A Firenze si incontrino tutti i premi Nobel per la pace per chiedere la sospensione dell'embargo all'Iraq. E' quanto prevede una risoluzione approvata a larga maggioranza (25 voti favorevoli, 2 contrari e 4 astenuti) dal consiglio comunale. Il documento, presentato dalla capogruppo di Rifondazione Comunista Monica Sgherri, è stato emendato dalla commissione per la pace e la solidarietà internazionale presieduta da Lorenzo Marzullo e chiede «l'avvio un processo di disarmo e di cooperazione internazionale nell'area medio-orientale».
Nel documento si sottolinea anzitutto «le forti opposizioni e perplessità di organismi internazionali come l'ONU, di paesi come Cina, Russia, Germania, Francia e mondo arabo che ritengono necessario fare ogni sforzo politico e diplomatico per evitare un intervento armato che provocherebbe disastri enormi per la popolazione civile e pesanti conseguenze per gli equilibri mondiali». «La guerra non porta alla pace ma apre le porte a nuove guerre e nuovi conflitti - prosegue la risoluzione - e anche se autorizzata dall'Onu non farebbe diventare questo giusto un conflitto che parte da presupposti sbagliati».
La risoluzione chiede inoltre al governo italiano «di rispettare l'articolo 11 della Costituzione, di attivare un'adeguata iniziativa diplomatica tesa a evitare un conflitto armato, di adoperarsi in tutte le sedi per porre fine all'embargo economico all'Iraq che, in dieci anni ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone, ma non ha scalfito il potere di Saddam Hussein», di «rivelare urgentemente al Parlamento l'interpretazione formale, che il governo intende assumere, della risoluzione dell'Onu, in modo da aderire all'ispirazione sostanziale dell'articolo 11 della Costituzione».
«Dal consiglio comunale si è levato un no forte e radicale alla guerra in Iraq, un no che va ad aggiungere valore all'enorme e partecipata manifestazione contro la guerra che si è tenuta a Firenze durante il Forum Sociale Europeo».
Questo il commento del presidente della commissione per la pace e la solidarietà internazionale Lorenzo Marzullo dopo l'approvazione, da parte dell'assemblea di Palazzo Vecchio, della risoluzione contro la guerra in Iraq. «Sono molto soddisfatto di questa votazione - ha rilevato il presidente Marzullo - quella contro l'Iraq potrà diventare un vero e proprio disastro planetario. Dopo un embargo commerciale di dodici anni, il conflitto non solo andrà ad aggiungere dramma al dramma ma rischierà anche di destabilizzare l'intera area medio-orientale, fornendo argomenti ed alibi al fondamentalismo».
«Saddam Hussein è un tiranno che ha massacrato il popolo curdo e gli oppositori del regime - ha concluso Marzullo - ma non dimentico che proprio gli Stati Uniti e altri paesi occidentali hanno foraggiato ed armato il dittatore iracheno. Credo fermamente che dopo il terribile ed efferato attentato alle Torri gemelle di New York, gli Usa avrebbero potuto, grazie alla larga alleanza fra Stati creatasi contro il terrorismo, gettare le basi di una vera cooperazione internazionale contro ogni forma di tirannia, barbarie e violazione dei diritti umani, per una pace vera e duratura.
La guerra contro l'Iraq, invece, rovescia questo modo di pensare e di agire perché fa della guerra preventiva l'unico strumento per risolvere le controversie fra i popoli».
«Occorre fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per evitare la nuova guerra all'Iraq ormai all'orizzonte. Per questo motivo il consiglio comunale ha fatto bene a fare sentire la sua voce». Lo ha detto Giovanni Fittante, capogruppo di Insieme per l'Ulivo in Toscana.
«Firenze - ha aggiunto Fittante - si è sempre caratterizzata come città di pace e per la sua tradizionale propensione al dialogo tra i popoli.
E' inaccettabile che dopo l'11 settembre si continui a pensare che il terrorismo possa essere debellato con la guerra. E' necessario invece perseguire nuovi metodi per risolvere i problemi partendo da quello diplomatico fino ad un'azione di intelligence preventiva. I terroristi non sono stati sovrani ai quali si può fare la guerra e la politica di Bush in questo caso si dimostra miope e senza via di uscita».