FIRENZE- Due ipotesi di intervento per assicurare una bonifica definitiva al Merse e mettere termine ad un sistema di depurazione provvisorio e costosissimo. Ma anche per chiudere una vicenda iniziata nell'aprile 2001, con la fuoriuscita delle acque minerarie, e più in generale la storia dello sfruttamento minerario di una zona di grande pregio ambientale. Tutto questo significa la consegna dello studio previsto dall'accordo di programma del luglio 2001 - siglato dalla Regione Toscana, dalle Province di Siena e Grosseto, dai Comuni di Montieri e Chiusdino - "per l'attuazione degli interventi urgenti e la predisposizione di un progetto di bonifica conseguente alla sversamento nel fiume Merse delle acque che provengono dalla ex miniera di Campiano nel Comune di Montieri".
Lo studio, con le due ipotesi di intervento, è stato presentato oggi a San Galgano, presente l'assessore regionale all'ambiente Tommaso Franci, che ha ricordato come esso abbia confermato le responsabilità di chi ha gestito il compendio minerario. "Nelle prossime settimane - ha spiegato - ricontatteremo di nuovo l'Eni, perché riteniamo che debba risarcire tutta la somma finora anticipata e che debba assumere la titolarità dei prossimi interventi". La storia La miniera di Campiano si trova nel comune di Montieri, nell'area delle Colline Metallifere.
Si tratta di una zona interessata da sempre alle attività estrattive. In particolare per l'Alta Valle del Merse si ha notizia di attività minerarie a partire dal Quattrocento. Quanto alla miniera di Campiano, l'attività estrattiva è stata avviata agli inizi degli anni Settanta e ha interessato lo stesso filone di pirite della miniera delle Merse, sia pure a maggior profondità, tanto da scendere fino ad 800 metri dalla quota di imbocco. Questo fino al 1994. Nel 1995 un decreto ministeriale ha sancito la chiusura definitiva della miniera e la rinuncia alla concessione.
E' importante ricordare che nel periodo di attività della miniera, al fine di garantire lo sfruttamento del giacimento e la sicurezza dei lavoratori, erano artificialmente estratte, depurate ed immesse nelle acque superficiali le acque sotterranee rinvenute durante gli scavi: operazioni che si sono concluse con la cessazione delle attività. Nell'aprile 2001, le acque sotterranee, non più estratte, hanno iniziato a fuoriuscire dalla gallerie, con una portata di 15 litri al secondo ed una temperatura media di 38 gradi.
Si tratta di acque acide, con una forte concentrazione di ferro ed un'elevata presenza di altri metalli - arsenico, cadmio, cromo, manganese, rame e zinco - e solfati. Tutto questo producendo una grave compromissione ambientale, che si è resa particolarmente visibile anche per i sedimenti rossastri che si sono prodotti nei corsi d'acqua riceventi (il fosso Ribudelli e e quindi il fiume Merse). L'impegno di Regione ed enti locali. Già all'indomani della fuoriuscita la Regione Toscana, le amministrazioni provinciali di Siena e Grosseto, i Comuni di Montieri (Gr) e Chiusdino (Si) hanno immediatamente promosso incontri di verifica, identificando nella Società mineraria Campiano (gruppo Eni), il soggetto a cui spetta l'esecuzione degli interventi di messa in sicurezza d'emergenza.
Questo è il senso anche dell'ordinanza del sindaco di Montieri, a cui la Società però non ottempera, ricorrendo contro l'atto. Saranno Regione ed enti locali a sostituirsi al soggetto inadempiente, sottoscrivendo l'accordo di programma che prevede anche gli interventi di emergenza. La Regione rende subito disponibili un primo stanziamento di poco meno di 650 mila euro, tranne poi avviare la procedura per il recupero delle spese sostenute. Gli interventi di emergenza. Grazie all'intervento di Regione ed enti locali in un mese entra in funzione un impianto provvisorio di depurazione, con il quale si punta ad eliminare l'immissione di metalli pesanti nel Merse.
I controlli effettuati dall'Arpat di Grosseto segnalano abbattimenti del ferro superiori al 99 per cento e abbattimenti di altri metalli in percentuali comprese tra il 90 e il 99 per cento. Ogni mese l'impianto intercetta fanghi per 300-350 tonnellate. Si tratta comunque di una soluzione provvisoria, considerando anche la sua onerosità. Al 31 gennaio 2003 le spese ammonteranno a 2 milioni e 363 mila euro, interamente a carico del bilancio regionale. Si calcola anche che se questa soluzione di urgenza diventasse definitiva i costi oscillerebbero tra un euro e cinque euro al metro cubo di acqua, a seconda della tecnologia adottata.
I costi lieviterebbero a 6 euro al metro cubo se si volessero ottenere acque compatibili per successivi usi civili. Lo studio di Geoscience. Si è reso dunque necessario individuare una soluzione definitiva, così come indicato dall'accordo di programma del 26 luglio 2001, che a questo proposito prevedeva l'esecuzione di uno studio complessivo, in grado di rispondere alle esigenze di bonifica, depurazione delle acque ed eventuale loro riutilizzo, smaltimento dei fanghi. Lo studio, affidato a Geoscience, ha consentito di analizzare due possibili opzioni di soluzione, puntando su interventi che dopo la realizzazione non determinino costi correnti di gestione e manutenzione. Lo studia individua due opzioni "fattibili": - la chiusura idraulica delle miniere Merse e Campiano, con l'esecuzione di opere di prevenzione e mitigazione, in modo da prevenire anche situazioni di crisi connesse a periodi alta piovosità.
Costo previsto, poco più di 5 milioni di euro. - iniezione delle acque nel pozzo di Ciciano, perforato da Enel-Greenpower per esplorazione geotermica e risultato non produttivo. Costo previsto, 10 milioni e 240 mila euro. Geoscience raccomanda l'adozione della prima soluzione, in quanto "ritenuta quella che ha minori incognite, maggiore affidabilità nel tempo ed ha un livello di flessibilità tale che permetterà di fronteggiare meglio gli eventuali imprevisti". Il soggetto obbligato alla realizzazione degli interventi di bonifica è indicato nella Mineraria Campiano Spa, in quanto ultimo intestatario delle attività connesse alle concessioni minerarie.