Produrre abbastanza cibo non basta a sconfiggere la fame nel mondo. Esistono altri fattori che determinano il problema come la disoccupazione, il crollo dei mercati di alcuni beni o il repentino aumento dei prezzi di altri. E le risposte politiche non possono non tenerne conto.
È il messaggio lanciato da Amartya Sen, Premio Nobel per l'Economia 1998, che ha ricevuto ieri pomeriggio all'Università di Firenze la laurea honoris causa in Scienze Agrarie Tropicali e Subtropicali.
Amartya Sen è stato calorosamente festeggiato da un centinaio di studenti di Agraria che hanno assistito alla cerimonia.
La laurea fiorentina gli è stata conferita, come si legge nella motivazione, "per aver saputo dare una dimensione etica all'economia ed alla politica dello sviluppo e per il fondamentale contributo al miglioramento del benessere dell'umanità fornito dai suoi studi, in particolare da quelli che hanno messo in luce le cause che provocano le carestie e la povertà nei paesi in via di sviluppo".
L'economista indiano, che è Master del Trinity College all'Università di Cambridge, ha tenuto la sua lezione dottorale sul rapporto tra diritto all'alimentazione e produzione agricola, affrontando uno dei temi dominanti della sua attività scientifica.
Riguardo alla relazione tra aumento delle produzioni mondiali e crescita demografica, Sen ha sostenuto che "a parte l'Africa, l'equilibrio tra disponibilità di cibo e popolazione non è particolarmente preoccupante nel resto del mondo": la produzione alimentare è aumentata nonostante sia stata disincentivata dalla forte diminuzione dei prezzi.
"Nell'ultimo quarto di secolo, i prezzi mondiali dei principali prodotti alimentari sono diminuiti di circa il 70% e nonostante ciò la produzione alimentare pro capite è cresciuta di un 10% circa" quasi a significare che "produrre abbastanza cibo non rappresenta un problema in se stesso".
Sen ha definito grave la situazione del continente africano (la percentuale dei bambini sottonutriti nell'Africa sub-sahariana varia tra il 20% e il 40%), in cui le persistenti carestie hanno connessioni strettissime con la situazione politica, caratterizzata da un diffusa instabilità dovuta alle guerre civili.
"Un rimedio generale della situazione - ha detto Sen - richiede l'aumento della produzione alimentare, insieme ad un'espansione della produzione agricola non alimentare e di quella industriale". Le politiche pubbliche dovranno necessariamente muoversi verso la crescita economica e dell'occupazione, il miglioramento della sanità e dell'istruzione, oltre che nel garantire modalità preferenziali di accesso al cibo da parte dei gruppi più vulnerabili (madri povere, bambini in tenera età).