Ieri la prima pagina della Nazione titolava: "Rapito bambino di 3 anni, setacciati i campi nomadi" e nell'interno ribatteva "Brescia: bambino rapito, si cerca tra i nomadi", nonostante l'articolo non menzionasse l'ombra di un motivato sospetto nei confronti dei nomadi. E' noto che nelle stesse ore emergeva l'assoluta estraneità di chiunque all'infuori della stessa madre del bambino. Sull'atroce delitto si dilungava oggi il direttore, Vittorio Feltri, con un fondo in prima. Dei così detti nomadi più nessuna traccia.
Nemmeno per scusarsi per quel
coinvolgimento immotivato, se non dalla diceria razzista e retrodatata che "gli zingari rapiscono i
bambini".
Sull'altro fronte tuttavia le cose non vanno meglio. In questi giorni Controradio, l'emittente radiofonica sotto tiro
per il licenziamento di 4 giornalisti, si rifà il trucco diffondendo uno spot in cui, col supporto di un negozio di
giocattoli per bambini, promuove un'iniziativa in favore dei "bambini stranieri che lavorano ai semafori". Si tratta
in sintesi di coinvolgere gli ascoltatori nella consegna di doni ai bambini che tutti i giorni automobilisti indifferenti
incontrano come lavavetri agli incroci.
Ci permettiamo una sottolineatura e un consiglio.
I minori ai semafori non lavorano: vengono sfruttati e sottratti all'obbligo scolastico teoricamente garantito dalla Costituzione. Il consiglio: tra i doni da consegnare ai bambini sarebbe possibile inserire i pupazzi di un vigile urbano, di un assistente sociale, di un insegnante della scuola dell'obbligo, e magari di un assessore ai servizi sociali? in città ce ne sono mai sono tanti...