Non si parla più di autorizzazioni edilizie e di attestazione di conformità, ma solo di concessioni e dichiarazioni di inizio attività (Dia). Per fare chiarezza, a un mese dall’entrata in vigore del testo unico nazionale, il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza alcune modifiche normative. La Toscana si adegua così alle novità di maggior rilievo contenute nella normativa statale, ma riconferma allo stesso tempo l’autonomia regionale su concessioni, Dia, procedure e sanzioni. La nuova legge risponde alle esigenze degli enti locali e dei professionisti, che da tempo chiedevano maggiori certezze su come regolarsi.
Le novità entreranno in vigore 60 giorni dopo la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, nel frattempo farà testo la “vecchia” legge 52 del ‘99, per dar tempo agli enti di conformarsi. La nuova suddivisione delle opere, tra quelle che necessitano di concessione e quelle soggette solo a Dia, è il punto di partenze per una serie di altre disposizioni tese a chiarire e regolare meglio le procedure. Le differenze di maggior rilievo rispetto alla normativa precedente sono state illustrate in aula da Sirio Bussolotti (Democratici di sinistra), presidente della commissione Territorio e ambiente.
La legge specifica che rientrano tra le opere soggette a concessione anche gli interventi di “sostituzione edilizia” (demolizioni e ricostruzioni che ricadevano nel caso delle ristrutturazioni urbanistiche, ma non intaccano il tessuto delle infrastrutture e delle opere di urbanizzazione). Basta invece la Dia per le demolizioni e “fedeli ricostruzioni” degli edifici, dove sono considerate fedeli ricostruzioni quelle realizzate con gli stessi materiali o materiali analoghi prescritti negli strumenti urbanistici comunali (prima si parlava sono di “identici materiali”).
Alcune opere possono essere eseguite senza nessun titolo abilitativo: le manutenzioni ordinarie che non cambiano l’aspetto esteriore degli edifici, gli interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche, alcune opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo. Si può procedere senza l’adeguamento del titolo abilitativo per una serie di varianti in corso d’opera, compreso l’aumento delle unità immobiliari a parità di superficie utile e di sagoma. Per quanto riguarda i procedimenti, se per l’esecuzione dei lavori sono necessari pareri, nulla osta o altri atti, l’interessato può scegliere se provvedere direttamente o lasciare il compito al Comune.
I termini per il rilascio delle concessioni sono di 60 giorni, più 15 per l’acquisizione degli eventuali pareri, ma possono essere raddoppiati per progetti particolarmente complessi. La competenza per attestare il rispetto delle norme igienico-sanitarie spetta al professionista; occorrerà il parere dell’Asl solo se sono necessarie valutazioni tecnico-discrezionali. Su tutti gli articoli che riguardano la sicurezza, viene inserita come punto di riferimento anche la normativa tecnica per le imprese.
La legge regola in maniera più chiara anche la documentazione da presentare per la Dia, le varianti in corso d’opera, i termini di inizio e fine lavori, le verifiche del Comune sulla correttezza della documentazione e dei lavori, le domande per sanatoria. I Comuni potranno disciplinare ulteriormente alcuni aspetti, ad esempio sulla realizzazione di opere di urbanizzazione da parte di soggetti del privato-sociale o sulla creazione degli sportelli unici. Nuove disposizioni anche per contributi e sanzioni.
Si specificano i casi in cui sono dovuti gli oneri di urbanizzazioni e il contributo commisurato al costo dell’opera (anche per gli interventi di ristrutturazione edilizia) e i casi di esonero. Si esplicita ad esempio la gratuità per le autorimesse pertinenziali, mentre si riafferma la possibilità di sottoporre al pagamento degli oneri anche gli interventi di mutamento di destinazione d’uso senza opere. Calano le sanzioni per omesso o ritardato pagamento, dal 20-50-100% di aumento sul contributo stesso al 10-20-40%, a seconda dei mesi di ritardo (4, 6, 8 mesi).
Nessuna novità invece per quanto riguarda l’attribuzione ai Comuni delle funzioni relative alle costruzioni in aree sismiche: questa parte della proposta di legge è stata stralciata, per ulteriori approfondimenti. La Giunta regionale stabilirà con regolamento i criteri per la definizione dei parametri urbanistici ed edilizi che i Comuni dovranno utilizzare nei loro strumenti urbanistici. Il Consiglio regionale ha infine approvato, sempre a maggioranza, un ordine del giorno, per cambiare la percentuale di incidenza degli oneri di urbanizzazione a favore di centri civici e sociali, attrezzature culturali e sanitarie, chiese e altri edifici di culto.
Ultimo argomento all’ordine del giorno per l’ultima seduta del Consiglio regionale prima della pausa estiva, le modifiche alla legge sull’edilizia alla fine sono state approvate con il voto favorevole della maggioranza, da cui si è staccato Fabio Roggiolani (Verdi), che ha votato contro insieme al centro-destra; astenuti i consiglieri di Rifondazione comunista.
Roggiolani ha votato contro perché non è stata accolta la sua richiesta di rinvio. “La commissione ha licenziato la legge solo ieri – ha dichiarato – Data la complessità della materia, non c’è stato il tempo materiale di esaminarla per i consiglieri che fanno parte di altre commissioni”. Per Roggiolani, che ha citato in particolare le osservazioni mosse al testo dal Consiglio delle autonomie locali, alcuni passaggi della legge rischiano di essere “estremamente pericolosi”, perché avvalorano il testo unico del Governo.
“Quando uscì quel provvedimento il centro-sinistra gridò allo scandalo, ora mi sembra che ci stiamo allineando”, ha detto, riservandosi comunque di “aggiustare il tiro con una valutazione più calma ed eventuali proposte emendative”. A Roggiolani ha risposto il presidente della commissione, Bussolotti, richiamando una lettera dell’Anci che richiedeva urgentemente l’approvazione della normativa di raccordo tra la 52 ed il testo unico. Bussolotti, illustrando il testo, ha parlato di modifiche che non intaccano profondamente l’impostazione della 52 ma ne chiariscono diversi aspetti, anche in considerazione del testo unico.
“Non ci sono aspetti pericolosi, non ci sono colpi di mano, c’è stata un’accelerazione dei lavori dovuta alla necessità di fare chiarezza e dare garanzie ai Comuni, ma tutti gli approfondimenti necessari sono stati fatti”, ha detto. Anche il vicepresidente della Giunta regionale, Angelo Passaleva, si è espresso contro il rinvio con le medesime motivazioni. Bussolotti inoltre ha sottolineato che è stato inserito un richiamo alla normativa tecnica sulla sicurezza, andando incontro alla recente proposta di legge Frosini-Rossi per la sicurezza nei cantieri edili.
Franco Banchi (Udc), vicepresidente della commissione, ha espresso riserve sia di metodo che di merito. Di metodo, perché il lavoro appare frettoloso mentre avrebbe dovuto essere più approfondito. Di merito, perché secondo lui la filosofia della legge regionale è profondamente diversa da quella del testo unico, rispetto al quale la Toscana ha un atteggiamento in controtendenza, conservatore e contraddittorio. In particolare, mentre il testo unico elimina la concessione sostituendola col ‘permesso a costruire’, la legge regionale mantiene la vecchia dizione.
“Non è solo una questione terminologica – ha spiegato – Se diciamo ‘permesso a costruire’, intendiamo che il diritto è già in capo al cittadino, se diciamo ‘concessione’ intendiamo che il diritto è dello Stato”. Per Banchi, la legge dovrebbe rispettare la nuova dizione, prevedere ulteriori semplificazioni e promuovere l’istituzione dello sportello unico, anche sostenendo finanziariamente i piccoli comuni. Anche Paolo Marcheschi, di Forza Italia, si è detto perplesso sull’improvvisa accelerazione dell’iter.
“Il testo unico prevede l’emanazione di decreti legislativi come principi-quadro per le Regioni – ha detto – Non si capisce perché non si è scelto di attenderli, in questo modo dovremo tornare a metter mano alla legge un’altra volta”. Per Marcheschi, la materia è di legislazione concorrente e, anche se il testo unico concede autonomia su come regolare ulteriormente i titoli abilitativi, già il fatto di mantenere in vita le concessioni in luogo dei permessi è incompatibile con gli indirizzi nazionali.
In conclusione, per il consigliere una pausa “avrebbe fatto bene a tutti” e magari avrebbe portato anche ad un voto unanime. Per Rifondazione comunista, infine, è intervenuto il capogruppo, Giovanni Barbagli, per dichiarare il voto di astensione, motivato soprattutto dalla complessità della materia e dalla necessità di ulteriori approfondimenti.