Problemi e prospettive dell'inquinamento da Pm10 sono stati al centro del convegno promosso dall'assessorato all'ambiente e alla mobilità che si è tenuto ieri nel salone de' Dugento. Amministratori, tecnici ed esperti hanno analizzato il fenomeno e discusso delle possibili soluzioni. "Si conclude con oggi la sperimentazione che avevamo previsto per due mesi con il blocco dei veicoli non catalizzati e daremo conto di questa esperienza entro il 30 aprile in consiglio comunale - ha spiegato l'assessore alla mobilità e all'ambiente Vincenzo Bugliani -.
Non significa alzare bandiera bianca verso il Pm10, ad ottobre ricominceremo il cammino con misure progressive di limitazione ai mezzi più inquinanti con provvedimenti concordati e realizzati con gli altri comuni dell'area metropolitana, con la Provincia e con la Regione". Bugliani ha poi ricordato l'obiettivo del raggiungimento entro il 2005 di un parco veicolare circolante meno inquinante e la possibilità di usufruire di incentivi per l'acquisto di mezzi più ecologici. Un grande successo, ad esempio, è stato riscontrato con i taxi: 98 i nuovi taxi ecologici che circolano in città, contro i 117 venduti in tutta Italia.
"Non basta cambiare i veicoli o i combustibili, ma è necessario incidere anche sui modi di viaggiare" ha aggiunto Bugliani. Il trasporto su strada rappresenta infatti la principale fonte per le emissioni di polveri fini che in questo caso costituiscono, secondo Arpat, più del 40% delle emissioni complessive. In ambito urbano, poi, secondo i dati illustrati nel convegno da Riccardo De Lauretis dell'Apat di Roma, il 65% dell'inquinamento da polveri fini è causato dal trasporto su strada, mentre per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento le normative europee hanno portato a un abbattimento delle emissioni.
Nel decennio 1990-2000, comunque, le emissioni relative al trasporto passeggeri si sono ridotte in modo più rilevante (-32%) di quelle relative al trasporto merci (-17%). I veicoli commerciali pesanti, infatti, risultano essere al primo posto tra i principali imputati dell'inquinamento da Pm10, insieme alle vecchie auto diesel e ai vecchi motorini, seguono le auto a benzina. La riduzione delle emissioni sia per le auto a benzina che diesel è avvenuta in seguito al rinnovo del parco circolante con veicoli che rispondono alle direttive europee Euro 1 e Euro 2 e al recepimento delle direttive relative alla qualità dei combustibili.
Il miglioramento del processo di combustione nei motori sia ad accensione spontanea (diesel) che comandata (benzina o Gpl) e l'introduzione delle marmitte catalitiche nelle auto a benzina hanno comportato una generale riduzione delle sostanze inquinanti previste nelle normative incluso il Pm10. Nella sua relazione, infine, Antonio Febo del dipartimento qualità dell'aria del Cnr ha messo in evidenza la necessità di analizzare il fenomeno Pm10 per determinare i valori medi e il numero di volte in cui vengono superate le soglie di attenzione e di allarme.
Capire come e perché, infatti, si arriva a superare il tetto di attenzione di 50 microgrammi per metro cubo previsti dalla normativa regionale è fondamentale per individuare le strategie per combattere il fenomeno con politiche di ampio raggio. Del resto, come ha ricordato Daniele Grechi del dipartimento fiorentino dell'Arpat, il rispetto dei limiti di riferimento per l'inquinamento da Pm10, indicati dall'Unione Europea, non possano essere garantiti dal solo progresso tecnologico che favorirà la circolazione di un numero sempre maggiore di veicoli e di carburanti ecologici.
Serviranno anche interventi strutturali a livello urbano.