La recente vicenda dei licenziamenti dei giornalisti di Controradio non si può certo definire una novità nel panorama editoriale toscano. Che dire allora della chiusura della redazione locale dell'Unità, dei licenziamenti a Novaradio e del contenzioso ormai cronico tra redazione della Nazione e gruppo Poligrafici editoriale, per non tornare sino al caso delle Gazzette toscane. Che tenere in piedi iniziative di comunicazione a livello locale sia difficile lo racconta la storia del giornalismo italiano.
Leggendo un qualunque trattato ci si imbatte innumerevoli
volte nel caso di piccoli imprenditori locali che solleticati da promesse politiche tentato l'avventura editoriale in
coincidenza con appuntamenti elettorali (nazionali, o amministrativi) e poco dopo soccombono sotto i costi che
la comunicazione su carta, o via etere richiedono. Specie quando, ad un certo momento, i redattori, stanchi di
essere sottopagati, rivendicano i propri diritti, fissati per legge a vantaggio di una categoria professionale
privilegiata come quella dei giornalisti.
La crisi di Controradio è storia italiana di sempre ed è sorprendente che se ne stupiscano proprio quei signori
che dal Consiglio comunale hanno pure qualche responsabilità nella vicenda.
Una via di uscita dalla condizione di sottosviluppo culturale in cui ci troviamo, mentre nel nostro paese ha luogo il fenomeno della "globalizzazione-localizzazione" della comunicazione, potrebbe essere la presa di coscienza del ruolo che Internet potrebbe assumere in una comunità consapevolmente attiva. Pensiamo alle molte esperienze come la nostra che sono già sorte a livello locale e restano in attesa di uno sviluppo di popolarità della rete. Per loro gli enti locali potrebbero svolgere una funzione, non certo editoriale, o di sostegno finanziario, ma di garanzia.
In
primo luogo tecnica, cioè dello sviluppo pubblico della rete, in termini di miglioramento delle connessioni e
delle linee di trasmissione. In secondo luogo di garanzia legale, cioè di vigilanza e salvaguardia di tutte le
esperienze di libertà contro i rischi di oligopolio, o addirittura di monopolio, che incombono, già oggi, anche a
livello locale.
Perché questo processo fosse possibile sarebbe necessaria una classe politica attenta e informata del fatto che
questa fase di sviluppo del mondo delle telecomunicazioni sarà determinante per gli equilibri democratici
futuri.
Quale sia il destino della comunicazione in Toscana è difficile prevedere.
Una cosa ci auguriamo per l'anno che sta arrivando: che la cultura dell'informazione e la consapevolezza del proprio ruolo attivo si sviluppi in fretta... soprattutto a livello di classe politica locale.