In pochi anni e' riuscita ad accreditarsi come una delle 
piu' importanti rassegne enogastronomiche a livello mondiale,  
appuntamento immancabile per i cultori del piacere della tavola, per  chi 
guarda alle produzioni di qualita', per quanti sono consapevoli che sapori e 
tradizioni alimentari fanno parte a pieno titolo della cultura di un territorio.
Bastano alcune cifre per dare la misura del "Salone del Gusto", la mostra 
mercato dell'enogastronomia di qualita' che, organizzata dall'Arcigola 
Slow Food, si riproporra' dal 25 al 29 ottobre a Torino, negli spazi del 
Lingotto: 500 espositori di tutto il mondo, 250 "Laboratori del gusto", due 
cantine con 2.500 tra le migliori etichette internazionali, 45 appuntamenti 
di degustazione e 120 appuntamenti a tavola, per un'edizione che conta di 
superare il successo del 1998, quando fece registrare circa 130 mila 
visitatori e oltre 700 giornalisti accreditati.
Ed e' in questa grande "kermesse" dei sapori e dei piaceri della tavola che 
la Toscana avra' una parte da protagonista, con una presenza organizzata 
dalla Regione Toscana e dall'Arsia (Agenzia regionale per lo sviluppo e 
l'innovazione in agricoltura), in collaborazione con l'Arcigola Slow Food 
Toscana, che punta a far conoscere ed apprezzare lo straordinario 
patrimonio gastronomico costituito dai 302 prodotti agroalimentari 
"tradizionali" inseriti nell'elenco nazionale: un numero superiore a quello 
di qualsiasi altra regione.
                          
                           Allo stesso modo la Toscana vanta ben 12 dei 
100 presidi a difesa di alimenti in via di estinzione che, promossi 
dall'Arcigola Slow Food, saranno presenti a Torino in un'edizione del 
Salone che quest'anno porta il titolo di "L'arca del gusto".
"E' alla luce di questo straordinario patrimonio che si puo' capire 
l'opposizione della Toscana agli organismi geneticamente modificati - 
spiega il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini - Questa 
posizione non nasce solo da una forte sensibilita' per i temi della salubrita' 
e della genuinita', ma anche dalla convinzione che la Toscana, per essere 
competitiva, non ha bisogno delle grandi produzioni di massa, di tecniche 
di laboratorio che tagliano i legami profondi tra il cibo e il territorio, di 
alimenti a costi contenuti, ma deprivati di sapori e odori.
                          
                           La nostra 
scommessa, gia' vincente sui mercati internazionali, e' quella della 
qualita', di un'offerta che affonda le sue radici in una cultura secolare".
"Sono gli stessi consumatori di paesi e continenti lontani, con le loro scelte 
di acquisto sempre piu' consapevoli, a dimostrarci che l'origine toscana e' 
come un marchio di qualita', un valore aggiunto - spiega l'assessore 
all'agricoltura, Tito Barbini - I nostri prodotti sono strettamente connessi 
anche ad un'immagine della Toscana, sono il frutto di legami con il 
territorio, di  tradizioni e antichi mestieri, di tesori di gusto salvaguardati 
con attenzione e passione.
                          
                           E' tutto questo che la Regione Toscana intende 
tutelare e promuovere, grazie anche alle risorse del Piano di sviluppo 
rurale e di altri strumenti comunitari. Con la consapevolezza che la nostra 
agricoltura e' strettamente connnessa anche al turismo, all'artigianato, alla 
riscoperta di valori culturali e ambientali.
 Tutto questo sta dietro ai prodotti 
che porteremo a Torino".
Con uno stand istituzionale e un fitto programma di inziative promozionali, 
al "Salone del gusto" la Toscana mettera' a disposizione di tutti i 
buongustai un'ampia selezione  dei suoi prodotti tradizionali, in 
rappresentanza dell'intero territorio regionale.
Cosa sono i prodotti tradizionali
"La tradizione agroalimentare toscana - spiega l'amministratore 
dell'Arsia, Maria Grazia Mammuccini - e' sicuramente una delle piu' 
varie a livello nazionale ed abbraccia quasi tutte le categorie 
merceologiche.
                          
                           Dai formaggi ai salumi, dai prodotti vegetali freschi alla 
pasticceria, dagli oli alle conserve, non c'e' branca dell'alimentare che in 
Toscana non veda ancora attivi numerosi piccoli produttori, depositari di 
vecchie tradizioni, con strutture generalmente familiari e un'area di 
diffusione generalmente locale. Era una ricchezza del nostro territorio tutta 
da scoprire e da far scoprire, per poi passare ad una successiva fase di 
valorizzazione".
Ricordiamo che sulla base di quanto previsto dalla normativa nazionale 
(Decreto legislativo 173/1998) un prodotto agroalimentare viene 
considerato "tradizionale" quando la lavorazione avviene su un specifico 
territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali e protratte nel 
tempo, comunque per un periodo non inferiore ai 25 anni.
                          
                           "Tradizionale", 
e non "tipico", perche' l'Unione europea riserva questo termine alle sole 
denominazioni di origine (Dop o Igp).
I prodotti toscani sono stati individuati sulla base di una specifica indagine 
coordinata dall'Arsia su tutto il territorio regionale e quindi inseriti dal 
ministero delle politiche agricole e forestali nell'elenco nazionale, 
approvato lo scorso 18 luglio.
Per 65 dei 302 prodotti censiti e' stata anche richiesta una deroga alle 
normative igienico-sanitarie.
                          
                           In questo modo, pur con le piu' ampie 
garanzie di salubrita' e genuinita', saranno tutelate produzioni e processi 
produttivi che appartengono alla tradizione toscana.
Una mappa da completare
Gli oltre 300 prodotti non costituiscono ancora una mappa completa  dei 
sapori della Toscana. La Regione ha gia' provveduto a progettare 
l'aggiornamento dell'elenco. Altri cibi della nostra cultura gastronomica 
potranno essere segnalati per il loro inserimento agli uffici regionali 
competenti, presso il dipartimento dello sviluppo economico.
"Sono convinto - spiega l'assessore Barbini - che quest'ulteriore fase del 
censimento fara' emergere un'altra consistente fetta del nostro patrimonio 
agroalimentare.
                          
                           Tutto questo, poi, dovra' accompagnarsi ad uno sforzo di 
valorizzazione, finalizzato alla creazione di nuove opportunita' di mercato, 
alla riscoperta e al sostegno di professionalita', alla creazione di percorsi 
turistici intrecciati con i luoghi di produzione".
Questa seconda fase della mappatura - con la quale si arrivera' ad una vera 
e propria "banca dati della tipicita'" - provvedera', tra l'altro, a fornire la 
zonizzazione del prodotto, la panoramica di tutti i produttori della zona, la 
consistenza produttiva, il livello di integrazione dell'azienda con filiera e il 
livello di collaborazione fra i produttori, monitorando anche gli eventuali 
nodi problematici.
                          
                           Il lavoro sara' svolto in collaborazione con le 
organizzazioni professionali agricole e con Arcigola Slow Food, che 
opereranno tramite i tecnici che hanno gia' partecipato alla prima fase di 
mappatura.
Cosi' al Salone del gusto 
A Torino la stessa struttura dello stand fara' riferimento alla tradizione 
toscana, con gli spazi organizzati in modo da richiamare due ambienti 
tipici - una cantina ed un'orciaia. Al loro interno i visitatori potranno 
partecipare alle varie degustazioni organizzate presentando provincia per 
provincia i prodotti.
                          
                           Da ricordare, infatti, che quest'ultimi sono stati scelti 
dalle amministrazioni provinciali, in accordo con le organizzazioni 
professionali e con Arcigola Slow Food.  Eccone l'elenco.
Firenze: finocchiona, formaggi, finto tonno del Chianti, pomodoro 
costoluto fiorentino.
Siena: carne di razza chianina, prosciutto di Cinta senese, salame di cinta 
senese, zafferano della provincia di Siena, raveggiolo di pecora senese.
 
Prato: mortadella di Prato, bozza di Prato, fichi secchi di Carmignano, 
biscotti di Prato.
Lucca: biroldo della Garfagnana, mortadella di maiale di Camaiore, 
fagiolo rosso di Lucca, pastinocello; in esposizione, farina di neccio della 
Garfagnana; biadina, pecorino delle Colline Lucchesi e della Garfagnana.
Massa Carrara: lardo di Colonnata, agnello di Zeri, spalla cotta della 
Lunigiana, fagiolo di Bigliolo, mela rotella (come dolce), miele della 
Lunigiana (come dolce); testarolo; in esposizione, mela rotella e farina di 
castagne della Lunigiana.
Livorno: spinacio tipico della Val di Cornia, cacciucco, schiaccia briaca 
dell'Elba.
Grosseto: carne di razza maremmana, bottarga di cefalo, salame di 
cinghiale, formaggi caprini della Maremma, anguilla sfumata, miele di 
marruca della Maremma con la ricotta di pecora grossetana; in esposizione, 
agnello vissano, carciofo di Pian di Rocca.
Pisa: mallegato pisano, soppressata di sangue, spalla di maiale di Pisa, 
pecorino delle Balze Volterrane, miele di spiaggia e pinolo del Parco di 
Migliarino-San Rossore (come dolce).
 
Arezzo: fagiolo zolfino, carne di razza chianina, sanbudello, soppressata di 
Arezzo, cavolo nero; in esposizione, sedano di Montevarchi, farina di 
castagne perella, pecorino del Casentino, mela rugginosa della 
Valdichiana, fagiolo coco nano.
Pistoia: pecorino al latte crudo delle Montagne Pistoiesi, fagiolo di 
Sorana, frutti del sottobosco delle Montagne Pistoiesi con la ricotta di 
pecora pistoiese, paniere di dolci con confetti di Pistoia, cialde di 
Montecatini, brigidini di Lamporecchio.
I prodotti esposti e degustati saranno accompagnati da vino, olio e 
quant'altro si ritenga necessario per completare ed illustrare la realt… 
produttiva dei vari territori.