Violenza donne, Barone (Assistenti sociali): 'Responsabilità diffusa'

La presidente della Commissione pari opportunità della Regione Toscana al lavoro per formazione e sensibilizzazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 agosto 2023 15:46
Violenza donne, Barone (Assistenti sociali): 'Responsabilità diffusa'

Firenze, 29 agosto 2023- “Il dibattito mediatico e politico che accompagna ogni episodio di violenza contro le donne rischia di essere deresponsabilizzante e generare senso di impotenza. Il lavoro quotidiano degli assistenti sociali volto a restituire alle vittime la fiducia necessaria a svincolarsi dalle relazioni maltrattanti è reso sempre più difficile: serve cambiare la narrazione perché uscire dalla violenza si può a condizione che ciascuno faccia la propria parte, i singoli, la comunità e soprattutto le istituzioni.

La colpa è sempre di chi sceglie di agire la violenza, la responsabilità, invece, è diffusa perché la violenza ha una matrice culturale”. Così Rosa Barone, Presidente del Consiglio regionale della Toscana dell’Ordine degli Assistenti sociali sugli ultimi episodi di violenza contro le donne. “Oggi – per Barone - vi è una maggiore consapevolezza del fenomeno ed è proprio ora che serve una nuova alleanza tra uomini e donne per la costruzione di nuovi modelli relazionali rispettosi delle differenze.

Fondamentale il ruolo delle Istituzioni che sono investite di maggiori responsabilità nell’applicare tutte le strategie di contrasto alla violenza a partire dal sostenere un welfare che sappia fare prevenzione e sappia costruire un tessuto sociale pronto a contrastare la possibile creazione di situazioni e contesti che ingenerano violenza”. “Serve che servizi sociali, sanitari, scuola, lavoro, forze dell’ordine, tribunali ecc. – prosegue - si assumano insieme e pienamente la responsabilità di questo cambiamento applicando pienamente la Convenzione di Istanbul, con le sue “4 p” prevenzione, protezione, punibilità e politiche integrate.

Serve rafforzare il servizio sociale sui territori, nei consultori familiari perchè possa esercitare appieno la sua funzione di sostegno ed empowerment alle donne e ai loro figli, accompagnamento e sostegno educativo alle famiglie, educazione affettiva e a stili di vita sani per adolescenti e giovani, eliminazioni delle condizioni di vulnerabilità sociale. “Non va mai dimenticato che caratteristica peculiare delle vittime di violenza è la solitudine e l’isolamento. Ecco perché le Istituzioni devono diventare quel luogo dove si fa prevenzione reale e dove le donne, i bambini e i giovani possono chiedere aiuto, possono aprirsi per affrontare le complessità delle loro vite e trovare comprensione e protezione”.

“In Toscana – dice ancora Barone - esistono le condizioni per farlo disponendo di un sistema organizzato di servizi socio-sanitari e reti antiviolenza in grado di fare sistema agendo in modo integrato. A ciascuno la propria parte di responsabilità che dovrà essere sempre più verificata sul piano della efficacia e della qualità acquisendo le necessarie competenze per prevenire, rilevare, valutare e gestire la violenza prevenendo forme di escalation”. “Nessuna nuova norma, nessuna nuova forma di punibilità, nessuna nuova decorrenza dei termini serve se i professionisti non sanno riconoscere e gestire la violenza, o i multiformi fattori di rischio che si annidano in una società sempre più complessa.

Spazio, quindi, al servizio sociale di comunità e alla sua capacità di lettura e valutazione dei fenomeni”. “Gli Assistenti sociali – dice in ultimo Barone – vogliano fare la loro parte in questo obiettivo di cambiamento. Abbiamo messo la formazione e l’implementazione delle competenze di base e specialistiche degli assistenti sociali al centro della nostra agenda”. “Lo faremo assieme alla Regione Toscana, iniziando con un incontro per progettare, in una logica di sistema nell’ambito delle reti antiviolenza e della rete codice rosa, un percorso formativo rivolto agli assistenti sociali per aggiornare le proprie competenze previsto a settembre con la partecipazione degli Assessori Pari Opportunità, Alessandra Nardini, al Sociale, Serena Spinelli e alla Sanità, Simone Bezzini, conclude la Presidente degli Assistenti sociali toscani.

 “Non c’è più tempo, è un orrore senza fine. Femminicidi e violenze di gruppo non sono più episodi isolati, eventi da considerare eccezionali. Questa è una vera e propria mattanza, una decimazione continua del genere femminile”. Così la presidente della commissione pari opportunità della Regione Toscana Francesca Basanieri interviene a seguito degli ultimi episodi di violenza sulle donne ma anche per stigmatizzare sentenze di assoluzione per uomini violenti.

“Lavoriamo ogni giorno per costruire la parità tra uomini e donne” continua la presidente citando il lavoro di tutta la commissione regionale. “Eppure – aggiunge - sta diventando una sfida amara e dolorosa perché ci sentiamo ancor di più responsabili di quello che succede ad ogni donna ogni giorno e pensiamo che quello che stiamo facendo, assieme alle numerose iniziative e risorse che la nostra Regione sta mettendo in campo, sia ancora troppo poco per fermare questa barbarie”.

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“Ormai non c’è più tempo” incalza Basanieri. “Non possiamo più parlare di episodi sporadici. La cronaca delle ultime, ignobili, aggressioni a giovanissime, sono la dimostrazione più eclatante. L'orrore delle violenze e delle parole che le accompagnano sono ormai impossibili da sopportare. Negli episodi delle ultime settimane è venuta fuori una disumanità affettiva, un’interpretazione dei rapporti tra uomini e donne deviata e piena di una cultura machista e patriarcale che non pensavamo fosse così forte e radicata soprattutto negli adolescenti”.

La frase “eravamo cento cani sopra una gatta ma la carne è carne” sembra detta da uno dei ragazzi, minorenne, nello stupro di gruppo di Palermo “ci sbatte in faccia, come uno schiaffo, il fallimento di una società che non è stata in grado di insegnare ai suoi ragazzi la parità tra uomini e donne, di far capire che le donne non sono un oggetto di possesso, un essere inferiore da poter utilizzare a proprio piacimento e che le relazioni di amore, di affetto, sessuali devono avere alla base il rispetto e soprattutto il consenso pieno e inequivocabile” afferma decisa la presidente.

Eugenia Roccella, ministro per la famiglia, la genitorialità e le pari opportunità ha dichiarato che la scuola è assolutamente centrale in qualsiasi strategia antiviolenza e che sarebbe importante che il tema entrasse stabilmente nell’educazione civica” continua Basanieri. “Siamo pienamente d’accordo e speriamo che questa iniziativa sia presa già per l’anno scolastico che sta per avviarsi con un decreto d’urgenza. Sarebbe un bel segnale. Da parte nostra faremo il possibile per proseguire con le tante iniziative che in Regione Toscana hanno visto le scuole protagoniste di momenti di riflessione e sensibilizzazione su questi temi”.

“Diciamo sempre che non dobbiamo abbassare la guardia, è troppo poco. Ormai ci dobbiamo sentire tutte e tutti responsabili del prossimo femminicidio. Per questo lavoreremo non solo con le scuole e le famiglie fin dai primi mille giorni di vita ma abbiamo progettato momenti di sensibilizzazione nel mondo dell’associazionismo e nel mondo del lavoro perché tutti possano diventare ‘guardiani’ della libertà delle donne”.

“Questo – spiega la presidente della commissione pari opportunità della Toscana - perché è certamente corretto e non più procrastinabile costruire una cultura di parità lavorando con gli studenti e le studentesse ma sappiamo che è un processo che ha bisogno di tempo mentre noi abbiamo la necessità oggi di modificare la cultura legata alla percezione delle donne e del loro corpo”. “Dobbiamo – aggiunge - fare in modo che ci sia nell’opinione pubblica una maggiore attenzione a tutte le manifestazioni di maschilismo e discriminazione.

È colpa nostra se non protestiamo per una pubblicità stereotipata, se lasciamo passare una battuta sessista, se minimizziamo una pacca sul sedere in diretta tv o una palese discriminazione nel mondo del lavoro. Su tutti gli episodi di violenza contro le donne dobbiamo essere tutti e tutte pronti a reagire e ribellarci. Solo in questo modo invertiremo la tendenza e faremo in modo che ad essere stigmatizzate non siano più le vittime ma i loro carnefici”.

“Non è più il tempo di lasciar perdere” prosegue Basanieri. “Lo vediamo anche nelle sentenze di assoluzione che ci sono state negli ultimi mesi: sentenze sempre a discolpa dei violentatori, per i quali si trovano attenuanti e giustificazioni (la “palpata sotto i dieci secondi non è reato”). Le sentenze si rispettano, certamente, ma le motivazioni possono essere discusse. Nelle motivazioni è sempre la donna a doversi giustificare. Perché ha atteggiamenti provocatori, perché ‘è complessata’ o per come è vestita, perché ha bevuto o perché mesi prima ha avuto un rapporto con uno dei suoi aguzzini”.

“Addirittura perché nel raccontare quello che le è successo si è contraddetta, come se l’essere violentata possa essere equiparato al furto di una borsetta per cui il racconto deve essere oggettivo e asettico. Si cercano sempre attenuanti per gli uomini, come, ad esempio, l’errata percezione del consenso da parte dei ragazzi nello stupro di gruppo della Fortezza da Basso (ovvero i ragazzi non hanno ben compreso lo “smettetela” ripetutamente urlato dalla vittima) e mai si cerca di credere, subito, in maniera netta e convinta, senza dubbi di sorta alle donne che denunciano” afferma la presidente che esorta: “Non possiamo più ignorare che chi si occupa di reati di violenza contro le donne ed è chiamato a giudicare vittime e colpevoli deve avere una formazione adeguata e specializzata su questi temi.

Per questo, grazie all’aiuto prezioso di magistrati esperti e dell’Università di Firenze stiamo già lavorando ad una proposta di formazione capace di scardinare stereotipi e pregiudizi sessisti che si nascondono ancora in tutti i meandri della società ma che sono più pericolosi lì dove le vittime dovrebbero essere protette e difese e non ulteriormente offese e violate”.

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