Un tempo il castagno era "l’albero del pane", nutrimento
indispensabile e talvolta quasi esclusivo nell’inverno di molte aree montane.
Oggi e’ un prodotto tipico ricercato e apprezzato, e una risorsa economica
da valorizzare. Per questo le Comunita’ montane nelle quali sono concentrati
gran parte dei 275mila ettari di castagneti da frutto presenti in Italia hanno
deciso di coordinare i loro sforzi e di dar vita all’Associazione nazionale
"Citta’ del castagno". Sono state quattro comunità montane di Toscana
(Garfagnana e Mugello) e Emilia Romagna (Valle del Santerno e Appennino
Modena est) a farsi promotrici dell’iniziativa cui hanno prontamente aderito
altri 15 enti di Piemonte e Trentino, Veneto e Umbria, Lazio e Campania.
Obbiettivi dell’associazione valorizzare il castagno e i suoi prodotti,
coordinare le manifestazioni e le iniziative promozionali, sostenere le
attivita’ di ricerca e sperimentazione, e anche favorire l’attivita’
commerciale.
"Sono sicuro che questa sinergia tra le città del castagno
produrrà ottimi risultati - e’ il commento dell’assessore regionale
all’agricoltura Moreno Periccioli. "La qualificazione dei prodotti e la loro
valorizzazione sono infatti strumenti cardine per incentivare le vendite e
quindi sostenere l’economia".
"Sono infatti convinto - ha aggiunto l’assessore - che la scelta di promuovere
la tipicità dei prodotti sia vincente, e rappresenti una chiave di volta per il
futuro delle nostre zone montane: perche’ lo sviluppo di questa risorsa e
quindi la cura di migliaia di ettari di castagneti non solo crea lavoro e frena
l’esodo dei giovani, ma contribuisce alla cura e alla protezione delle nostre
foreste e al mantenimento del tipico paesaggio toscano".
La Toscana e’ in prima fila nella struttura della nuova associazione: non solo
in virtu’ delle due Comunità montane fondatrici, ma anche per le altre sei
che hanno aderito (Amiata senese e grossetano, Pratomagno, Val Bisenzio,
Valle del Serchio e Lucca).
Una presenza assolutamente in linea con la consistenza del settore nella nostra regione. La Toscana, con i suoi 21.189 ettari, possiede la quota parte piu’ consistente della superficie nazionale di castagneti da frutto (29 per cento); la seguono Calabria (17 per cento), Piemonte (14), Liguria (11), Campania e Emilia Romagna (8 per cento). Le province toscane maggiormente interessate sono Arezzo (22 per cento della superficie regionale), Lucca (19), Firenze (19), Massa Carrara (15) e Grosseto (12 per cento).
Complessivamente la produzione regionale si
attesta sulle 7mila tonnellate annue, di cui 4mila di marroni. Numeri che
garantiscono lo sviluppo di una economia dai valori assolutamente non
trascurabili: il numero delle aziende sfiora le tredicimila unita’ (12.757) con
una superficie media aziendale di 1,7 ettari ed una produzione media di 0,3 -
0,4 tonnellate ad ettaro. E in una prospettiva economica devono essere
considerate non solo le aziende che si occupano della raccolta e della vendita
del prodotto fresco, ma anche quelle che si dedicano ai cosiddetti derivati: la
farina, per esempio, o i dolci (vedi il marron glaces).
Insomma, la Toscana e’ anche la regione delle castagne, e di castagne di
qualita’: da due anni il marrone del Mugello si fregia del riconoscimento di
Igp (Indicazione geografica protetta), e presto l’ambita certificazione
comunitaria dovrebbe riguardare anche la Castagna dell’Amiata e la Farina
di Neccio della Garfagnana.
L’Europa e’ vicina alle aree che hanno scelto la strada della qualita’ e della
tipicita’ anche attraverso altre forme di sostegno: attraverso i progetti Leader
II e il regolamento 2080 sono state realizzate varie misure di sostegno al
settore; nell’ambito del nuovo piano di sviluppo rurale, attraverso il quale la
Toscana dara’ attuazione ad "Agenda 2000" e’ stata predisposta una
apposita misura per le azioni di miglioramento e valorizzazione dei
castagneti da frutto.