadini, si nascose nel bosco.
Nel tardo pomeriggio del 3 agosto 1944 giunse al "Focardo" una pattuglia di SS che pretese di avere vitto e vino. Intorno alle 20 le SS catturarono la Signora Einstein e le figlie, che si trovavano in una cantina con un gruppo di contadine, e le trascinano nella villa.
Nell'interno dell'immobile certamente si svolse un pressante interrogatorio. Le SS volevano con ogni probabilità catturare ad ogni costo Robert Einstein.
La signora Einstein, accompagnata da due aguzzini, fu costretta ad uscire dalla villa e chiamare a gran voce il marito, che però fu convinto a non uscire allo scoperto.
I nazisti riportarono la povera donna nella villa, dalla quale si udirono poi raffiche di mitra e si levarono alte fiamme. Erano le prime ore del 4 agosto 1944. Le SS avevano assassinato le tre donne, forse dopo averle violentate.
Undici mesi dopo, stroncato dal dolore, nel giorno dell’anniversario del suo matrimonio e nelle stesse stanze dell’eccidio, Robert Einstein si tolse la vita.
(mr)