In una città dove i cantieri sorgono come funghi, i cartelli mobili, quelli di emergenza, non sono più un’eccezione bensì la regola. E se il 2003 è davvero l’anno del disabile, il migliore dei modi per celebrarlo dovrebbe essere almeno quello di onorare gli impegni solenni presi con grandi frasi da chi ci amministra. Come nel caso del sindaco Leonardo Domenici, protagonista della nota passeggiata in città fatta prima su una sedia a ruote e poi con la benda sugli occhi, della serie Guardate e poi scappate via! il tutto sotto gli occhi di giornalisti e telecamere.
Ebbene ci si potrebbe chiedere cosa sia cambiato da allora. La risposta è immediata: niente.
I cartelli mobili hanno continuato a moltiplicarsi, nell’assoluto non rispetto di quei particolari che determinano un’accettabile qualità di vita per le persone disabili come i non vedenti. E così come un semplice scalino di qualche centimetro fa la differenza per chi è costretto in carrozzina, anche il rispetto delle necessità di una categoria di pedoni che, suo malgrado, deve utilizzare i marciapiedi, può testimoniare il rispetto delle norme e degli impegni assunti.
Nella maggior parte dei casi suddetto tipo di cartellonistica è situata a intralcio dei tracciati pedonali, facendo affidamento sulle capacità di scansarli del povero cittadino costretto a passare in queste vere e proprie gimcane. Senza poi considerare che le basi degli stessi cartelli, hanno sempre dimensioni inferiori, o comunque diverse, dalla sagoma dell’avviso in lamiera che supportano. Questo dettaglio è particolarmente insidioso per i non vedenti, che con il bastone non riescono a calcolare la giusta distanza da tenere per non finirci addosso.
«Purtroppo l’unico atto concreto della amministrazione comunale – dice il presidente della Uic di Firenze Antonio Quatraro – è un incontro con i vigili urbani e il delegato del sindaco, dottor Rugiadi, nel lontano settembre del 2002.
All’ordine del giorno fu messo l’impegno a realizzare un tipo di cartello mobile adeguato, che non disturbasse né i pedoni normodotati né gli automobilisti, ma che al tempo stesso assicurasse l’incolumità alle persone non vedenti. Tuttavia da quel giorno ancora nulla è accaduto, se non la nostra insistenza sia presso la segreteria del sindaco, sia presso i tecnici che all’epoca si esposero con certe promesse».